STELLE, STRISCE E BONTÀ di Angelo D'orsi
STELLE, STRISCE E BONTÀ L'ALTRA FACCIA DELL'AMERICA PACIFISTA STELLE, STRISCE E BONTÀ Angelo d'Orsi NON è neppure il caso di entrare nel merito della reiterata accusa di antiamericanismo mossa a coloro che, come il sottoscritto, si schierano contro questa che davvero appare sempre di più come la guerra americana al mondo. E le conseguenze, per quanto ci sforziamo, rimangono ben al di là della nostra capacità di immaginazione: dal conflitto in Iraq, se uscirà vincitore il principio dell'intervento «preventivo» contro i «tiranni», in nome della democrazia a stelle e strisce (la «Junta petroliera» dell'amministrazione Bush, di cui parla Gore Vidal), non potrà che risultare sconfitto il mondo intero. E tuttavia quell'etichetta appare, prima che ingiusta, piuttosto sciocca: per chi la usa come un'accusa, e per chi la riprende come una divisa. Non si può essere antiamericani, così come non si può essere antifrancesi, o filobritannici o filotedeschi e così via; la Francia vuol dire Le Pen o Jospin? l'America (per dire gli Usa, altra inaccettabile semplificazione) è John Wayne o Bob Dylan? Insomma, c'è un'America che non ci piace, come c'è un'America che abbiamo amato e che continuiamo ad amare, specie in questi giorni in cui il suo governo si macchia di crimini contro l'umanità: c'è anzi un'America eroica, che sta offrendo esempi eccezionali a tutti noi. I giovani che si stanno facendo malmenare, insultare e arrestare negli States perché manifestano contro la guerra hanno l'ammirazione del mondo; di più, i coraggiosi che in Israele si stanno battendo a mani nude, con la sola forza dei loro cartelli, contro le ruspe e i carri armati di Sharon, sono più che fratelli di tutti coloro che hanno a cuore la pace e la giustizia. Come non fare di Rachel Carrie un'icoiv.i di questa America non solo «buona», ma verrebbe da dire «santa»? Rachel aveva solo 23 anni, e studiava all'Università di Olympia (Washington): militava nel Movimento per la giustizia e la pace che, tra l'altro, l'H settembre 2002, in occasione del primo anniversario dell'attacco alle Torri, aveva ricordato pubblicamente quelle povere vittime insieme a quelle della guerra scatenata da Bush in Afghanistan. Ma le sembrava poco: Rachel voleva testimoniare in prima persona la sua passione per la pace e la giustizia, voleva mettersi in gioco, voleva lottare con gli strumenti della nonviolenza contro la violenza, la guerra, la sopraffazione. Era andata in Israele e con altri militanti cercava di opporsi alla distruzione delle case dei palestinesi. Il 15 marzo, a Rafah (Gaza) una ruspa dopo averla travolta, l'ha ricoperta di terra, che poi è stata debitamente schiacciata; i testimoni presenti dicono; deliberatamente. Ecco, Rachel Corrie, con il suo sacrificio, ci ricorda che Condeleeza Rice non rappresenta tutte le donne americane, così come il generale Franks non è l'unico modello, per dirla con Wim Wenders, di «amico americano».
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