In manette il re del traffico di droga di Angelo Conti

In manette il re del traffico di droga L'OPERAZIONE DEI CARABINIERI A PORTA PALAZZO In manette il re del traffico di droga E' un magrebino di 35 anni: sequestrati mille kg di hashish la storia Angelo Conti MAFIA? Camorra? 'Ndrangheta? Per loro, nel mondo della droga torinese, non c'è più spazio. A dividersi la fetta più grande del mercato all'ingrosso cittadino sono ormai bande maghrebine (per quanto riguarda hashish e cocaina) e la mafia russa che agisce occultamente attraverso la mala albanese (per quanto riguarda eroina e marijuana). Il terminale torinese, oggi come ieri, rimane però sempre Porta Palazzo, autentico crocevia di questi traffici. I carabinieri hanno da tempo cambiato registro, spostando uomini e risorse su nuovi scenari, di stretta intesa con la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell'Interno. Anche la terza sezione del Nucleo Operativo, il team che ba nel maresciallo Nanni una straordinaria «memoria storica», ha cominciato ad operare soprattutto negli ambienti extracomunitari. E l'altro ieri è arrivato il colpo grosso con l'arresto del marocchino Abdelaziz Khannouj, 35 anni, via Graverò 37, e con il sequestro di mille chilogrammi di hashish. «Aziz» era l'indiscusso re della droga di Porta Palazzo: alle sue dipendenze lavorava un nutrito gruppo di pusher maghrebini, ma anche alcuni itabani incaricati di controllare il viaggio della merce dal Marocco a Torino, e poi di custodirla. Concretando una sorprendente inversione di ruoli: sino a pochi anni fa erano proprio i maghrebini a fare da galoppini a boss italiani legati prevalentemente alla 'ndrangheta. Questo nuovo organigramma dei trafficanti ha avuto, come conseguenza, una stabilizzazione dei ruoli e l'azzeramento di faide e omicidi, che erano molto frequenti sino a metà degli anni '90. «Per comprendere quanto grande fosse il suo giro d'affari - ba spiegato il maggiore Mauro Masic, comandante del Nucleo Operativo - occorre sapere che Aziz gestiva circa 1500 chilo- grammi di hashish ogni mese. Impossibile indicare con esattezza i suoi guadagni, che erano comunque cospicui se la droga, acquistata in Marocco per poche centinaia di euro al chilo, trovava mercato a Torino sino a 3000 euro al chilo». Aziz viveva in via Graverò con moglie italiana e con un bambino in tenera età, poteva contare su almeno mezza dozzina di lussuose vetture (fra cui una Bmw ed una Mercedes), viaggiava molto utilizzando spesso anche l'aereo (sempre con destinazione Marrakesh). La svolta lo scorso 3 aprile, quando i carabinieri (coordinati dal pm Tatangelo) hanno arrestato il capo dell'organizzazione insieme al suo «uomo di fiducia» Antonio Chino detto «Tony», 53 anni, nullafacente, di Villareggia, ed il magazziniere della banda, Domenico Losito, 30 anni, via Valsugana 19. Per tutti 1' accusa di traffico intemazionale di stupefacenti. Dopo un primo sequestro di 300 chilogrammi di hashish, i carabinieri sono arrivati l'altro giorno ai 600 chilogrammi (suddivisi in 17 colli) custodito all'interno di un garage di via Azuni, nel quartiere Lucento, avvolti in sacchi di juta imbevuti nel gasolio per confondere l'olfatto dei cani antidroga. Ma è stato proprio Arex, uno dei dodici pastori tedeschi in servizio al Nucleo cinofili di Volpiano, a indicare il garage giusto. «L'indagine è durata quattro mesi - ha spiegato il maggiore Masic - ed è stato necessario monitorare con cura tutta l'area di Porta Palazzo e di San Salvario. Sono stati infatti eseguiti decine e decine di controlli, integrati da pedinamenti e servizi di osservazione, verso alcu¬ ni personaggi collegati ad Aziz». Particolarmente produttivo il pedinamento del Chino, ritenuto il magazziniere dell'organizzazione, che ha portato i carabinieri al deposito ed è stato sorpreso a prelevare tre pacchi di hashish. «Aziz» è stato arrestato invece in via Pinerolo, nei pressi della sua abitazione, mentre il Losito è stato arrestato il 7 aprile scorso, al rientro dalla Spagna. Si tratta del secondo e conclusivo colpo inflitto all'organizzazione dopo che, tre mesi fa, in corso Potenza 188, abitazione di uno dei «cavalli», cioè dei corrieri addetti agli spostamenti, si era registrato un insolito movimento che aveva poi portato ai primi arresti ed ad un primo consistente sequestro di stupefacente. All'epoca era bastato bloccare la Golf guidata dal marocchino Gherki Lahrachi, 35 anni, che aveva al fianco il fratello Mustapha, di 25 anni. Nel baule erano stati trovati 150 chili di hashish, racchiusi in 5 involucri e nelle tasche del guidatore una chiave che apriva un furgone posteggiato poco distante: all'interno di questo veicolo c'erano altri 210 chili di hashish. A spartirsi il mercato degli stupefacenti sono ormai i nordafricani e la mafia russa I galoppini di un tempo hanno preso il posto dei vecchi boss italiani legati alla 'ndrangheta La droga è stata scoperta grazie all'aiuto dei cani poliziotto nonostante fosse stata immersa nel gasolio per impedirne il ritrovamento Abdelaziz Khannouj, 35 anni

Luoghi citati: Marocco, Marrakesh, Spagna, Torino, Villareggia, Volpiano