Di Summa e Poletti indagati anche a Padova

Di Summa e Poletti indagati anche a Padova CONTESTATO IL REATO DI OMICIDIO COLPOSO PLURIMO: AVREBBERO DOVUTO DARE L'ALLARME NEL MAGGIO 2001 Di Summa e Poletti indagati anche a Padova Michele Di Summà e Giuseppe Poletti sono nei guai anche a Padova, dove ieri il pm Paola Cameran, titolare di un'indagine jarallela a quella dei pm torinesi, i ha interrogati come indagati di omicidio colposo e lesione colpose plurimi. L'accusa: i due professori, ex responsabili della cardiochirurgia delle Molinette, non segnalarono la pericolosità delle protesi cardiache meccaniche della Tri Technologies di Belo Horizonte; al Centro Gallucci di Padova avrebbero potuto evitare il peggio se l'allarme fosse stato dato a suo tempo. Peggio che si è consumato nella morte di cinque portatori di Tri e ifi un nuovo intervento, di sostituzione della protesi brasiliana, per altri tre. Il pm Cameran costruisce la sua accusa attorno alla deposizione (raccolta nei mesi scorsi) di un «aiuto» di Poletti, il dottor Guglielmo Actis Dato, il cardiochirurgo che a fine febbraio 2002 consegnò al proprio superiore una lettera in cui denunciava la difettosità delle protesi. A Padova Actis Dato è stato interrogato anche su quanto avrebbe detto prima a voce e poi comunicò per iscritto a Poletti in quel periodo, culminato il 26 febbraio con le prime indicazioni sull'autopsia del corpo di un pen¬ sionato veneto, Antonio Benvegnù, che tre giorni prima si era accasciato in casa sua, fulminato da un improvviso malore: la protesi Tri si era spezzata nel suo cuore. Il vero argomento di interesse per la dottoressa Cameran era in realtà un altro: sapere delle due valvole «rottesi» nel corso di altrettanti interventi di impianto nella sala operatoria dell'equipe di Poletti. Il periodo è molto più interessante per l'accusa (anche quella sostenuta dai pm torinesi Paolo Toso e Cesare Parodi che indagano anche per queste ipotesi di reato sui due professori): maggio 2001. Si sa che, dopo le Molinette, anche il primario del «Gallucci» di Padova, Dino Casarotto [pure lui finito in carcere per corruzione aggravata), fece acquistare dall'ospedale, e a trattativa privata, 40 protesi Tri. Si era ormai nel 2001. Il ragionamento della dottoressa Cameran è chiaro: il vero campanello d'allarme non avrebbe dovuto scattare a fine febbraio 2002 con il caso Benvegnù, ma dieci mesi prima, successivamente ai due «incidenti» torinesi. Sarebbe bastato segnalarli alle autorità competenti. Conforta il pm la consulenza sulla «difettosità» del prodotto brasiliano ricevuta dai propri esperti. La deposizione di Actis Dato ha confermato i sospetti del magistrato veneto: «Ero convinto che Poletti e Di Somma avessero avvertito le autorità competenti». Il dottore deve aver riferito anche a Padova la decisione dell'equipe di non utilizzare più le protesi Tri a seguito dei due «incidenti»: Poletti, che non interveniva più da anni in sala operatoria, accondiscese, ma non diede l'allarme. E ieri, sentito per primo, ha dichiarato: «Non feci denuncia perché ritenevo che le due valvole si fossero rotte a causa di manovre errate di cardiochirurgo e strumentista». Dopo di lui, Di Summa ha continuato a sostenere anche in quella sede di non essere stato informato da Poletti. Uno dei suoi avvocati, Fulvio Gianaria, aggiunge: «Nel confronto fra i due, voluto dai magistrati torinesi a suo tempo, la difesa del mio cliente era stata rafforzala dal collega: "Non gliene avevo parlato"». Anche l'inchiesta di Padova continua. [al. ga.] I professori Giuseppe Poletti (sinistra) e Michele Di Summa erano stati arrestati lo scorso novembre per lo scandalo delle forniture di valvole cardiache all'ospedale Molinette ■ Jb HilpN*Jf

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