In bici «contro» Coppi nel museo tecnologico

In bici «contro» Coppi nel museo tecnologico NOVI LIGURE RENDE OMAGGIO Al RE DEL PEDALE In bici «contro» Coppi nel museo tecnologico Anche una sfida virtuale con il mito attraverso la storia del ciclismo Dalle due ruote dei campionissimi a quelle avveniristiche di Moser Sabato si inaugura la preziosa collezione su uno spazio di 3000 mq Gian Paolo Ormezzano NOVI LIGURE Chi ama il ciclismo. Chi vuole amarlo. Chi vuole capire come mai c'è ancora molta gente che lo ama. Chi vuol vedere la bicicletta di suo nonno. Chi ha pochi anni e ha capito che sulla moto e sull'auto non andrà comunque troppo lontano. Chi pensa che dopo Coppi non sia più il caso di far ciclismo. Chi a malapena sa chi era, cosa era Coppi. Chi è curioso e se ne compiace, chi se ne frega e magari gliene dispiace. Chi vuole ridere di bici buffe, chi vuole piangere su bici buffe. Tutti a Novi Ligure da sabato, quando alla presenza di Francesco Moser, di Candido Cannavo e di Maria Canins verrà inaugurato il Museo dei Campionissimi, il più grande museo della bicicletta d'Europa ergo del mondo. I Campionissimi sono Costante Girardengo di Novi e Fausto Coppi di Castellania, una pedalata da qui. Ma il museo è di tutti i grandi del ciclismo, e anche di chi va in bici da sempre: i posimi, i cidoamatori, le belle del paese, le vip in vacanza, i garzoni (lo era Coppi) che portano il latte o i giornali. Un palazzone di 3000 mq per felici e bene organizzati stupori. Le bici dei campioni, le maglie gloriose, ma anche e soprattutto al centro del gran museo ima lunga striscia di strada - terra poi pietre poi asfalto infine acciaio - su cui sta la bicicletta in tutte le sue frequentazioni e clonazioni, da quella in legno «leonardesca» a quella primigenia dall'altissima mota anteriore a quelle da contadino, da bersagliere, da operaio con la gamella al posto della borraccia, da cicloturista. Sino alla bici di Colna;o progettata con la Ferrari in metali lunari. E' il museo meno museale che si possa immaginare. Attende vecchiacci meravigliosi che sono stati sullo Stelvio e bamboccioni che vogliono pedalare in gare virtuali contro Merckx sul Poggio, contro Moser in velodromo: tu pedali e lo schermo ti offre il campione impegnato nel tuo stesso sforzo, confronti i tempi suoi con i tuoi, tempi cronometrici e anche quelli storici, le sue strade e la tua palestra. Ci sono film di tre campioni nello stesso sprint e stupisce quanto e come siano diversi, personali. C'è il posto per fare sul ciclismo arte povera di mezzi e ricca di emozione: un laboratorio attende specialmente gli studenti, che verranno a pittare bici come un tempo si andava a bottega per imparare a dipingere. E' un viaggio incantato ed incantevole, è un rimbalzare da pallina felice - 0 flipper, la spatola è il documento, il reperto che rammenta, suggerisce, coinvolge, sbattacchia cervello e anima - dentro un biliardino anzi un biliardone di imprese, di ricordi, di commozioni, di apprendimenti. E' un museo che mette in crisi anche il giornalista che pure sapeva raccontare tutta una corsa senza avere mai visto i corridori. Lo offre la città di Novi Ligure, alla fine di una tutto sommato tenera querelle sulla gestione delle memorie, di Coppi e di Girardengo e tramite i due qualcuno dice anche di tutto un ciclismo sempre più paesano e intanto spaesato nel mondo della religione urbana: con Castellania dove Fausto nacque, con Tortona dove morì. Novi Ligure dove visse in famiglia, Serravalle dove visse un amore. Uno che dirlo mecenate è niente, Tarcisio Persegona gran ciclofilo, ha messo bici sue d'epoca, soldi (con Regione, Provincia, Comune), idee, e si annunciano anche velodromo e circuito protetto per il fiume di gente che in bici continuamente arriva nei posti di Fausto, per chi arriverà al museo in auto e vedrà la bici come una etema bella ragazza. Un'immagine del museo del ciclismo a Novi Ligure: sullo schermo Alfredo Binda in una delle sue imprese