Miyazaki anche i cartoni crescono di Guido Tiberga

Miyazaki anche i cartoni crescono IERI «LA FAMIGLIA DELLA GIUNGLA» HA INAUGURATO IL FESTIVAL DI POSITANO, OGGI TOCCA A «LA CITTA' INCANTATA» Miyazaki anche i cartoni crescono .a lotta di una ragazzina per la sua identità ha vinto l'Oscar e l'Orso d'Oro a Berlino 2002 Guido Tiberga Due ragazzine, entrambe di buona famiglia, entrambe ricche, entrambe (in apparenza) serene. La prima si chiama Eliza, e dalla quotidianità agiata di un collegio inglese si ritrova scaraventata insieme ai genitori nel cuore dell'Africa nera. Chihiro, la seconda, è giapponese: un giorno sale sull'auto dei genitori, con un mazzo di fiori in una mano e una sacca di marca nell'altra. Pochi chilometri di strada, e al primo bivio si accorgerà che il suo non è un trasloco come tutti gli altri. Eliza e Chihiro sono le protagoniste di due cartoni animati che più diversi non potrebbero essere, ma che curiosamente arriveranno insieme nelle sale (il prossimo 18 aprile) e che insieme si presentano al pubblico italiano a «Cartoons on the bay», il festival di Positano. L'anteprima della «Famiglia nella giungla», il film di Jeff McGrath e Cathy Malkasian tratto da un fortunato serial della tv americana Nickelodeon, ha inaugurato ieri sera la manifestazione facendosi notare soprattutto per la colonna sonora firmata da Neil Simon e Peter Gabriel. «La città incantata» di Hayao Miyazaki («Spirited Away» nella versione inglese distribuita dalla Disney) si vedrà domani, in uno dei momenti più attesi del Festival. U lavoro di Miyazaki, un sessantenne di Tokyo che si è formato una ventina di anni fa lavorando a serie televisive famosissime anche da noi, da «Heidi» a «Lupin III» fino ad «Anna dai capelli rossi», ha sbancato botteghini e raccolto allori anche al di fuori dei confini spesso ghettizzati dell'animazione: Orso d'Oro come miglior film lo scorso anno a Berlino, premio Oscar come miglior lungometraggio animato qualche settimana fa a Los Angeles, ha recentemente sottratto a «Titanio» il primo posto nella classifica degli incassi in Giappone. «E' un film d'avventura, anche se non si vedono né armi né battaglie tra supereroi», ha detto Miyazaki. Un film lontano da certi stereotipi sull'animazione giappo- nese, ma anche dagli schematismi tipici dei cartoons americani, con la contrapposizione secca tra Buo- ni e Cattivi. La storia comincia nel Giappone di oggi, con la famiglia di Chihiro che si appresta a cam- biare casa, ma subito si trasferisce in un ambiente apparentemente senza tempo, popolato da streghe, mostri e altri esseri, dipinto con una straordinaria cura per i particolari e una sapiente combinazione tra computer e animazione tradizionale. «Vicino alla mia casa di montagna - ha raccontato il regista vivono tre bambine intorno ai dieci anni. Parlando con loro, mi sono reso conto che cartoni e fumetti pensati per la loro età non parlano altro che di romanticismo e innamoramenti. Allora ho cercato di far loro un regalo: un film con una protagonista loro coetanea, che trova dentro di sé la forza per vincere la paura e per sopravvivere». La giovane vita di Chihiro cambia d'improvviso quando suo padre sbaglia strada, ritrovandosi in una specie di vecchio luna park abbandonato. Qui, una strega trasforma in maiali i suoi genitori e la costringe a lavorare in una specie di stazione termale popolata di demoni e mostri, alcuni dei quali ispirati agli spiriti della tradizione shintoista: uomini senza volto o con sei braccia, bambini dal corpo enorme, piccoli essermi pelosi, esseri dalla bocca famelica. La strega, con un nuovo incantesimo, una sorta di anagramma sugli ideogrammi che compongono il suo nome, ruba a Chihiro persino il nome, costringendola a lottare per riconquistare se stessa. «Nella tradizione orientale - spiega Miyazaki - togliere il nome a una persona significa metterla sotto il proprio totale controllo, farle dimenticare il passato e con quello le radici che la tengono ancorata alla vita». La ragazzina troverà la forza per reagire, salvare i genitori e tornare alla vita di tutti i giorni, riconquistando il proprio ruolo e la propria identità. Un'evidente metafora della crescita. «Ma non definitelo un viaggio d'iniziazione - dice il regista -. Alla fine del film, Chihiro non impara altro che ad avere fiducia in se stessa. Non ho mai creduto al mito dell'esperienza: neanch'io, del resto, credo di essermi evoluto molto negli ultimi sessant'anni...». Sopra una scena di «La città incantata» sotto «La famiglia della giungla» ieri sera a Positano

Luoghi citati: Berlino, Giappone, Los Angeles, Positano, Tokyo