«Imprese italiane competitive ma lo Stato frena la crescita» di Roberto Ippolito

«Imprese italiane competitive ma lo Stato frena la crescita» DENUNCIA DI CONFINDUSTRIA ALLA VIGILIA DEL CONVEGNO DI TORINO «Imprese italiane competitive ma lo Stato frena la crescita» Belletti: lavoriamo assieme per le riforme e il rilancio del paese Parisi: finora nessun passo avanti nella pubblica amministrazione Roberto Ippolito ROMA Tutti a Torino. Ma perché proprio questa città? «Perché Torino è l'esempio emblematico della nostra storia industriale» dice Francesco Bellotti, vicepresidente della Confindustria in qualità di numero uno del comitato Piccola industria. Torino, dove domani e sabato cinquemila imprenditori si ritroveranno al Lingotto Fiere per discutere di «competitività e sviluppo», infatti «rappresenta la straordinaria testimonianza della coesione del sistema imprenditoriale italiano fatto di grandi imprese e di piccole, una storia di successo che ha attraversato momenti difficih, ma con una grande voglia di riscatto». Una storia che Bellotti rivendica: «Siamo orgogliosi di essere imprenditori italiani, siamo orgoghosi di lavorare per il nostro paese». Ma Bellotti avverte anche che non basta l'impegno quotidiano, non basta finanziare il 580Zo degli investimenti con capitale proprio, né spingere l'innovazione come avviene nel 97D7o delle piccole imprese. Insomma non é sufficiente la sola forza delle imprese: la dinamicità e le potenzialità delle aziende devono faro i conti con un «ambiente competitivo abbastanza arretrato». Cosi la conferenza stampa di ieri per la presentazione del convegno di Torino (organizzato da Beilotti e al quale parteciperanno per il governo il premier Silvio Berlusconi e il vice Gianfranco Fini, per l'opposizione Massimo D'Alema ed Enrico Letta, per la commissione europea Mario Monti ed Erkki Liikanen, per il mondo industriale Umberto Agnelli e per quello sinda- cale Savino Pezzotta) dà un assaggio delle tesi in discussione: «Non possiamo non denunciare i vincoli che impediscono al mondo della piccola industria di migUorare e di crescere» fa presente Bellotti. E sulla scorta di un rapporto elaborato dal centro studi con il confronto fra l'Italia, i paesi europei, gli Stati Uniti e le altre realtà più industrializzate constata: «L'Italia nella sfida per la competitività non riesce a star dietro al ritmo degli altri paesi. Il ritardo non è imputabile alle imprese, bensì a una pubbhca amministrazione che ostacola il lavoro quotidiano dell'imprenditore e all'incapacità di ammodernarla e di semplificarla». La macchina dello Stato, con le sue procedure e i suoi costi, è dunque l'imputato: «Sul fronte della pubbhca amministrazione non si vede alcun passo in avanti» incalza Stefano Parisi, direttore generale della Confindustria. Parisi lamenta una «drammatica inefficienza». E sostiene che «dopo tredici anni di riforme avviate siamo ancora al palo e la pubbhca amministrazione rimane il fanalino di coda». Ecco perché, come dice Bellotti, le aziende chiedono «di poter lavorare con il governo e la pubbhca amministrazione per le riforme, in modo da coghere le opportunità di rilancio per il paese». La Confindustria guarda alle riforme da realiz- zare in Italia e guarda all'Europa che deve dotarsi di nuovi strumenti per accrescere la competitività. Oltre alle «sfide dell'Italia» al centro del convegno di Torino c'è infatti l'analisi del «ruolo dell'Europa». Gli industriali si attendono che l'Unione sappia «attivare gli strumenti concreti per favorire lo sviluppo dell'imprenditorialità». E che sia possibile «evitare di sovrapporre l'euroburocrazia, promuovere politiche fiscali favorevoh allo sviluppo, rendere accessibile il mercato dei capitali di rischio». Nel contesto europeo l'Italia è descritta in grande difficoltà pur potendo fare affidamento sulla vitalità dehe imprese: in base ai dati messi in fila dagh esperti del World Economie Forum, figura al settantesimo posto per i tempi e i costi relativi alla costituzione di nuove imprese ma anche per l'inadeguato controllo della spesa pubbhca, al settantacinquesimo posto per la tassazione sulle imprese, al sessantesimo per i vincoli della burocrazia e gli eccessi di regole, al sessantottesimo per l'efficienza della giustìzia. Ed esaminando le differenze fra il rapporto del centro studi presentato ieri e quelli preparati nel 2001 e nel 2002 per i due convegni svoltisi a Parma la Confindustria è pronta a formulare un bilancio poco lusinghiero, chiamando in causa il governo guidato da Silvio Berlusconi «Tranne che sul fronte del mercato del lavoro e dell'occupazione non c'è stato alcun mighoramento, anche se nell'ultimo anno c'è stato un oggettivo peggioramento dell'economia intemazionale» afferma Parisi. ^ E prosegue: «A quasi tutte le questioni aperte è stata messa mano, dal fisco al mercato del lavoro, al diritto societario, ma le riforme sono ancora sulla carta». Parisi invita poi il governo a «puntare più sul mondo delle imprese che sul fronte della domanda se vuole far ripartire l'economia». E soUecita «una riforma strutturale delle pensioni» per tenere sotto controllo il bilancio dello Stato: altrimenti «la spesa pubbhca tornerà fuori controllo». Francesco Bellotti LA QUALITÀ'DELLA BUROCRAZIA (Quando costituisce un fattóre di ostacolo all'attività d'impresa: positivo/negativp: 10-0) Paese Classifica Valutazione 9 Finlandia 2 : (5,9 Q Danimarca 5 5,7 C?/Svezia' ' .'/I/I .7 ',' .5.7 ^""irìanda 8 ' 5,3 Q Olanda IO 5^ O Stati Uniti 12 4,7 Q Canada 15 4.5 Q Austria . i8 4,2 Q Spagna 21 3,8 Paese Classifica Valutazione O Giappone 19 3.0 e Regno Unito 29 2,9 Q Belgio,"/ ' 30 \ 2.9 ©Germania . ^ 33 2,8 ©"'Francia ~ ~ " 35 " 2,5 Q Grecia 42 1,9 © PortogalicT 44 ' 1.7 Fonte: The Global Competìtiveness Report World Economie Forum 2001/2002 IMPRESE, VANTAGGI E SVANTAGGI COMPETITIVI (posizione Italia su 80 paesi) Qualità complessiva business environment Operatività e strategia imprese Fattori macroeconomici Rispetto delle leggi, corruzione Diritti di proprietà, regolamentazione, funzionamento PA Innovazione tecnologica, diffusione ICT Fonte: elaborazione CSC su dati World Economie Forum, marzo 2003 30 35 50