Sprint finale per le Provinciali a Roma È testa a testa tra Moffa e Gasbarra di Amedeo La Mattina

Sprint finale per le Provinciali a Roma È testa a testa tra Moffa e Gasbarra LA CAMPAGNA ELETTORALE E' ENTRATA NEL VIVO Sprint finale per le Provinciali a Roma È testa a testa tra Moffa e Gasbarra I sondaggi dicono «parità». Storace ostenta sicurezza: vinceremo noi retroscena Amedeo La Mattina ROMA ■ ROMANI non se ne sono accorti, eppure a sei settimane dal voto nella Capitale la campagna elettorale per le provinciali gira a pieno ritmo come se già fosse alle battute finali. L'incertezza e la confusione sono i due dati certi di questa tornata elettorale alla quale sono chiamati oltre 3 milioni di italiani e che viene vissuta come un test per lo stato di salute del governo Berlusconi. I sondaggi (non ufficiali) registrano una posizione di parità tra il candidato del centrodestra Silvano Moffa (presidente uscente di An) e quello del centrosinistra Enrico Gasbarra (vicesindaco di Roma della Margherita). Questa situazione sembra preoccupare di più l'Ulivo allargato a Rifondazione comunista visto che in un primo momento Gasbarra sembrava in netto vantaggio. «Il panzer di Roma dice Francesco Storace - si è messo in moto. La macchina organizzativa del partito è un diesel che parte lento ma poi diventa uno schiacciasassi inarrestabile». Il governatore del Lazio ammette di essere stato preoccupato: ((Adesso, però, stiamo carburando. Loro sono disperati e la dimostrazione è che sono costretti a candidare segretari di partito come Diliberto e nomi "famosi" come la Melandri. Sai i voti che prendono questi signori...». Ma Storace sorvola sulla «guerra intestina» alla Casa delle libertà, con Forza Italia tutta tesa a diventare il primo partito a Roma, strappando proprio ad An il primato. Sorvola sulle dimissioni dell'ex capogruppo di Fi al comune (dice Gaetano Rizzo: «Io che sono un moderato, non condividevo più la politica muscolare del partito») e del passaggio di Giorgio Fanfani (nipote di Amintore) dall'Udo direttamente nella squadra dell'avversario Gasbarra. Sorvola sul fatto che l'Udo sembra fare una corsa a sé, che Mario Baccini, leader dei centristi, ha riempito la città di enormi manifesti con il proprio volto e non con quello di Moffa. Per Storace non c'è niente di male: il voto ai partiti va comunque al candidato di tutta la coalizione. «E' proprio così - spiega Antonio Taiani, capogruppo di Fi a Stras" jo e leader degli azzurri nei ^azio -. Il sistema elettorale delle provinciali non prevede il volo disgiunto: se scegli di votare solo per un partito della coalizione, automaticamente il tuo voto viene attribuito a Moffa». Tajani parla di «sana competizione» tra alleati e ovviamente nega che il suo partito sia defilato, non impegnato con determinazione accanto all'uomo di An: «Siamo stramobilitati, scommetto che Moffa ha il 700Zo di possibilità di vincere». Ricorda di avere portato il candidato a tutti i congressi locali di Fi e di avere messo in lista tutti i sindaci della provincia di Roma. Quello che non nega è di avere un sogno: diventare il primo partito nella capitale con l'aiuto delle parrocchie (è suo l'emendamento al piano regolatore che consente agli istituti religiosi di ampliare i propri locali senza l'ok della commissione architettonica) e di Comunione e liberazione. A Tajani però manca un tassello, la comparsa a Roma di Berlusconi che proprio ieri a Brescia ha detto che parteciperà alla campagna elettorale solo in rare occasioni. Tuttavia il premier ha rincuorato le truppe con gli ultimi sondaggi: il consenso al governo e alla coalizione sarebbe addirittura superiore a quello ottenuto alle politiche. Ed è quello che sperano qui a Roma i centristi dell'Udo che considerano Moffa una candidato spento, mentre il «bel moderato» Gasbarra tira di più. Per questo Baccini ha cominciato a farsi la campagna per se stesso? «Ognuno ha il suo ritmo - minimizza Moffa - ognuno ha un suo metodo. Tra l'altro l'Udo ha appena terminato i suoi congressi. Vedrete: vincerò al primo turno! Gasbarra si rivelerà un fuoco di paglia: dietro l'immagine non c'è niente». «Intanto - replica Gasbarra - gli stessi sondaggi del centrodestra mi danno in vantaggio. Sento attorno a me una straordinaria voglia di vincfire, una grande unità della coalizione, una nuova stagione del centrosinistra che finalmente rialza la testa. Mentre gli altri sono divisi, in competizione, con la sola ambizione di stabilire chi è il primo partito della coalizione...». A rischiare di più è Storace. Perdere la provincia di Roma rappresenterebbe una forte ipoteca alla sua leadership nel partito laziale, al suo ruolo a livello nazionale. Un'ipoteca anche ad una sua ricandidatura alla presidenza regionale. Lui fa spallucce e liquida tutto con una battuta: «E chi ci mettono al mio posto, una scamorza?». Ma a scanso di equivoci Storace ha chiesto a Gianfranco Fini di impegnarsi personalmente nella campagna elettorale: il 29 aprile manifestazione di An a Roma. E in una riunione di due giorni fa con tutti i parlamentari e i ministri di An, rivolgendosi al vice premier ha detto: «Alle candidature pensaci tu». Un modo per dire che non ci sono problemi di corrente, ma anche: se perdiamo, perdiamo tutti insieme. I duellanti per la presidenza della Provincia di Roma: Silvano Moffa ed Enrico Gasbarra