Dalle Alpi Giulie al Monte Bianco una grammatica dell'anima

Dalle Alpi Giulie al Monte Bianco una grammatica dell'anima UN LIBRO AL GIORNO Dalle Alpi Giulie al Monte Bianco una grammatica dell'anima Manuela La Feria N' ON aspettatevi un libro sulle Alpi, fidatevi piuttosto del sottotitolo e aggiungete pure «dell'anima»; una grammatica dell'anima ad alta quota. Perché questo libro nasce dal desiderio implicito dell'autore di interrogarsi e raccontarsi mentre infila, come in una collana, «tutte le lingue oggi parlate sul versante italiano delle Alpi». La sua traversata comincia dalle Alpi Giulie e termina ai piedi del Monte Bianco: un cammino vagabondo e godereccio tra ristoranti e alberghi, da Est a Ovest, per incontrare gli ultimi parlanti di lingue in estinzione. Il testo parte lentamente, dopo molte premesse, metafore forse di un approccio alla montagna che deve per necessità essere preparato, condiviso, ragionato. E le cartine geografiche con le loro specifiche topografiche infinitesimali preparano così all'incantesimo di strade che prima di essere percorse devono essere immaginate e sognate. Inguaribile entusiasta, Paolo Paci, più volte e senza pudore, però, si perderà, non tanto tra sentieri di montagna, quanto all'interno del suo progetto di scrittura che diventa pian piano una sorta di rifugio alpino pronto ad accogliere notizie di politica intema e intemazionale, frammenti di vita reale, biografia a. rircrd: generazionali. Ma anche questo perdersi sarà alla fine un ritrovarsi: un ritrovare la propria memoria attraverso le memorie altmi. L'appartenenza linguistica diventa un passaporto affettivo per raggiungere il cuore delle cose, degli affetti, della poesia. Il viaggio parte da Casarsa, terra matema di Pier Paolo Pasolini, e dopo un incontro delicato e bellissimo con Rigoni Stem, ad Asiago, continua per Feltre, dove scopriamo un Suzzali inedito, «vestito da signorino», impeccabile e deciso a diventare un grande alpinista piuttosto che un grande scrittore. Non sono casuali queste citazioni, come non sono casuali gli incontri con le radici letterarie dei luoghi attraversati. Mille volti fotografati con la propria fotocamera virtuale e mille voci registrate con rispetto e curiosità. Dialetti sloveni come il resiano, dove non esiste una parola per amore, o il cimbro, il dolomitano, «sesto idioma ladino», e il patois. Etnie composite e sconosciute che si mescolano tra loro dando vita a intarsi linguistici altrimenti insospettabili, come in Val Canale dove i napoletani hanno impastato il proprio dialetto con il friulano. 0 in Cadore, dove le maestose montagne hanno salvato dal turismo località amene, altrimenti vampirizzate dall'altezzosa Cortina. Grande la conoscenza dei luoghi attraversali: dall'Alpe di Siusi contornata dallo Sciliar alla Valle d'Aosta dove vivono i Walser e i Tiscli. Su tutto spicca, prepotente, la passione di Paci per le storie, personali e collettive. Storie che rimarranno per sempre nella mente del lettore: ultimo depositario di un mondo composito e straordinariamente vivo nel suo splendido isolamento. : Paolo Paci Alpi. Una grammatica d'alta quota Feltrinelli,pp. 286. 613 : Paolo Paci Alpi. Una grammatica d'alta quota Feltrinelli,pp. 286. 613

Persone citate: Casarsa, Paolo Paci, Pier Paolo Pasolini, Rigoni Stem, Walser

Luoghi citati: Asiago, Cadore, Feltre, Valle D'aosta