Memorie d'Italia, il catalogo è questo di Pierluigi Battista

Memorie d'Italia, il catalogo è questo CON UN CONVEGNO SI PRESENTA DOMANI LA RIAPERTURA DELL'ARCHIVIO STORICO DEL SENATO: CONSULTABILI PER LA PRIMA VOLTA VERBALI, LETTERE, INVENTARI Memorie d'Italia, il catalogo è questo Pierluigi Battista ROMA ORA che i Savoia sono tornati, a seguito dell'abrogazione della transitoria norma costir tuzionale che prevedeva l'interdizione a calcare il suolo italiano per i discendenti maschi, sarà interessante sondare come, durante il Regno, il Senato italiano abbia raccolto e catalogato informazioni dettaghate sui beni «costituenti la dotazione della Corona», beni immobili, mobili e «gioie». La nuova opportunità viene fornita dall'apertura dell'Archivio Storico del Senato che domani verrà presentato nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani alla presenza del presidente del Senato Marcello Pera e che rende per la prima volta consultabili verbali, incartamenti, lettere, inventari nonché, scrive Pera nella Guida all'Archivio curata da Emilia Campochiaro, il «piccolo e significativo fondo di Vincenzo Gioberti e le carte di alcuni tra i maggioiri protagonisti della storia politica della Repubbhca come Fanfani». Carte d'archivio a disposizione degli studiosi, dunque. E si capisce che l'occasione sarà spttolineata domani da un convegno dedicato alle «Fonti per la storia dei Parlamenti» con gli storici Fulvio Cammarano, Emilio Gentile e Simona Colarizi. Sinora il lavoro di catalogazione e di riordino della documentazio¬ ne non ha brillato per accuratezza e questo spiega, scrive Pera «come alla crescita del patrimonio documentale non avesse sempre corrisposto un'analoga cura jer la sua conservazione». Ora la acuna comincia a essere colmata. Non è solo una curiosità eccentrica, ad esempio, la valutazione documentaria 1'«inventario dei beni mobili della Corona», con l'indicazione dettaghata del valore degli oggetti d'arte, delle cappelle, biblioteche, pinacoteche, musei, armerie e suppellettili appartenenti alla «dotazione della Casa reale», oppine gli «atlanti e iconografie degli stabili immobiliari-in dotazione della Corona allegati agli inventari dei beni immobih», tra fabbricati e terreni, dal 1850 al 1933. Oramai, con il rientro degli eredi maschi di Casa Savoia, la materia è diventata oggetto di controversia legale. E anche di controversia pohtica, vista l'opposizione alle rivendicazioni che i Savoia hanno avanzato sul possesso dei beni della Casa al momento del loro rientro in Patria. E non è storiograficamente marginale la ricostruzione, attraverso la consultazione delle carte dell'Archivio del Senato, dell'attività dell'Alta Corte di Giustizia istituita alla fine della guerra per indagare sulle compromissioni dei senatori italiani con il regime fascista. ((Anche il personale del Senato fu sottoposto, a processo», ricorda Emilia Campochiaro: «il 3 settembre 1944, il Presidente del Senato nominò la commissione per l'epurazione del personale amministrativo. La commissione composta da Raffaele Montagna, Fortunato Pintor e Giulio Mantovani tenne complessivamente 28 riunioni dal 13 settembre all'11 dicembre 1944. Furono mterrogati 38 funzionari e subalterni e 4 dipendenti non più in servizio (...). Gli unici impiegati epurati furono Apostoli e Vitaletti con la sospensione dell'Ufficio a decorrere dal 10 luglio 1945. Tutti gli altri impiegati e subalterni del senato furono dichiarati dal Presidente del Senato "esenti da qualsiasi addebito e sanzione, confor-. memente alle proposte della Commissione d'epurazione"». Un'epurazione decisamente non molto severa. Ma con un tasso di severità non molto diversa da quella con cui venne giudicata l'attività dei senatori che nel 1938 votarono a favore, o comunque non si opposero con molta energia, delle leggi razziali con cui il regime fascista aveva deciso si attuare la sua pohtica antisemita, come è stato ricordato recentemente da un saggio di Emilio Gentile, Il totalitarismo alla conquista della Camera Alta (Rubbettino), promosso anche questo dall'Archivio Storico del Senato, ulteriore testimonianza di un lavoro àiglasnost storiografica e documentaria avviata nel corso di questi ultimi anni a Palazzo Madama. La tappa successiva è l'acquisizione di nuove carte e lo stesso Marcello Pera dice di augurarsi che «assai presto l'Archivio possa avvalersi di altri fondi di fondamentale importanza storico-archivistica, tra i quali quelli di Leone e De Martino»: un deposito di carte che ben presto gli studiosi potranno compulsare. Marcello Pera

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