Cinque secoli d'arte piemontese
Cinque secoli d'arte piemontese ANDAR PER MOSTRE Cinque secoli d'arte piemontese Una rassegna alla Galleria «Antichi Maestri Pittori» curata da Giancarlo Gallino Opere di Ferrari, Moncaivo eGuala,finoaCasorati I ANGELO MISTRANGELO \ Una pregevole rassegna intitolata «Trentasei opere di artisti in Piemonte 1430/1949», è stata allestita nella Galleria «Antichi Maestri Pittori» a cura di Giancarlo Gallino. L'antiquario ha delineato un percorso che parte dalla «Croce d'Altare», in legno intagliato e dorato, di Artista Tedesco del 1430 e finisce con «Rape sul tavolo» di Felice Casorati nel 1949, esposto alla Biennale di Venezia del 1964 e appartenuto a Guido Maria Gatti, amico del pittore novarese ai tempi del Teatro di Torino. Corredata dal catalogo edito da Allemandi, la mostra mette in evidenza l'esperienza di Gaudenzio Ferrari con la tavola «Cristo e la Samaritana al pozzo», un tema che - suggerisce Giovanni Romano - «risale al Vangelo di Giovanni: Cristo sosta presso un'antica fonte della città di Sicar, in Samaria, e chiede a una donna locale di attingere un poco d'acqua per dissetarlo...». E da Gaudenzio l'attenzione si sposta sulla delicata espressione della «Madonna col Bambino» immaginata da Guglielmo Caccia detto il Moncaivo mentre legge un manoscritto all'aperto, e del casalese Pier Francesco Guala, invece, si può osservare la tela «Mosè» dalla solida impostazione della figura, sostenuta da un colore intenso e denso di materia. Proseguendo nella visita s'incontra la tempera «Pernice» di Carlo Battaglia detto Paieur, il paesaggio fantastico e visionario del Pazero, il ritratto di un giovane canonico di Giuseppe Antonio Fianca di Agnona, le sette composizioni di Giuseppe Sariga, che ha lavorato in Piemonte e nel Canton Ticino tra il 1750 e il 1782. E dalle pareti della galleria sembrano emergere volti e grandi e frondosi alberi, angeli e santi, un vulcano in eruzione (del cumianese Giuseppe Chiantore) e palazzi, in una rievocazione caratterizzata dalla particolare capacità espressiva dei pittori in mostra. Un discorso, quindi, che va al di là dei singoli soggetti e restituisce il fascino dell'epoca in cui sono stati realizzati, come nel caso del «reportage» dell'acquarellista Giuseppe Pietro Bagetti che, presente all'azione, ha fissato il dispiegamento delle truppe di Napoleone nell'attacco vittorioso contro gli austriaci comandati dall'Arciduca Carlo a Eckmul presso Regensburg, antica città della Baviera sulla riva meridionale del Danubio. Di Pelagio Palagi si ricorda la tavola con la rappresentazione di Cristoforo Colombo che abbraccia i due figli nel porto di Palos, prima di partire per le Americhe. Un'opera che gli fu commissionata dal marchese Giorgio Pallavicino di Trivulzio mentre si trovava imprigionato allo Spielberg (ricorda Silvana Pettenati nella scheda tecnica) insieme al barone Francesco Teodoro Arese Lucini a causa dei moti rivoluzionari del 1820-21. E dalla «Partenza per la Caccia» del torinese Felice Cerruti Bauduc si giunge ai ritratti di Francesco Gonin e al delizioso acquarello di Carlo Pollini, allievo di Antonio Fontanesi, che con tocchi rapidi ed immediati ha descritto un porticciolo, secondo una «scrittura» che «sembra addirittura frutto di una meditazione su Turner» (Marco Rosei). E, infine, si ammira un autoritratto di Luigi Spazzapan disinvoltamente seduto, che l'artista di Gradisca d'Isonzo, ha ambientato nello studio tra un tavolino e una serie di quadri alle spalle. (Sino al 18 aprile, via Andrea Doria 19/A, orario: 9,30-12,30/15,30-19, tei. 0118127587.
Luoghi citati: Baviera, Canton Ticino, Palos, Piemonte, Venezia
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