Don Puglisi se lo aspettava tanti sapevano e chiusero gli occhi di Francesco La Licata
Don Puglisi se lo aspettava tanti sapevano e chiusero gli occhi UN LIBRO AL GIORNO Don Puglisi se lo aspettava tanti sapevano e chiusero gli occhi Francesco La Licata DON Pino Puglisi fu assassinato a Palermo nel settembre 1993. Fece clamore, la morte violenta del parroco di Brancaccio, quartiere di mafia e autentica zona franca per la direzione strategica di Cosa nostra. Le cronache, però, si esaurirono presto nelle sterili dichiarazioni di sdegno. La memoria è qualcosa che va coltivata e non si può dire che la cosiddetta società civile abbia fatto granché per salvare il ricordo di don Pino. Adesso arriva la cronaca emozionante di Bianca Stancanelli, giornalista siciliana emigrata a Roma. Don Pino, scrive l'autrice dij4 testa alta, è stato ucciso dalla mafia, ma anche dall'assenza di solidarietà, dalle inadempienze dei pubblici poteri, dai silenzi, dalla paura, dall'egoismo, dalla miseria di tanti piccoli burocrati e uomini di potere che hanno finto di non capire la corsa verso la morte che il prete coi cavusi (coi pantaloni) aveva intrapreso contrapponendosi - a testa alta, appunto - alla legge dei boss. A dieci anni dall'agguato, dunque, un documento che rimarrà come testimonianza del sacrificio di un martire, per dirla con le parole di un precedente libro (1999) scritto da Francesco Deliziosi e pubblicato dall'Arcidiocesi di Palermo. Il lavoro di Bian- Bitmca Stancanelli A testa alta Bianca Stancanelli A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario Einaudi,pp. 757,6 72,50 ca Stancanelli è puntiglioso, efficace il racconto che ne segue. La cronaca del degrado di Brancaccio riporta alla memoria vergogne che credevamo estinte: i topi nelle case, i liquami a cielo aperto, i bambini che per divertimento seviziano gli animali, le malattie, la violenza, la mafia, la fame, la povertà annegata nell'opulenza consumistica di pochi arricchiti, lutto ci riconduce alla Sicilia delle denunce di Danilo Dolci. E invece parliamo del Duemila. Contro tutto ciò si ribellava don Pino. Il prete strappava i bambini al fascino dell'illegalità e, perciò, toglieva prestigio ai boss. Nell'ottica mafiosa «corrompeva» i giovani: fino al verificarsi dell'incredibile crisi di coscienza di un dodicenne che riporta alla vittima l'autoradio rubata e offre la riparazione del vetro infranto. E, miracolo nel miracolo, la vittima toma in parrocchia, a San Gaetano, per riportare indietro i soldi avanzati. Ma per far questo, don Pino aveva dovuto dire parole chiare e schierarsi con l'altro «focolaio di resistenza» (il comitato rigorosamente apartitico) rappresentato dai condomini di via Hazon vittime di costruttori senza scrupoli. Una battaglia per i diritti negati, e don Pino sempre in prima fila. Non lo intimidiscono le minacce, le aggressioni fisiche, i messaggi trasversali. L'unica precauzione che prende è quella di tener lontani da sé, per proteggerli, i giovani volontari della parrocchia, le suore alleate e il giovane viceparroco. Come se sapesse di dover morire. E forse lo aveva capito, se - come ha confessato il suo assassino poi divenuto collaboratore di giustizia - davanti alla pistola spianata trovò il soiriso per dire semplicemente: «Me lo aspettavo». Forse dovevano aspettarselo anche i prefetti, gli investigatori che avevano assistito all'escalation di «avvertimenti». E tutti quelli che sapevano e chiusero entrambi gli occhi. Bitmca Stancanelli A testa alta Bianca Stancanelli A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario Einaudi,pp. 757,6 72,50
Luoghi citati: Palermo, Roma, San Gaetano, Sicilia
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