Thailandia, italiano ucciso a botte in cella

Thailandia, italiano ucciso a botte in cella IL GIALLO DI UN TRENTASEIENNE DI SOVERATO, ARRESTATO PER IL PRESUNTO FURTO DI UN MOTORINO Thailandia, italiano ucciso a botte in cella L'autopsia ha svelato le torture. La denuncia dei famigliari «Dissero che si era sentito male. Intervenga il governo» Rocco Valenti CATANZARO Vogliono chiarezza, i familiari di Marcello. Non vogliono che la morte del loro congiunto, in una cella di un carcere in Thailandia, dove era stato rinchiuso per un improbabile furto di ciclomotore, rimanga soffocata da dubbi e bugie. Marcello Mancusi, 36 anni, ispettore d'igiene dell'Asl di Soverato, era partito per la Thailandia nell'ottobre dello scorso anno, per trascorrere una vacanza di una venti giorni. Non è più tornato. Sin da quando fu comunicato il decesso, avvenuto nel carcere di Nong Khai, cittadina di quasi ventimila abitanti, i dubbi non hanno fatto altro che moltiplicarsi. La polizia di Nong Khai disse che Marcello era morto per un malore, nella cella di sicurezza della caserma dove era stato rinchiuso per il furto di un motorino. Dopo le insistenze della Farnesina, fu disposta l'autopsia, il sui esito, dice Emilia Squillacioti, l'avvocato romano che assiste la famiglia di Marcello, non lascia spazi a incertezze: il giovane è stato ammazzato a botte. Vittima di violenze inaudite che hanno provocato lesioni in parecchi organi. Quindi giunge la seconda versione della polizia thailandese: Marcello è stato ucciso a botte dai quattro compagni di cella. E qual¬ che giorno fa è arrivata la notizia che quei quattro (non se ne conosce neppure la nazionalità) sono imputati in un processo avviato dinanzi i giudici del paese asiatico. Una messa in scena. A sentire le mille contraddizioni che l'avvocato dei Mancusi snocciola senza tentennamenti, l'impressione che si ricava è proprio questa: una messa in scena. «Auspichiamo un intervento adeguato del ministero della Giustizia perché sulla morte di Marcello Mancusi sia fatta piena chiarezza», dice Squillacioti, che sta seguendo anche l'inchiesta parallela avviata dalla Procura di Roma sulla base delle comunicazioni dell'autorità diplomatica. Marcello, dunque, li era andato in vacanza. Arrestato per il furto di un motorino? Una circostanza alla quale familiari e avvocato non credono affatto: «Marcello era una persona perbene e riesce difficile credere che avesse potuto rubare qualcosa... d'altra parte, tra gli oggetti personali che ci hanno restituito, c'erano una carta di credito perfettamente attiva e denaro, in euro e in dollari; perché rubare?». Dai verbali della polizia risulta, poi, che Marcello è morto in ospedale, mentre nei referti ospedalieri ci sarebbe chiaramente scritto che il giovane è morto in caserma, almeno 40 minuti prima di essere portato in ospedale, che dalla caserma pare sia distante non più di duecento metri. I risultati dell'autopsia - fatta dal Dipartimento di medicina legale dell'Università di Khon Kaen consentirebbero di tracciare un quadro abbastanza certo di quello che è accaduto in quella cella. «La polizia locale - dice ancora Emilia Squillacioti - sostiene che tutto è stato registrato da una telecamera che sorveglia i detenuti, ma quelle riprese noi non le abbiamo viste. Se anche Marcello è stato ucciso a botte dai quattro compagni di cella ritengo ci siano precise responsabilità del comandante della caserma di polizia e della guardia addetta alla sorveglianza». D'altra parte, quando i fratelli di Marcello, quattro giorni dopo il decesso, si precipitarono a Nong Khai, avrebbero avuto modo di verificare che dal gabbiotto della guardia di servizio era assolutamente visibile tutto ciò che accadeva nelle celle. E non si uccide un uomo a botte, con tutte quelle ferite, in un solo istante. Chiarezza. Chiedono la verità, i familiari di Marcello Mancusi. Non basta che l'autopsia abbia escluso la morte naturale. «Nel processo in Thailandia -conclude l'avvocato Squillacioti - ci costituiremo per cercare di avere la verità». Una verità che, probabilmente, se subito dopo la morte di Marcello l'ambasciata italiana non avesse sollecitato un'inchiesta alle autorità thailandesi, sarebbe stata cancellata per sempre con poche parole: decesso per malore. L'ambasciata italiana ha sollecitato le autorità thailandesi affinché aprano un'inchiesta sulla morte di un italiano morto in cella

Persone citate: Emilia Squillacioti, Mancusi, Marcello Mancusi, Rocco Valenti, Squillacioti

Luoghi citati: Catanzaro, Roma, Thailandia