LE PAURE I cecchini in agguato e la folla eccitata

LE PAURE I cecchini in agguato e la folla eccitata UN REPORTER AL SEGUITO DELLA TERZA DI VISIO WE DI FANTERIA ENTRATA A BAGHDAD LE PAURE I cecchini in agguato e la folla eccitata reportage Oliver Poole BAGHDAD Lf ESERCITO statunitense ha stretto il suo cordone intorno a Baghdad, circondando la città con forze dispiegate lungo le principali vie di accesso alla capitale irachena. I marines, le forze speciali e le unità armate hanno chiuso la rete entro quindici chilometri dal centro della città, mentre all'aeroporto di Baghdad, per la prima volta dalla conquista da parte delle forze americane avvenuta la settimana scorsa, atterrava un aereo militare. I capi militari hanno detto che il cordone presentava ancora delle falle. Il generale Peter Pace, vicecapo di Stato Maggiore congiunto, ha avvertito che le forze della coalizione non controllavano ancora «ogni centimetro». Ma i rinforzi si stavano rapidamente spostando verso Nord per rafforzare lo spiegamento intomo a Baghdad, mentre le unità della 4a Divisione di Fanteria - le formazioni più moderne dell'esercito americano entravano in Iraq. Più a Sud le truppe americane sono finalmente penetrate nel centro di Karbala e hanno dichiarato di controllare la città. Le manovre del fine settimana hanno aggiunto ulteriori pressioni sulla leadership irachena, dopo che quattro giorni di battagUa dentro e attorno alla città hanno lasciato sul terreno mighaia di soldati iracheni, inclusi molti appartenenti all'elite di Saddam Hussein, la Guardia Repubblicana. A Sud di Baghdad, i soldati della 2a Brigata della 3" Divisione stimano di avere ucciso, nei combattimenti degli ultimi quattro giorni, circa 1600 soldati nemici. Si ritiene che siano stati distrutti più di 350 mezzi, per metà carri armati. Compagnie di mezzi corazzati sono state inviate nel cuore della città in blitz esplorativi da interpretarsi come prove di forza tattiche tese a dimostrare, ai cittadini di Baghdad, la supremazia alleata. Gli ufficiali americani sostengono di aver subito solo perdite mmime, pari a un numero che sfiora appena la doppia cifra. Anche quando le truppe di élite di Saddam si sono scontrate con le forze americane, le loro armi hanno sortito scarso effetto, in particolare contro i carri armati Abram, il mezzo più potente nell'arsenale statunitense. In un caso, tre granate a propulsione hanno colpito uno dei carri armati sul retro, in teoria il suo punto più debole, e, anche se il carro è stato danneggiato, nessuno dell'equipaggio è rimasto ferito. I colpi di mortaio e i cecchini continuano a disturbare le forze della coahzione, ma l'artiglieria americana e gli attacchi aerei hanno rapidamente annientato le sacche di resistenza. Si ritiene anche che corpi speciali siano stati dispiegati nel cuore di Baghdad per individuare gli obiettivi e guidare i bombardamenti. Per le strade di Baghdad si vedono segni evidenti di attacchi americani. Veicoli bruciati, spesso con corpi sparpagliati nelle vicinanze, affollano la strada. Domenica molti corpi erano gonfiati e cominciavano a decomporsi. Si poteva vedere gente del posto impegnata a scavare fosse improvvisate sul lato della stra¬ da. Ricerche casa per casa hanno permesso di scoprire un grande numero di nascondigli di armi irachene, inclusi migliaia di colpi di mortaio e kalashnikov, lanciagranate «Rpg» e visori notturni. Come armamenti anticarro gli iracheni impiegano il lanciarazzi portatile «AT14 Komet» e il missile di fabbricazione sovietica «SA2». GU iracheni appaiono poco attrezzati. Una delle più lampanti dimostrazioni del divario tecnologico tra l'esercito americano e quello iracheno è il ritrovamento, in una baracca improwi- sata, di un arsenale con più di cinquanta fucili inglesi Enfield, la maggioranza dei quali erano lubrificati e con le munizioni. Dopo un'ispezione, è risultato che si trattava di relitti dei primi anni del XX secolo. Il più moderno era datato 1942, il più vecchio risaliva al 1917. Un'arma che è stata usata ai tempi della prima guerra mondiale era ora impiegata contro l'esercito più high-tech mai entrato in battaglia. Intanto si fa strada l'emergenza acqua. Una donna, provata dagli anni e dalle sofferenze, si fa largo tra la folla e porge ai soldati americani una ciotola di plastica, vuota. «Water», sussurra, servendosi della sola parola inglese che le ha insegnato la sua unica maestra, la necessità. «Acqua». Un uomo, la maghetta madida di sudore, com'è inevitabile quando la temperatura sfiora i 40 gradi, solleva una bambina. «Sete», dice, indicandola. Gli americani hanno raggiunto la capitale di Saddam Hussein e la Guardia Repubblicana è stata pressoché sconfitta, ma il regime del presidente iracheno ha ancora la forza di infliggere immani patimenti alla sua gente. Nelle ore immediatamente successive all'arrivo dei tank americani nella periferia di Baghdad, gli ufficiali del partito Baath hanno tolto l'acqua ai quartieri controllati dagli statunitensi. Al momento si ritiene che almeno un terzo della città sia priva di risorse idriche. Quando la prima pattugha di Abrams si addentra nelle vie cittadine per verificare la consistenza delle forze ancora fedeli al Raiss viene letteralmente assalita da una massa di iracheni disperati, in cerca di aiuto. C'è chi spinge piccoli carretti in legno lungo la strada dopo averli caricati d'acqua nel vicino canale, un fiumiciattolo indicibilmente inquinato: sulle sponde sono accatastati mucchi di spazzatura, sulla superficie gaUeggia il petrolio. Un asino traina un rimorchio sul quale i bidoni dell'immondizia, pieni d'acqua, formano una piccola piramide. Un traduttore americano chiede agli iracheni dove si trovino le condutture principali. Gli rispondono che gli ingegneri che vi lavorano hanno ancora troppa paura delle possibili ritorsioni degù scagnozzi di Saddam per ripristinare il sistema. Quanto al ciho, sembra che a Baghdad scarseggi da prima di Natale. Quando poi gli americani hanno iniziato ad avvicinarsi alla capitale, molti negozianti sono fuggiti, mentre i pochi rimasti non hanno il coraggio di aprire. Imbattersi in prodotti freschi è impresa ai limiti dell'impossibile. L'assembramento diventa via via più imponente. Circa 200 persone circondano ora i soldati, che tentano di fare ordine spingendo indietro intere famiglie in cerca d'acqua e cibo, sempre più insistenti. Come se non bastasse, gli americani sono consci del fatto che ovunque, in agguato, possono nascondersi dei cecchini. Un ricognitore è stato colpito a una gamba qua vicino. Da alcune unità dislocate nei pressi giungono anche notizie, altamente probabili seppur non confermate, su due tentativi di attacchi suicidi, sventati, a un check point americano. La popolazione locale è in linea di massima ben disposta verso i soldati. Molti li salutano, alcuni manifestano la loro approvazione alzando il pollice della mano. Ma l'eccessiva agitazione della folla innervosisce le truppe. Il comandante della compagnia dice: «Tutto questo mi ricorda Black Hawk Down. Non vedo l'ora di andarmene di qua. Se per sbagUo qualcuno dei miei uomini aprisse il fuoco, potrebbe scatenarsi il dehrio». Il problema più grande è che gli americani a Baghdad sono praticamente privi di beni di prima necessità per i civili. Sebbene stiano lavorando per ripristinare la fornitura di luce e acqua, sono ancora in attesa della carovana dei camion con gli aiuti umanitari, che procedono a rilento e hanno da poco superato Karbala. L'acqua e il cibo di cui dispongono sono tutt' altro che abbondanti. In alcune unità viene distribuito un solo pasto ogni due soldati dal momento che gli ufficiali addetti alla logistica hanno realizzato che le scorte sono in via di esaurimento. Il personale medico ha dovuto fronteggiare i primi casi di disidratazione causati dalla carenza d'acqua. Sebbene il numero delle perdite statunitensi nella battaglia per Baghdad sia finora irrisorio rispetto alle stime delle vittime irachene, non v'è dubbio sul fatto che l'ambiente cittadino limiti notevolmente l'impatto della superiorità tecnologica americana, che nel deserto è devastante. All'ospedale da campo del mio battaglione in questo fine settimana sono giunti in elicottero sei feriti, reduci dagli scontri in città. Uno di loro era stato colpito alla testa da un proiettile. A sera non ho potuto fare a meno di vedere quattro salme, cosa che non era mai capitata da quando avevamo superato la frontiera col Kuwait. Quella notte alcuni ufficiali discutevano vicino a una jeep su come organizzare il funerale di una delle vittime. Ho potuto distinguere, nitide, le parole di uno di loro: «Non è ancora il momento di rattristarci per lui. Questa è la guerra. La gente muore. Per adesso dobbiamo solo fare del nostro meglio per evitare che qualcuno lo raggiunga. Avremo tutto il tempo che vorremo per piangere. Quando tutto questo sarà finito». Copyright The Daily Telegraph li n militare è StatO colpito a una gamba in città da un tiratore appostato chissà dove. E arrivano notizie di attentati suicidi sventati a un posto di blocco americano Due miliziani iracheni in una strada di Baghdad Un gruppo di donne osserva i soldati americani nella capitale irachena Gli abitanti della capitale si assiepano chiedendo acqua. Il comandante di una compagnia: «Tutto questo mi ricorda Black Hawk Down. Se uno dei miei uomini aprisse il fuoco per sbaglio qui si scatenerebbe il delirio»

Persone citate: Abrams, Oliver Poole, Peter Pace, Saddam Hussein