Le truppe americane nel cuore di Baghdad di Maurizio Molinari

Le truppe americane nel cuore di Baghdad ASPRI COMBATTIMENTI NELLA CAPITALE MENTRE CONTINUANO I BOMBARDAMENTI Le truppe americane nel cuore di Baghdad Fanti e marines penetrano nei luoghi-simbolo del regime Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Al terzo giorno di assedio le truppe americane sono entrate a piedi dentro Baghdad con l'intenzione, come ha annunciato il Pentagono, di «restarci». Dopo 48 ore di brevi incursioni da parte di mezzi blindati, ieri il generale Tommy Franks, comandante di «Iraqi Freedom», ha dato luce verde alle truppe al fine di creare delle basi dentro il tessuto urbano. Da Sud-Ovest, nei pressi dell'aeroporto, sono avanzate unità della III Divisione di fanteria e da Sud-Est si è mosso il terzo battaglione della quarta compagnia di marines. L'avanzata ha avuto come obiettivo i luoghisimbolo del regime: tank e soldati sono entrati nel Palazzo Presidenziale lungo il Tigri e in altre due residenze di Saddam, hanno abbattutto alcune effigi del Raiss e sono passati attraverso le principali arterie e piazze della città per far capire alla popolazione che oramai i difensori della città sono in rotta. Gli americani sono arrivati nei pressi dell'hotel Rasheed, dove nel 1991 si trovavano i giornalisti, e l'hanno per breve tempo circondato, finendo sotto il fuoco di cecchini posizionati sul tetto. Tanto fanteria che marines sono avanzati dietro a enormi bulldozer, che aprivano la strada. I combattimenti sono stati duri, come avvenuto nei due giorni precedenti, miliziani del Baath, Fedayn di Uday Hussein e uomini della Guardia Repubblicana hanno bersagliato gli americani, causando vittime. A sostegno dell'avanzata di terra è intervenuta l'aviazione, ma alcune bombe sono andate fuori bersaglio: nel quartiere residenziale di Al Mansour è stato colpito un edificio nel quale abitavano due famiglia e il bilancio, finora parziale, è di nove morti e tredici feriti. Il comando del terzo battaglione dei marines, di base a Camp Pendleton, meno di un'ora prima dell'attacco è stato raggiunto da un missile iracheno, che ha ucciso due soldati e due giornalisti aggregati all'unità militare. Il Pentagono non ha dato il totale delle perdite subite ieri, ma ha parlato di combattimenti «intensi», confermando che «la guerra con è affatto finita», ovvero che la resistenza degli irriducibili continua. D'altra parte il ministro dell'Informazione, Mohammed Saeed alSahaf, è tornato a irridere agli annunci della coalizione dichiarando in tv che «i soldati aggressori si stanno suicidando alle porte della città» e che gli altri «verranno dati alle fiamme, i soldati di Saddam Hussein gli daranno una lezione che difficilmente potranno dimenticare». I comandi americani da parte loro ribattono dando notizia di «massicce diserzioni fra gli iracheni nei quartieri SudOrientali della città». Sempre per accrescere la pressione sugli iracheni, il generale Franks ha fatto sapere che ieri, per la prima volta, ha visitato tre località dove si svolgono combattimenti. La guerra psicologica fra le forze della coalizione e ciò che resta dell'Iraq di Saddam Hussein è l'altra faccia degli scontri sul campo. Tommy Franks si prepara a un periodo lungo di combattimenti: ieri migliaia di mezzi sono stati visti transitare sui ponti sull'Eufrate e sul Tigri per andare a rafforzare lo schieramento dell'assedio. In un caso, sul Tigri, un ponte era pericolante e i marines lo hanno fatto saltare. La novità della giornata di ieri è arrivata con il calar della notte quanto fanteria e marines non sono tornati alle basi di partenza, attestandosi dentro ia città. «Siamo dentro Baghdad per restarci, non abbiamo intenzione di andare via», ha spiegato il generale Vincent Brooks del Comando Centrale in Qatar. La presenza sul territorio significa che è iniziata la fase della conquista «per settori» della capitale. Si procede con cautela perchè, come ricorda il generale Richard Meyer, capo degli Stati Maggiori Congiunti, «due divisioni della Guardia Repi^blicana sono state distrutte, altre quattro le stiamo cercando». Durante l'avanzata verso Baghdad americani e britannici affermano di aver distrutto tutti i carri armati T-55 e T-72 in possesso degli iracheni «tranne un paio di dozzine». Dentro i confini iracheni il numero dei soldati alleati aumenta: sono arrivati a 125 mila, ma manca ancora la IV Divisione di fanteria, che potrebbe essere aviotrasportata fino alla pista dell'aeroporto di Baghdad. A Sud gli inglesi sono oramai dentro Bassora e danno la caccia ai miliziani del Baath, che ancora resistono. «Gran parte della città è nelle nostre mani», afferma il ministro della Difesa, Geoff Hoon. GU alleati sentono che la vittoria è vicina anche se Saddam Hussein non si trova. L'intelligence ha terminato l'esame dell'ultimo discorso in tv di Saddam e afferma che «è autentico», dunque due le ipotesi: il Raiss è rifugiato in un bunker o è fuggito, forse nella natia Tikrit, forse in Siria. «Non credo che sia necessario mettere le mani su Saddam Hussein per proclamare la vittoria - commenta il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld nel momento in cui non sarà più in grado di govemarr, il suo Paese allora il regime verrà cambiato». L'approccio di Washington è simile a quello avuto in Afghanistan dopo la caduta dei taleban: la vittoria militare non coincide con la cattura del leader avversario. Rumsfeld resta comunque prudente. «La vittoria non arriverà presto, dovremo aspettare ancora perché si tratta di un grande Paese». - Gli alleati sono entrati dentro le città - Baghdad, Bassora, Najaf e Karbala -, ma non le controllano ancora e la resisten- za continua. A Nassiriyah è avvenuto quello che alcuni al Pentagono temevano; scontri fra iracheni, entrambi armati. «Abbiamo assistito a qualcosa di nuovo - ha raccontato il capitano Rick Crevier, del 15" corpo di spedizione dei marines -: vi sono due gruppi di iracheni che si sparano, crediamo che gli uni siano dei Fedayn e gli altri degli oppositori, ma potrebbero essere anche dei clan rivali». Il fronte si muove anche a Nord. I para americani della 173a Divisione aerotrasportata hanno conquistato assieme ai pashmerga una posizione nei pressi di Mosul e sono oramai arrivati a ridosso del centro petrolifero di Kirkuk. I comandi americani parlano di «debole resistenza». Un mezzo corazzato della Terza divisione sotto un arco nel quartiere settentrionale di Baghdad, durante la manovra a tenaglia per arrivare nel centro della città L'aviazione sostiene l'avanzata, ma alcune bombe vanno fuori segno. Nel quartiere di Al Mansour colpita una casa con due famiglie: nove morti Saddam non si trova Si ritiene che sia rifugiato in un bunker oppure che si sia riparato nella sua natia Tikrit. Ultima ipotesi: che sia in Siria Due marines, fra polvere e fumo, durante la perlustrazione della capitale irachena