Giallo intemazionale sul nigeriano assassinato di Lodovico Poletto
Giallo intemazionale sul nigeriano assassinato IL DELITTO DI LUNGO DORA SAVONA: IL GIOVANE NON AVEVA ALCUN PRECEDENTE Giallo intemazionale sul nigeriano assassinato Un indizio dalla richiesta di asilo Lodovico Poletto Chi era Courage Egonmham, l'uomo di colore ammazzato l'altra notte in lungo Dora Savona? Su di lui, negli archivi della Questura c'è poco o nulla: un fascicolo con pochi fogli che raccontano di quella volta, nel novembre di tre anni fa, quando venne fermato per un controllo dai poliziotti del commissariato Dora Vanchiglia. E subi-' to rilasciato. E poi ci sono i documenti che gli avevano consentito di ottenere il permesso di soggiorno. Niente altro. Da allora era una specie di fantasma che si muoveva in città senza incappare mai nei guai, senza lasciare tracce e mantenendo su di sé la riservatezza più assoluta. Ma c'è anche una seconda domanda, ancora senza risposta: perché quel ragazzone di 27 anni, che una vecchia foto segnaletica mostra con addosso una maglietta e un giubbottino senza maniche, si era fatto in quattro nel preparare i documenti necessari per chiedere asilo politico nel nostro Paese? Il medico legale ha stabilito che lo hanno ucciso con una coltellata precisa all'arteria femorale. Un colpo netto che lo ha fatto morire nel giro di pochissimi minuti, dissanguato. E quel fendente è stato preceduto, oppure seguito, da altri colpi, sempre sulla gamba sinistra e sul lato sinistro del corpo, che gli hanno lasciato segni poco profondi, e certo non mortali. Elementi che, adesso, fanno pensare che l'assassino abbia aggredito la sua vittima mentre era già seduto al volante della Golf, con la cintura di sicurezza allacciata e pronto a partire. Ma è soltanto una supposizione, perché non c'è un solo testimone in grado di raccontare che cos'è accaduto. Non uno. Nemmeno il conducente della Mercedes che per primo ha soccorso il giovane nigeriano e che poi se lo è visto morire sotto gli occhi, mentre l'equipe del 118 stava tentando l'impossibile per rianimarlo: «Ero andato a controllare perché quell'auto era ferma in mezzo alla strada. Quel ragazzo mi ha sussurrato "sto male" e poi si é accasciato sul volante...». E allora l'unica speranza per scoprire chi ha ucciso questo ragazzo è scavare nel suo passato, nelle sue amicizie e nelle sue frequentazioni, e tentare di rico- struire le sue ultime ore di vita. Qualche elemento lo ha raccontato già nella notte tra sabato e domenica la sorella di Courage Egonmham. A lei i poliziotti sono risaliti nella notte, controllando i documenti dell'auto. «Mio fratello aveva cenato a casa mia. Dopo mangiato, verso le 19, se n'è andato. Dove, però, non lo so. Non mi diceva mai niente dei suoi spostamenti e delle sue amicizie» ha spiegato. Negando di conoscere il suo indirizzo a Torino e mantenendosi sul vago anche per quanto riguarda le motivazioni che avevano spinto Courage, qualche mese fa, a presentare una domanda di asilo politico alla questura di Ravenna. Quando le hanno spiegato che per suo fratello non c'era più nulla da fare, è stata colta da un malore. Ha pianto e s'è disperata per quasi due ore negli uffici di via Granoni. Intanto proseguono gli accertamenti. I controlli sul telefono cellulare di Courage e sui documenti trovati nelle sue tasche, potrebbero fornire qualche indicazione utile per ricostruire gli spostamenti nelle ore immediatamente precedenti la morte. E magari risalire anche alle persone che hanno trascorso con lui le ultime ore. Il commissario Marco Basile, capo della sezione omicidi della Mobile, però è perplesso: «L'anomalia di quest'omicidio - spiega - sta nelle modalità di esecuzione. Chi lo ha colpito, lo ha fatto a tradimento. Forse c'è stato un litigio, forse voleva soltanto ferirlo». Ma, per ora, queste sono soltanto supposizioni. Courage Egonmham, 27 anni Il corpo del rifugiato politico nigeriano, assassinato sabato sera in Lungo Dora Savona
Persone citate: Courage, Marco Basile
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