Schianto a Suzuka Kato è in fin ci vita

Schianto a Suzuka Kato è in fin ci vita UN TERRIBILE INCIDENTE FUNESTA IL VIA DEL MOTOMONDIALE CHE PARLA ITALIANO: PERUGINI (125), POGGIALI (250) E ROSSI DAVANTI A BIAGGI E CAPIROSSI Schianto a Suzuka Kato è in fin ci vita giapponese finisce quasi subito contro un muro a 250 km orari Rianimato in pista, è in coma per ie gravissime fratture al cranio I piloti sconvolti lanciano accuse: siamo stati mandati al massacro Enrico Biondi Doveva essere una grande festa per i colori italiani. In fondo, il motomondiale era appena ricominciato sul lontano circuito di Suzuka, Giappone, (di proprietà della Honda) con un nuovo trionfo in tutte le classi. Invece il terribile schianto che ha ridotto in fin di vita il giapponese Dajiro Kato, ex campione del mondo della classe 250, l'uomo sul quale il Sol Levante faceva affidamento per vincere un titolo iridato nella massima serie, ha fatto scendere un velo di tristezza sul Grande Circo delle due ruote e fatto passare in secondo piano i successi di Perugini (classe 125), del sammarinese Poggiali (250) e del solito Valentino Rossi nella MotoGp davanti a Piaggi e un bravissimo Capirossi. E il dolore per le terribili notizie si è subito mischiato alla rabbia dei piloti. Sul banco degli imputati, ancora una volta, ci sono finiti gli organizzatori, i responsabili del circuito nipponico e gli addetti alla sicurezza sulle piste. L'incidente a Kato è accaduto pochi minuti dopo il via della gara più attesa, quella della MotoGp, ed è avvolto dal mistero. Comunque sia Kato, (che proprio oggi compie 27 anni ed è diventato padre per la seconda volta da una decina di giorni), ora giace in un letto del centro di terapia intensiva dell'ospedale di Yokkaichi e sta lottando tra la vita e la morte. E' in coma profondo, il corpo straziato dalle gravi ferite riportate nel terribile impatto con un maledetto muro, costruito troppo vicino alla pista e senza adeguate protezioni. Ha subito due arresti cardiaci, il primo in pista, il secondo appena giunto in ospedale. Il bollettino emesso dai medici è agghiacciante: Kato ha subito un gravissimo trauma cranico, con numerose fratture in tutto il corpo. Si è intervenuto subito abbassando la temperatura corporea e limitando al massimo l'attività cerebrale per evitare ulteriori complicazioni. Poi i medici hanno scoperto una seconda frattura, tra la prima e la seconda vertebra cervicale. Richiesto di un parere il dottor Costa, tra i primi a soccorrere lo sfortunato pilota, tra le lacrime ha confidato che «la vita di Kato è appesa a un filo sottilissimo/Se si salva, sarà tetraplegico dal collo in giù e senza respiro. Non sarà cioè autonomo sia come movimento di braccia e gambe, sia come funzione respiratoria». Oscuro, dicevamo, il motivo della caduta, che neppure le immagini delle telecamere a circuito chiuso hanno aiutato a capire: Kato pare sia caduto da solo, a circa 250 orari. La moto è stata posta sotto sequestro. Ad una prima analisi salta all'occhio la mancanza della banda frenante del disco anteriore destro in fibra di carbonio mentre la relativa pinza idraulica, il freno sul lato sinistro, la ruota e lo pneumatico non presentano danni apparenti. La rottura improvvisa del solo freno a disco destro spiegherebbe il perché dello scarto improvviso contro il muretto e l'impatto violentissimo. Ma, ripetiamo, al momento questa è solamente un'ipotesi. Tutto il resto, come si diceva, è cassato in secondo piano. Le bele notizie per l'Italmoto si era aperte al mattino con la splendida vittoria del ritrovato Stefano Perugini (Aprilia) nella classe 125. Il pilota romano (soprannominato l'Etrusco perché nato a Sutri) era dal 1996, Gran Premio di Gran Bretagna, che non riassaporava la gioia di una vittoria. Dopo alcuni anni passati in 250 senza successo e il ritomo la scorsa stagione nelll'ottavo di litro, ecco il successo, strappata a un altro italiano, il ternano Giansanti. Quarto Cecchinello, e visibilmente danneggiato da un contatto ravvicinato con Perugini che proprio per questo è stato multato di 5 mila franchi svizzeri ma non penalizzato in classifica. In secondo piano anche l'impresa, memorabile, del sammarinese Manuel Poggiali (Aprilia) capace di vincere all'esordio nella 250 (exploit non riuscito neppure a Capirossi, Rossi e Biaggi) ma soprattutto capace di rimontare dal 230 posto della partenza, alla vetta in soli 12 giri. E poi la cavalcata nella classe regina dei tre moschettieri, Rossi, Biaggi e Capirossi, secondo l'ordine di arrivo. Un Valentino imprendibile, un Max deciso a resistere ma soprattutto «Topolino» Loris in splendida forma, che ha riportato la Ducati sul podio all'esordio dopo 30 anni di assenza dalle gare. Una Desmosedici cresciuta bene e che si pone come valida alternativa alla Honda. E adesso tutti in Sud Africa, per dimenticare in fretta le tristezze di questo Gran Premio. L'Italmoto è partita con il piede giusto. Gli organizzatori, purtroppo, con quello sbagliato. Il giapponese Kato, esanime, viene trasportato al pronto soccorso: addossato al muro ciò che resta della sua Honda

Luoghi citati: Aprilia, Giappone, Gran Bretagna, Sud Africa, Sutri, Suzuka Kato