Tempi duri per Big Mac e Coca-Cola

Tempi duri per Big Mac e Coca-Cola IL BRACCIO DI FERRO SULLA GUERRA PESA SUI MARCHI USA Tempi duri per Big Mac e Coca-Cola Anna Messia La guerra, ma non solo. I dissidi tra europei e Usa pesano sulle sorti dell'industria di marca, sulle due rive dell'Oceano. Certo, l'effetto Iraq non va esagerato. Me Donald's è andato in rosso già nel 2002, per la prima volta da quando il colosso del fast food è sbarcato in Borsa 37 anni fa. Ma il rifiuto di una certa egemonia Usa rischia di pesare ancora per il Big Mac (650Zo del fatturato all'estero) come per Coca-Cola (680Zo di fatturato fuori dai confini Usa), Nike(670Zo), Reebok (420Zo) o Walt Disney (550Zo). Il fenomeno vale anche in senso inverso. Una lista di aziende francesi finite all'indice è comparsa il 26 marzo nientemeno che sul New York Times, dove, in un annuncio di un quarto di pagina - pagato dalla rivista web Newsmax.com, vengono messe alla berlina Air France, Bank of the West (controllata da Bnp Paribas), i prodotti del lusso (Chanel, Dior, Ppr) fino a Peugeot e champagne. L'eventuale boicottaggio dei consumatori Usa, dicono alcuni, è più propaganda che realtà economica. Ma altri obiettano che non è un caso il fatto che, nell'ultima settimana di Borsa, sui dieci peggiori titoli inseriti negli indicatori dei beni di consumo, ben sei fossero francesi. Dal punto di vista tecnico stanno peggio i colossi del brand tardgato Usa: Coca Cola, McDonald's e Nike. In particolare, la società che produce la nota bevanda è inserita in un canale ribassista di lungo termine del quale ha appena testato per l'ennesima volta il limite superio¬ re senza però essere stato in grado di superarlo. A livello operativo si può vendere il titolo allo scoperto (operazione consentita in Italia da numerose piattaforme di trading online) nel caso in cui i prezzi violassero quota 40 dollari con obiettivi a 35 prima e 31/30 in seguito. Anche McDonald's segue un movimento negativo con i corsi incastrati in un canale ribassista. E, anche in questo caso, l'operatività potrebbe essere aprire posizioni short sul titolo. Nello specifico sotto quota 14 dollari con obiettivi a 12 prima e 10/9 poi. Nike, infine, nonostante dalla seconda metà di febbraio abbia beneficiato di un'escursione in denaro, mostra un'impostazione precaria per una forte resistenza dinamica di lungo termine a ridosso dell'area di quotazione (50/52 dollari). In particolare, la violazione del supporto statico di medio periodo a quota 50 proietterebbe i corsi in area 46/45 inizialmente e verso quota 42/41 in seguito e ancora a 38. [Borsa&Finanza] A Wall Street tra i dieci titoli che perdono di più 5 sono francesi

Persone citate: Anna Messia, Nike, Walt Disney

Luoghi citati: Iraq, Italia, Peugeot, Usa