Lasciate gli animali fuori dal conflitto di Filippo Ceccarelli
Lasciate gli animali fuori dal conflitto Lasciate gli animali fuori dal conflitto Filippo Ceccarelli FRAi molti guai della guerra, o meglio tra i guai del clima di guerra che arroventa le tifoserie qui in Italia, ve ne sono alcuni rispetto ai quali non si sa bene se ridere o piangere. E forse, come capita spesso, vanno bene sia le lacrime che le risate, e magari in simultanea. Come valutare, altrimenti, lo scontro iconografico e testimoniale che l'altra settimana ha opposto due molossoidi stelle e strisce a uno scimpanzé arcobaleno? Il quotidiano Libero sta facendo da tempo una campagna per l'esposizione della bandiera americana dalle finestre e dai balconi. Cosa che, a giudicare dalle lettere, non sempre fila liscia. Ebbene: giorni fa un lettore, anche di una certa età (per quanto con scarpe a puntissima e giovaniUstica bandana in testa), ha inviato una foto in cui compare tra due possenti rottweiler. Ma il fatto conturbante è che tutti e due gli animali hanno i colori Usa al collo. «Non crediamo - si legge nella didascalia - che i pacifisti costringano anche loro a nascondere il vessillo». Loro sarebbero i cani, di cui è implicita la forza, ma anche l'ormai definitiva trasfigurazione politica a favore della guerra. Pippo, al contrario, e quindi sul fronte del pacifismo, è uno degli scimpanzé del Bioparco di Roma. E' alto poco meno di un metro, ha 23 anni, la testa spelacchiata, i dentoni gialli e l'aria un po' triste di chi è nato in cattività. E' infatti figlio o nipote di Romina, già piccola-grande attrattiva del Giardino Zoologico della capitale. Ai tempi, i visitatori le tiravano le sigarette accese nella gabbia, e alla lunga Romina aveva imparato a fumare. Se un inserviente gridava «Forza Roma!», Romina batteva le mani; a sentire «Forza Lazio!», invece, faceva un verso con la bocca, una specie di dolorosa pernacchia. Ecco, i tempi cambiano, le esibizioni pure, e così da un paio di settimane Pippo agita un drappo arcobaleno. Non si sa chi glielo ha dato, ma la scimmia pacifista lo lancia in aria, lo fa roteare, le scolaresche esultano, «e lui si diverte molto» assicurano gli inservienti. Nella foto, dove è naturalmente visibile con quel suo straccio, non sembrerebbe proprio. Ma pazienza. Nell'Italia dell'intrattenimento politico e della semplificazione civile anche gli animali vengono arruolati. Laggiù in Iraq, del resto, li usano davvero. Da Safwan le cronache hanno dato conto dei successi di Buster, un cane che scova esplosivi e miliziani al servizio del reggimento britannico Duca di Wellington. Così come si è saputo che la marina statunitense usa delle otarie in funzione anti-sub. Tristemente istruttiva anche la vicenda del delfino sminatore californiano, Tacoma, che appena messo in acqua si è disperso nel golfo, con tanto di sonar sul naso, poveraccio. E gli asinelli morti nel deserto, i piccioni liberati prima dell'ennesimo bombardamento... Pare ingiusto e superfluo occuparsi delle bestie quando nell'immane tragedia muoiono gli uomini, militari e civili, innocenti o colpevoli che siano. E tuttavia forse proprio gli animali, o comunque anche gli animali aiutano a capire quanto la guerra abbia la capacità di installare la demenza nel cervello degli uomini, lasciandovela probabilmente per il tempo che occorre prima che i lutti e le sofferenze la consumino. Qui in Italia basterebbe solo capire che vi sono entità che non è giusto coinvolgere nello scontro sulle scelte politiche. Probabilmente lo scimmiotto avrebbe sventolato a comando la bandiera a stelle e strisce; e i due rottweiler si sarebbero lasciati tranquillamente fotografare con l'arcobaleno al collo. Già è troppo tragica la guerra per farne uno spettacolino da circo. E già il circo della politica è troppo affollato per farci entrare pure gli animali. WP*
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