Nuovo welfare, pressing su Maroni

Nuovo welfare, pressing su Maroni IL MINISTRO STUDIA LA SOLUZIONE CHE ACCONTENTI LE CONFEDERAZIONI E GLI INDUSTRIALI Nuovo welfare, pressing su Maroni Entro Pasqua l'incontro con i sindacati sulla previdenza ROMA Meglio "accontentare" i sindacati o Confindustria? È il dilemma che impegna da tempo il ministro del Welfare, Roberto Maroni che, «al massimo entro Pasqua» scioglierà il silenzio sul documento unitario presentato da Cgil, Cisl e Uil in tema di previdenza. Il difficile compito della mediazione è ormai alle battute finali: entro 15 giorni il ministro dovrà scoprire le proprie carte. Ed appare chiaro che la scelta del ministro di temporeggiare ancora nasce dall'esigenza di trovare l'uovo di Colombo che da un lato salvi la riforma, importante biglietto da visita nell'Unione Europea; e dall'altro riceva il via libera di Confindustria e, al contempo, freni i sindacati dalla tentazione di scendere di nuovo in piazza. Per il momento, comunque, la riforma previdenziale approvata dalla Camera il 27 febbraio scorso è riuscita a scontentare tutte le parti sociali e ora il "secondo tempo" al Senato costringerà il ministro a fare una scelta più netta. La strada comunque è stretta: da un lato, infatti, le confederazioni pre¬ mono sul ministro per cancellare dalla delega la «pericolosa» decontribuzione in cambio, per esempio, della fiscalizzazione degli assegni familiari (misura a totale carico delle aziende); dall'altro Confindustria continua a sottolineare la propria delusione per una decontribuzione troppo blanda e tutto sommato scritta solo sulla carta, visto che il testo licenziato da Montecitorio ha eliminato il tetto minimo del taglio contributivo aprendo, di fatto, la strada a una "sforbiciata" dello 0,loZo. Senza contare che l'ultima parola sull'entità del taglio è comunque rinviata ad ogni Finanziaria, anno per anno. Difficile per Maroni, quindi, smorzare i toni della polemica e addirittura impensabile farlo, dichiarando, come ha fatto il 27 febbraio scorso, che l'ultima parola sulla decontribuzione spetterà solo a lui: in altri termini nei decreti attuativi potrebbe essere ripristinato il taglio contributivo del 30Zo. Se l'intento era quello di rassicurare Viale dell'Astronomia non è andato in porto. Non più tardi di tre giorni fa, infatti, il direttore generale degli industriali, Stefano Parisi ha detto chiaramente che il testo della delega è «uscito peggiorato dalla Camera» e ha snocciolato i propri calcoli sugli effetti della decontribuzione, come promemoria per il ministro. «Con la nostra proposta di 3 punti in meno di contribuzione e il Tfr nella previdenza privata - ha sottolineato - la copertura pensionistica arriva fino al 950Zo: maggiore di quella che si ottiene con la nforma Amato o Dini». Senza parlare della reazione dei sindacati, più che allarmati dalla possibilità che il testo della riforma, una volta approvato in via definitiva, possa essere stravolto nei decreti delegati, proprio sul tema della decontribuzione. «Una misura - scandiscono ogni giorno le confederazioni che mina il delicato equilibrio realizzato con le riforme già fatte, mettendo in discussione sia la sostenibilità finanziaria del sistema sia la necessità di garantire pensioni adeguate a tutti i lavoratori compresi i più giovani che riceveranno una pensione calcolata sull'insieme dei contributi versati nell'arco di tutta la loro vita». Ma l'insoddisfazione di Confindustria e la protesta dei sindacati riguardano anche altri "capitoli" della delega. A Cgil, Cisl e Uil, infatti, non va giù nemmeno l'obbligatorietà del trasferimento del Tfr ai fondi. A questa strada preferiscono quella di un conferimento volontario e di incentivi fiscali efficaci che ne amplino la convenienza finanziaria. Pieno disaccordo anche sulla parificazione prevista tra fondi aperti e fondi negoziali. Una contrarietà sulla quale conviene anche Confindustria, convinta che siano preferibili i fondi chiusi. Il sì di Viale dell'Astronomia ai fondi aperti potrebbe scattare solo a patto che siano di natura collettiva. Pollice verso degli industriali anche sulla "casella" vuota dei disincentivi a posticipare l'uscita dal mondo del lavoro una volta maturati i requisiti per la pensione di anzianità. Ed ancora sulla cancellazione della "novazione" del rapporto di lavoro per i dipendenti che intendono continuare a lavorare che invece è stata accolta con favore dai sindacati, [r. e.] Il ministro del Welfare Roberto Maroni La riforma previdenziale approvata dalla Camera il 27 febbraio ha scontentato tutte le parti sociali

Persone citate: Dini, Maroni, Roberto Maroni, Stefano Parisi

Luoghi citati: Roma