Uday e Qusayf ombra del Raiss di Mimmo Candito

Uday e Qusayf ombra del Raiss CHE COSA POTREBBE NASCONDERSI DIETRO LE «APPARIZIONI» DEL DITTATORE Uday e Qusayf ombra del Raiss Sarebbero loro, ormai, il vero potere a Baghdad personaggi Mimmo Candito Oè vivo, o è morto. Per Saddam Hussein sembrava finora che le ipotesi su cui si stanno tormentando i cervelli delle centrali d'intelligence non potessero andare molto al di là di quella banale anche se drammatica - alternativa. 0 è vivo o è morto. E si analizzavano le sua comparsate in tv, la voce che leggeva i messaggi alla nazione, le fotografie dei satelliti che mostrano un barellato presuntamente simile a Saddam. Però, ecco ora che spunta una terza ipotesi, che il Raiss sia vivo si, però in condizioni di non poter più guidare la. macchina del potere, e che questa sia passata sotto il controllo dei due figli, il brutale ma silente Qusay e quel pazzo scatenato di Uday. Gl'ideatori di questa «terza via» sono (naturalmente) gl'inglesi. Con disdoro di James Bond e della sua avvolgente arte dell'investigazione, non è che in questo momento gl'inglesi godano d'ima particolare considerazione quanto all'attendibilità della loro centrale spionistica, dopo che il primo ministro Blair ha venduto al mondo una colossale ((bufala» spacciando per un debcato documento segreto la maldestra scopiazzatura d'una tesi di laurea, per di più vecchia d'una decina d'anni. Nella «guerra d'informazione» che si è sovrapposta alla guerra guerreggiata nessuno, comunque, può rivendicare serie patenti di credibilità: non certamente Saddam Hussein e il suo ministro dell'Informazione, chù offrono ben poche possibilità di verifica alle «notizie» che passano al mondo; e però nemmeno Rumsfeld e Bush, che hanno strombazzato di una «Bassura liberata» già al terzo giorno di guerra ma nella città ancora ieri sera si stava combattendo. Questa «terza via» saddamiana verrebbe confermata (con una tecnica d'interpretazione assai simile alla cremlinologia dei tempi passati) dalle apparizioni congiunte in tv dei due fratelli, Qusay e Uday, che in effetti - prima della guerra soltanto raramente usavano mostrarsi insieme in pubblico. Come prova dell'attendibilità di un passaggio di mano del potere a Baghdad, quella considerazione non pare un granché; ma proprio la paranoica riservatezza che ha sempre accompagnato la vita pubblica di Saddam - di lui si dice che sia l'unico capo di Stato a vivere in clandestinità - rende alla fine possibile qualsiasi «scoperta» dei servizi d'inteUigence. Anche se sono quelli inglesi. D'altronde, Saddam aveva già preparato in qualche modo la propria successione. Non che volesse uscire di scena: a 65 anni, e nel pieno controllo (così, almeno, appariva finora) del suo regime, tutte le decisioni più rilevanti dell'Iraq, compresa le risposte da dare alle sollecitazioni che in questi ultimi mesi venivano dalle Risoluzioni dell'Onu, sempre hanno avuto lui come unico e solo protagonista. Tuttavia, il Raiss ha anche tenuto ben presente il dovere d'immaginare una propria «immortalità», predisponendo una linea di successione che potesse garantirgli una sopravvivenza del regime anche quando lui non ci fosse stato più. La linea di successione non si discosta, naturalmente, dalla stretta discendenza dinastica; solo che rovescia la naturale gerarchia disegnata dalla primogenitura e la ribalta, ponendo al primo posto Qusay, 37 anni, e soltanto al secondo posto il fratello maggiore, Uday, che di anni ne ha 39. Questa decisione è stata presa qualche tempo fa, nel '99, dopo che Uday aveva dato tanta pessima manifestazione del proprio carattere da costringere il padre a invertire il ruolo dei due figli. Mai nessuno ne ha dato comunicazione, ma la si è dedotta dal progressivo trasferimento di poteri dal fratello più grande al secondogenito. Non è che Uday sia stato cancellato. Continua a essere il Rettore della Facoltà di Scienze dellUniversità di Baghdad, il direttore di una delle tv di Stato (anche se oggi rese assai malconce dalle bombe di Bush), 0 direttore del giornale «Babel», il direttore e proprietario d'uno dei più grossi conglomerati commerciali dell'Iraq, e soprattutto il gestore unico dei traffici di borsa nera attraverso i quali Baghdad - e la Nomenklatura del potere - hanno comunque potuto alimentare consumi e stili di vita indifferenti all'embargo dettato 12 anni fa dalle Nazioni Unite. Però, soprattutto, Uday è l'inventore e il comandante in capo di quella formazione dei Fedayn che più ha dato filo da torcere agl'inglesi a Bassora e più ne sta dando ora agli americani, nella periferia di Baghdad. I Fedayn sono un'organizzazione paramilitare protetta da un codice di semiclandestinità che ne fa una delle macchine repressive più dure e più efficaci del regime: la sua fedeltà a Saddam e Uday è drammaticamente documentata proprio dall'asprezza della resistenza che hanno opposto all'avanzata delle truppe britanniche che muovevano alla conquista del Sud sciita; ma, anche se sanno operare come un vero esercito - e hanno in dotazione una Unea di fuoco che poco ha da invidiare a un esercito regolare, con carri armati e artiglieria leggera - loro compito principale è stato il controllo del fronte interno. E, avendo quale comandante un criminale paranoide com'è Uday, che ha sempre usato il potere con spirito e comportamenti che ripetevano le peggiori nefandezze d'un Caligola orientale, si può ben immaginare di quale violenza repressiva usassero servirsi per tenere sotto vigilanza ogni ombra d'inconformità politica con il regime. Qusay, invece, che poi somiglia al padre come soltanto un figho può farlo, stessi baffoni, stessa faccia, stessa corporatura, identici anche i movimenti e le espressioni del viso, Qusay se n'è stato sempre nell'ombra, almeno fino a quando Saddam non ha ribaltato la linea di successione. A conferma della fiducia posta nel secondogenito - che sicuramente è più equilibrato di Uday, e nient'affatto contagiato dai pericolosi eccessi di collera del fratello - Qusay ha ricevuto dal padre il comando della Sezione Speciale della Guardia Repubblicana, cioè di quei 15 mila fedelissimi legati al regime e alla figura del Raiss da una dedizione assoluta: coloro, insomma, che dovranno proteggerlo fino all'ultimo dai marines di Franks ma anche dai possibili complottatoli di Palazzo che l'imminenza della fine del regime potrebbe sollecitare ad agire con un ultimo, disperato, colpo di coda. L'intelligence britannica sostiene ora che questi poteri consegnati ai due figli - i Fedayn e la Sezione Speciale - sono lo strumento che sta legittimando sul terreno il controllo del regime da parte dei due fratelli. Gli spioni di Blair sostengono che Saddam sarebbe oggi «completamente fuori gioco», e che non viene data alcuna ufficialità al cambio di comando soltanto per le drammatiche circostanze d'una guerra alle porte della capitale. Nelle immagini tv «Saddam» sarebbe dunque soltanto un sosia, che verrebbe usato come un pupazzo dai due fratelli e dalla più ristretta cerchia del regime. Ma, alla fine, questo scenario scespiriano non contrasterebbe nemmeno con un' altra ipotesi sulla quale da tempo lavorano i servizi d'intelligence americana e inglese: che Saddam in realtà sia morto già tre anni fa, che un sosia lo abbia sempre sostituito nelle apparizioni pubbliche, e che i due fratelli e la «banda dei 5» che regge Baghdad siano gli unici a saperlo. UDAY HUSSEIN, primogenito del Raiss, responsabile dei Fedayn, viene descritto come «un sanguinario psicopatico che soffre di delirio paranoide» (la diagnosi a distanza è di due psichiatri egiziani). L'ex erede naturale di Saddam ha 39 anni e deve dire grazie tre volte: per il fisico robusto, per la buona stella che lo accompagna e che gli permise nel 1996 di sopravvivere a un terribile attentato, e per l'amore morboso e la protezione che sua madre Sajida gli riserva contro tutto e tutti, compresi forse Saddam e Qusay, il secondogenito preferito dal padre e, a parere degli osservatori, successore designato. Saddam gli ha sempre affidato incarichi minori, come la direzione dei principali organi di stampa, la presidenza del comitato nazionale olimpico e della lega calcio, L'INTELLIGENCE BRITANNICA RITIENE CHE LA MACCHINA DELLO STATO SIA RETTA DAI DUE FIGLI DI SADDAM Hanno in mano i Fedayn e la Sezione Speciale; e questo basterebbe a legittimare sul terreno il loro controllo del regime. Secondo Londra non si dà ufficialità al cambio della guardia soltanto per il conflitto alle porte della capitale QUSAY HUSSEIN è il secondogenito. Responsabile della Guardia Repubblicana. Sembrava destinato a vivere nell'ombra, da cadetto. Si è però applicato con diligenza alle incombenze affidategli, salendo gradualmente nella stima del padre sino a farlo persuadere che il secondogenito era anche il collaboratore più fidato e capace. Cosi da comandante di unità militari più piccole Qusay è divenuto prima capo di un servizio speciale del controspionaggio. Poi il padre gli ha affidato il controllo della corrispondenza presidenziale e lo ha cooptato nel Baath, il partito unico al potere. Successivamente la nomina più prestigiosa, quella di comandante in capo del temuto corpo di élite. IL DELFINO

Persone citate: Babel, Bush, Franks, James Bond, Rumsfeld, Saddam Hussein, Sajida

Luoghi citati: Baghdad, Bassora, Iraq, Londra