«Forza Pietro, c'è una fiaccola che ti aspetta» di Claudio Giacchino

«Forza Pietro, c'è una fiaccola che ti aspetta» EVEUNACHRISTILLIN RISPONDE AL VECCHIO CAMPIONE BIANCONERO: SARA CERTAMENTE DEI NOSTRI «Forza Pietro, c'è una fiaccola che ti aspetta» Claudio Giacchino PIETRO Rava, indimenticato terzino della Juventus degli Anni Trenta, ha pubblicamente confessato in tv il sogno di essere tedoforo olimpico: «Quanto mi piacerebbe essere tra i fortunati che porteranno la torcia a Torino, per i Giochi del 2006. Se la salute continua ad assistermi in modo tanto benevolo - sapete, ho 87 anni -, spero proprio che gli organizzatori tramutino il sogno in realtà». Il desiderio di Rava è ricco di romanticismo: l'eroe degli stadi di tanto tempo fa è anche un vincitore di Olimpia, era titolare della Nazionale azzurra che a Berlino, nel 1936, sotto la guida di Vittorio Pozzo, conquistò la medaglia d'oro. E quella medaglia gli è forse ancora più cara del trionfo di due anni più tardi a Parigi, nei Mondiali: di quelle nazionali leggendarie solo tre giocatori furono baciati dal successo berlinese e parigino: Foni, Olivieri e, per l'appunto, Rava. «A Berlino avevo 20 anni: la guerra m'impedì di vivere un'altra Olimpiade, la ricordo come un'esperienza fantastica, ecco perché vorrei dare il mio piccolo, modesto contributo all'edizione che si svolgerà nella mia città tra 34 mesi». Abbiamo girato la richiesta dell'ex calciatore a Evelina Christillin, vicepresidente esecutivo del Toroc, il comitato organizzatore della kermesse dei cinque cerchi. Entusiasta, l'Evelina, del sogno cullato da un atleta che tanto ha dato alla «mia Juventus. Il suo desiderio sarà di sicuro esaudito: si parla sempre dei grandi valori olimpici, Pietro Rava è la dimostrazione che essi attraversano il tempo, rinnovandosi di generazione in generazione». I tedofori, all'ultima Olimpiade di Salt Lake City, furono 13 mila, ciascuno resse la torcia per 400 metri. «Non sappiamo ancora quanti saranno i "nostri", stiamo studiando il percorso: comunque, Rava sappia che ha un posto fisso, che naturalmente correrà a Torino. Il progetto della torcia è in corso, quando sarà messo a punto lo renderemo noto, non c'è fretta. A ogni modo, con il Coni abbiamo già deciso che tutti i medagliati azzurri di Olimpia saranno tedofori, mi sembra una bella cosa, dovuta a chi ha fatto tanti sacrifici per salire sul podio». A Salt Lake City la Christillin fu tedofora, corse con in pugno la torcia nel tratto conclusivo, tra due ali di folla, nel centro della capitale dello Utah: fu una cosa straordinaria, commovente, non riuscii a non piangere. Ero il numero 168 del percorso finale, il viaggio della fiamma olimpica era iniziato due mesi e mezzo prima, ha attraversato 45 Stati americani: corsi vestita di una tunica bianca con il logo dei Giochi e nessun marchio commerciale perché, come dissero giustamente gli organizzatori, eravamo tutti "ambasciatori di pace". Presi la torcia da John, un petroliere con 154 società sparpagliate nel mondo e la consegnai, dopo i fatidici 400 metri, a Elder, capo della locale Chiesa mormone. Con noi c'erano anche Angela, degli Alcolisti anonimi, e Annie, malata di leucemia e in lotta con se stessa e per la vita. Ripeto, una esperienza indimenticabile, onore a Pietro Rava che vuole viverla, la sua età rende il desiderio ancora più commovente». Evelina Christillin vicepresidente vicario del comitato olimpico torinese

Luoghi citati: Berlino, Parigi, Salt Lake City, Torino, Utah