Commosso ritorno a casa per il soldato caduto in Russia di Francesca Paci

Commosso ritorno a casa per il soldato caduto in Russia IL CAPITANO CARLO RAMELLA TROVA LA PACE GRAZIE ALL'OSTINAZIONE DEL FRATELLO E DI UNA NIPOTE MAI CONOSCIUTA Commosso ritorno a casa per il soldato caduto in Russia Stroncato da una polmonite durante una ritirata, le spoglie da ieri al Monumentale dopo 61 anni Francesca Paci Il caporale Carlo Ramella, torinese, classe 1919, è tornato a casa ieri in una cassetta di zinco grande come una scatola di scarpe. Ferito a Ssofiawka il 18 febbraio 1942, morì dì polmonite un mese dopo durante una ritirata forzata, con le slitte in fuga a meno quaranta gradi. Il teatro è la campagna lanciata dalle armate dell'asse contro l'Urss dì Stalin due anni dopo l'inizio del secondo conflitto mondiale. L'età degli attori, la prima linea di ogni guerra: 23 anni Carlo Ramella, 23 il marine americano Patrick Miller catturato dall'esercito iracheno nella battaglia di Nassiriya, una settimana fa. La vita non vissuta del carrista resiste nel cuore del fratello maggiore Agostino, che ha accompagnato la cerimonia dei Reduci dì Russia al cimitero monumentale di Torino. Artigliere sul fronte jugoslavo. Agostino Ramella rientrò: quasi un secolo davanti per raccontare alla nipote Paola, oggi ventiseienne, quello zio-ragazzo che teneva per la Juve di Foni e Gabetto e avrebbe voluto giocare a calcio invece d'imbracciare un fucile. Ottantacinque anni, l'ex militare non ha scordato nulla. Le ultime dall'Ucraina sono del marzo 1942: «Conservo tre cartoline di Carlo. Una diceva che non erano ancora arrivate calze e maglie, faceva freddo. Nell'altra, il quadro di una baita dove era fermo per riparare un carro, i contadini lo trattavano bene. La terza spedita dall'ospedale: era stato ferito ad una spalla combattendo, gli valse la medaglia d'argento ma non potè vantarla mài». Pìccoli episodi che funzionerebbero sul blog del soldato americano L.T.Smash: nel Golfo da dicembre, da dove, come altri commilitoni, tiene un diario online. Ad Agostino Ramella non serve la Rete per conoscere i conflitti: «Una volta sul fronte francese, il comandò mi mollò a vigilare su ottocento proiettili. Dieci giorni a gallette e scatolame: quando sento nominare la guerra mi viene il pelo dritto». Se gli rammenti il fratello invece, trema un po'. Tentò dì andare a trovarlo al cimitero dì Nova Kamìankoisc, dove Carlo è stato sepolto finché, a dicembre 2002, il ministero della Difesa ha comunicato alla famiglia d'averlo riportato in Italia. Agostino faceva il tecnico automobilistico: nel '78 trascorse tre mesi in Russia a collaudare vetture. Solo lavoro, spiega: «Chiesi d'essere portato in Ucraina, inutilmente. Allora in Urss non ti potevi muovere». Avesse raggiunto la tomba, avrebbe riassunto alla foto gli ultimi trentacinque anni, la famiglia, la nipotina di pochi mesi, l'Italia, col linguaggio bellicoso del movimento studentesco, ma la pace ormai consolidata. Tutto rinviato a ieri mattina: la cognata Olga, la ragazza bionda a salutare lo zio mai conosciuto, il Paese sempre fratto ma disarmato. E questa nuova guerra portata in casa dalla tivù, coi suoi morti ragazzi come non fosse passato un secolo. Oggi come allora, la guerra si porta via ragazzi a cui è vietato immaginarsi un futuro I Reduci di Russia alla cerimonia di ieri al cimitero Monumentale Carlo Ramella, classe 1919

Persone citate: Agostino Ramella, Carlo Ramella, Gabetto, L.t.smash, Nova Kamìankoisc, Patrick Miller, Stalin