Daredevil è migliore delle sue avventure di Lietta Tornabuoni

Daredevil è migliore delle sue avventure PRIME CINEMA Daredevil è migliore delle sue avventure La gelida mediocrità delle opere di confezione, dei lavori di cui non importa nulla ad alcuno degli autori o degli interpreti, destina il film al mondo dei ragazzini, noncurante e distratto Lietta Tornabuoni I Supereroi si somigliano: hanno tutti una doppia identità (Superman-Clark Kent, Batman-Bruce Wayne, Uomo Ragno-Peter Parker, DaredevilMatthew Murdock), hanno spesso avuto un'infanzia dolorosa e un padre morto ammazzato, odiano la criminalità, vogliono aiutare la gente con slancio altruista, portano aderenti tute-maschera. Quella di Daredevil (in inglese il nome vuol dire temerario, ardito, audace) è di pelle rosso scuro («il colore del sangue rappreso») e non è la sua sola particolarità: il Supereroe ideato come fumetto nel 1964 da Stan Lee e Bill Everett per la Marvel Comics è cieco. Ha perduto la vista a causa di un isotopo radioattivo (mentre Superman, per dire, ha una supervista ai raggi X), in compenso ha acuiti gli altri sensi, può riconoscere le persone dall' odore o dal battito del cuore, una sorta di radar gli permette di cogliere la presenza di oggetti e gente. Difende la legge a doppio servizio, da avvocato di giorno, da giustiziere di notte: nel rischioso degradato quartiere newyorkese di Hell Kitchen ce n'è il massimo bisogno. È amato (anche attraverso scontri di kung fu sexy) da una ragazza atletica che però odia Daredevil ritenendolo responsabile della morte del proprio padre: equivoco classico. La personalità di Daredevil è più interessante delle sue avventure: anche se come Supereroe è l'ultimo arrivato, se nei quarant'anni della sua esistenza neppure col nome di Devil è riuscito an diventare famoso, amato e significativo quanto altri personaggi. Se un re nero del crimine lo vuole come avvocato, si nega: «Difendo solo gli innocenti». Se uccide è pieno di rimorsi, nevrotico, dubbioso: «Non sono io il cattivo». Il soggetto del film è povero, nutrito da accorgimenti, da effetti speciali, da Ben Affleck protagonista immutabile ma non anti¬ patico. La gelida mediocrità delle opere di confezione, dei film di cui non importa nulla ad alcuno degli autori o degli interpreti, destina «Daredevil» al mondo dei ragazzini, facile da contentare, noncurante e distratto. DAREDEVIL Di Mark Steven Johnson Con Ben Affleck, Jennifer Garner, Colin Fsrrell, Michael Clarke Duncan Avventuroso Usa,2003. TORINO, cinema Adua, Cineplex Massaua, Medusa, Pathè Lingotto, Warner Vìllage. MILANO, Colosseo, Manzoni, San Carlo. ROMA, Adriano, Atlantic, Broad- way, Cineland, Empire, Galaxy, Lux, Odeon, Reale, Trianon, Tristar, Dei, Warner Moderno, Warner Village Ben Affleck interprete immutabile ma non antipatico È amato (anche attraverso scontri di kung fu sexy) da una ragazza atletica che però lo odia ritenendolo responsabile della morte dei padre: equivoco classico Una scena del film «Daredevil» di Mark Steven Johnson, protagonista Ben Affleck

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino, Usa