Ciampi: la guerra abbia fine al più presto di Aldo Cazzullo

Ciampi: la guerra abbia fine al più presto IL PRESIDENTE IN PIEMONTE: ALL'ONU IL COMPITO DI FAR RINASCERE UN PAESE DEMOCRATICO Ciampi: la guerra abbia fine al più presto «Modello Balcani e Afghanistan per la ricostruzione in Iraq» Aldo Cazzullo inviato ad ALESSANDRIA «Esprimo il fervido auspicio che la guerra in corso in Iraq abbia al più presto fine» scandisce Carlo Azegho Ciampi. La guerra turba il Presidente della Repubbhca, che si è adoperato affinché l'Italia ne restasse fuori, e ora pensa al dopo. Auspica che le anni tacciano al più presto con la rinascita dell'Iraq democratico, che le organizzazioni intemazionali messe provvisoriamente fuori gioco tornino a guidare la partita, a cominciare dall'Onu, che venga data una risposta immediata all'emergenza umanitaria e garantita una transizione alla democrazia senza protettori unilaterali ma nel contesto della cooperazione transnazionale. A queste condizioni l'Italia ci sarà: il modello è quello dei Balcani e dell'Afghanistan, dove soldati italiani lavorano per mantenere la pace e aiutare la popolazione civile nel contesto di missioni intemazionali. «Già da ora - dice il Capo dello Stato nel teatro comunale di Alessandria - dobbiamo porci il problema di come la comunità intemazionale, attraversi le Nazioni Unite, possa assumere la responsabilità della rinascita di un Iraq democratico e della pacificazione dell'intero Medio Oriente, dove non siamo stati ancora capaci di arrivare alla soluzione pacifica». Sullo sfondo quindi c'è anche la ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi, sul modello «due popoli duo Stati», che garantisca la sicurezza agli israeliani e una patria ai palestinesi. «Anche se a questa guerra non partecipiamo, per volontà di tutte le forze pohtiche - precisa il Presidente, sottolineando l'unico punto, la non beUigeranza, condiviso in Parlamento sia dalla maggioranza che dall'opposizione -, non per questo restiamo estranei e meno che mai indifferenti a un evento per sua natura tragico che vorremmo non si fosse mai verificato». Ciampi coglie l'occasione per ribadire la sua contrarietà al conflitto (che non significa ovviamente equidistanza tra le parti) e segnalare un'emergenza: «Il nostro pensiero dolente va alla popolazione civile a cui è urgente recare aiuto». Il presidente, come il suo coetaneo Wojtyla, non dimentica di appartenere alla generazione che ha combattuto e vissuto le pene della seconda guerra mondiale, anzi, lo rivendica: «E' in questi momenti che si affaccia alla nostra mente il ricordo dell'esperienza diretta che noi abbiamo fatto nella nostra vita di quel che vuol dire una guerra. E proprio per la forza di questi ricordi che noi italiani, insieme con gli altri popoli europei, ci siamo impegnati con tutta l'anima, da più di mezzo secolo, nella costruzione di un'Europa in cui regnino la pace e la sicurezza». Nella visione del Quirinale, l'Europa è una comunità di valori che lavora per espandere la sfera di diritti e di libertà condivise. Per questo Ciampi auspica che nel semestre di presidenza italiana venga ricucito lo strappo tra l'asse franco-tedesco e quello atlantico tra Londra e Madrid (che ha l'appoggio dei paesi della «nuova Europa» sottratti all'influenza di Mosca), e l'Unione tomi a parlare con una voce sola, anziché trattare patti bilaterali con gli Stati Uniti. L'occasione per rimettere assieme i cocci dell'Ue potrebbe essere proprio la ricostruzione materiale e pohtica - dell'Iraq sconvolto dalla guerra. «Noi proponiamo - dice Ciampi - il modello di intervento nei Balcani e in Afghanistan, disposto dalle organizzazioni internazionali, come esemplare». L'Italia non si è tirata indietro in passato e non lo farà in futuro; in questa chiave va letta la frase dell'altro ieri, con cui il presidente escludeva l'invio di soldati italiani in Iraq per prendere parte ad azioni militari, mentre in un secondo tempo il nostro paese sarebbe disponibile a concorrere al sostegno alla popolazione civile e al mantenimento della pace: «Non dimentichiamo che la guerra ha infierito appena pochi anni fa nella penisola balcanica, e che in quella regione con noi confinante, così come in Afghanistan, si trovano tuttora mighaia di soldati italiani che hanno il compito di garantire la pace». L'essenziale è che quando la guerra finirà le istituzioni intemazionali, che nella visione di Ciampi hanno garantito mezzo secolo di slabilità all'Occidente, non siano esautorate ma tornino a funzionare: grazie alla Nato e al lungo processo di integrazione europea, «oggi l'Unione è un esempio per il mondo intero dì civile convivenza tra le nazioni»; e questo modello, se ritrova la concordia intema, si può esportare. li Capo dello Stato sottolinea l'importanza delle organizzazioni internazionali: «L'Ue è un esempio di civile convivenza tra le nazioni»

Persone citate: Carlo Azegho Ciampi, Ciampi, Wojtyla