ISLAM Nel dopoguerra il rischio di una nuova autorità

ISLAM Nel dopoguerra il rischio di una nuova autorità LI SCENARI DEL DOPOGUERRA CON L'INCOGNITA DEGLI SCIITI ISLAM Nel dopoguerra il rischio di una nuova autorità analisi KhaledFouadAliath OGNI conflitto può nasconderne un altro; e nel caso della guerra in corso in Iraq i pericoli sono più di uno. Mentre la questione curda sembra rappresentare il centro delle preoccupazioni si tende a sottovalutare il nodo sciita iracheno, in base al fatto che durante la guerra Iran-Iraq la popolazione sciita irachena non ha appoggiato gli sciiti iraniani. Ma questa è una lettura semplicistica dell'enorme complessità irachena. Si dovrebbero invece evidenziare alcuni elementi che, combinati insieme, mostrano la possibilità che all'attuale conflitto seguano ulteriori e pericolose deflagrazioni. L'ascesa al potere di Saddam Hussein negli Anni Settanta ha avuto, tra gli altri, l'effetto di acutizzare i rapporti fra sciiti e sunniti in un Paese in cui oltre il 6007o della popolazione è seguace dell' Islam sciita. Storicamente lo sciismo nasce come fenomeno arabo; esso si struttura a Baghdad, a Karbala e a Najaf, che a tutt'oggi rappresentano luoghi di riferimento della spiritualità sciita e del senso di appartenenza alla conumità sciita. E', proprio nella pianura di Karbala che si è consumata la rottura fra sunniti e sciiti, in una battaglia che gli sciiti commemorano ogni anno durante la festa dell'Ashura, rappresentando il celebre dramma di Karbala in cui muore Hussein, figlio di Ali e genero del profeta Mohammed, per mano degli eserciti omayyadi. Per gli sciiti Hussein è il primo martire, il martire per eccellenza, che la storia sciita celebra ogni volta che un conflitto fra sunniti e sciiti si traduce nella perdita di un loro dignitario. La lunga serie di santi dello sciismo non è altro che una catena di martiri. Ma questi luoghi non hanno soltanto rilevanza storica; sono città in cui si trovano i più importanti centri di formazione del clero sciita. Negli Anni Settanta, a Najaf, lo sciismo si ideologizza e si radicalizza e ciò avviene per una serie di motivi. Il primo è che l'appartenenza sociale degli sciiti iracheni si è sempre definita negli strati della popolazione più disagiati e più emarginati. Dall'avvento dell'impero ottomano - che era di matrice sunnita - fino alla presa del potere da parte di Saddam Hussein, le discriminazioni nei confronti degli sciiti sono state la regola. I sunniti rappresentavano la classe urbanizzata al potere, gli sciiti la classe popolare, in particolare i contadini. Ciò spiega perché fra gli Anni Cinquanta e gli Anni Settanta il partito comunista iracheno fosse il più importante di tutto il mondo arabo, e l'estrazione dei suoi membri fosse principalmente sciita; gli sciiti infatti identificavano il comunismo con una possibilità di emancipazione e un'aspirazione alla gius'izia che né la religione né il potere del momento offrivano loro. Molti degli alti dirigenti del partito comunista iracheno discendevano da alti dignitari sciiti, la cui acculturazione non impediva loro di contaminare il discorso marxista con elementi della cultura sciita. Ciò spiega anche come nell'ideologia radicalista dello sciismo contemporaneo, si riconosca un'ispirazione marxista. Ma torniamo alla Najaf degli Anni 70, in cui risiedono allora due personalità che avrebbero avuto assoluto rilievo nella futura rivoluzione iraniana. La prima è l'ayatollah Khomeini, che vive in esilio in Irak dal 1964, e che da questa città sta preparando il crollo di un impero, quello iraniano, che sarebbe avvenuto qualche anno più tardi e avrebbe mandato in esilio lo scià. A Najaf l'ayatollah Khomeini, in una conferenza del 1971, espone i concetti fondamentali alla base del futuro governo della Repubblica Islamica d'Iran, la celebre Wilayyet al Faqih. L'altra personalità molto importante è un alto dignitario sciita iracheno, scrittore e pensatore, di nome Mohammed Baqr al Sadr. Nell'Islam sciita la personalità e l'autorità di Baqr al Sadr hanno un rilievo particolare; innanzitutto egli è, da parte materna, un discendente del profeta; in secondo luogo, oltre al titolo di ayatollah «segno di Dio» -, porta anche il titolo di marja, per cui egli è fonte di ispirazione e deve essere imitato dalla comunità. I due, Khomeini e Baqr al Sadr elaborano insieme i concetti-base della rivoluzione iraniana. Baqr al Sadr è anche uno degli autori della Costituzione iraniana; dunque i suoi rapporti con i rivoluzionari iraniani sono stretti. Iniziata la rivoluzione iraniana, egli la appoggia pubblicamente, e nel giugno 1979 chiede al governo iracheno l'autorizzazione a recarsi in Iran, ma questa gli viene negata; il rifiuto provoca sommosse nelle città di Karbala e di Najaf. Il partito Baath, che teme '.ina sciitizzazione dell'Iraq, gli chiede di ritirare pubblicamente il suo appoggio alla rivoluzione iraniana, e di ritirare una fatwa che egli ha emesso per scomunicare i dirigenti del partito stesso. Egli rifiuta, e il 5 aprile 1980 viene per l'ennesima volta imprigionato; qualche giorno più tardi sarà ucciso insieme alla sorella Bint al Huda che gli aveva sempre fatto da segretaria. Il fatto che lo sciismo rivoluzionario sia stato in gran parte concettualizzato nell'ambito dello sciismo iracheno ha importanti implicazioni strategiche. La prima è che gli sciiti iraniani e quelli iracheni, in realtà, non sono distanti come siamo portati a credere: essi si sentono appartenere a una stessa comunità di destino. L'esito dell'odierno conflitto in Iran fra conservatori e riformatori avrà notevoli implicazioni anche per gli sciiti iracheni, perché orienterà l'ideologia sciita secondo un'ottica rivoluzionaria oppure secondo un'ottica riformista. E in ogni caso in futuro il potere sciita crescerà, facendo vacillare l'equilibrio geopolitico di alcuni emirati dell'area; ad esempio il Bahrein, la cui popolazione è in maggioranza sciita ma che è governato da un sultano sunnita; e l'Arabia Saudita, che si sentirà accerchiata da uno sciismo di matrice rivoluzionaria. Si porrà allo- ra un problema centrale nfill' islam, un problema storico, quello di un'autorità sull'intero mondo islamico. Perché, non scordiamolo, lo sciismo è nato proprio da tale questione: nell'interpretazione sciita, la direzione dell'intera comunità doveva competere agli sciiti, in quanto seguaci di Ali, genero del profeta, ma il califfato è stato usurpato dai sunniti. Attualmente non abbiamo nessun elemento che possa confortare la tesi di una futura espansione dello sciismo oppure di un suo conlenimento nei limiti attuali; di certo questa guerra comporta notevoli rischi e mi chiedo se essi siano stati tutti calcolati. Negli Anni 70 a Najaf 10 sciismo si ideologizza e si radicalizza per una serie di motivi 11 principale è che l'appartenenza sociale degli sciiti iracheni si è sempre definita negli strati sociali più emarginati Si tende a sottovalutare il nodo sciita iracheno Si dovrebbero invece evidenziare gli elementi che, combinati insieme, mostrano la possibilità che all'attuale conflitto seguano ulteriori e pericolose deflagrazioni in tutto il mondo arabo per l'espansione dello sciismo La preghiera del venerdì in Giordania: sulla schiena di uno dei fedeli spicca la bandiera irachena Un bambino del Bahrein mostra la foto di un bambino iracheno ferito durante una manifestazione contro gli Usa

Persone citate: Khomeini, Mohammed Baqr, Saddam Hussein, Sadr