Saddam ricompare in tv Gli Usa ammettono: è lui

Saddam ricompare in tv Gli Usa ammettono: è lui lASQRTE PEt DiTTATCmS CONTINUA A SUSCiTAtlE IPOTÌeSI COMTRAPPiTTORIE Saddam ricompare in tv Gli Usa ammettono: è lui Per molti analisti di intelligence le immagini dell'ultimo discorso appaiono vere mentre la passeggiata per le vie di Baghdad, tra i fedeli osannanti, sembra l'opera di un sosia Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Asserragliato nel bunker per guidare la resistenza fino alla fine, in fuga verso la Siria o a progettare una guerriglia alla Ho Chi Min: il giallo sulla sorte del Raiss di Baghdad si è arricchito ieri delle immagini tv che sembrano confermare il fatto che sia sopravvissuto al blitz che diede inizio alla guerra. Bandiera irachena con pieghe immobili e mura biancastre alle spalle, divisa militare perfetta e berretto nero, taccuino in mano e fazzoletto grigioverde al collo, telecamera a distanza per inquadrare più la scrivania che gli occhi. Saddam Hussein, Raiss dell'Iraq e nemico giurato dell'America di George Bush, si è mostrato così ieri sugli schermi della tv di Stato per incitare i suoi fedelissimi a battersi per Baghdad e per beffeggiare la Cia, che neanche dieci ore prima aveva dichiarato «non recenti» tutti i filmati con sue immagini trasmessi dall' inizio della guerra. Il discorso in tv è durato pochi minuti ma il testo era studiato ad hoc per testimoniare il fatto di essere sopravvissuto al blitz dei 40 missili emise lanciati contro le fattoria di Dora la notte del 19 marzo nel tentativo di eliminarlo assieme ai suoi due figli, Uday e Qusay. Con quell'azione a sorpresa, suggerita dal capo della Cia George Tenet, Bush tentò di vincere la guerra prima ancora di iniziarla e da allora Casa Bianca e Pentagono hanno martellato gli iracheni con notizie su un Saddam «ferito», «in barella», «morto», «portato via in autoambulanza» nel tentativo di far venir meno la coesione intema al regime. Finora il Raiss aveva replicato con video senza riferimenti temporali e con messaggi letti dal fido ministro dell'Informazione, Mohammed Saeed al-Sahaf. Ma ieri la risposta ai frettolosi necrologi della Cia è arrivata con la citazione di un episodio avvenuto il 23 marzo: «Ricorderete forse il coraggioso contadino che ha abbattuto un Apache con un vecchio fucile, dovete prendere esempio da lui». E quindi con il riepilogo delle operazioni mihtari: «Le forze degli aggressori aggirano le nostre difese corazzate, lo stanno facendo a Baghdad come lo hanno fatto in altre città, vogliono evitare lo scontro». Dopo la beffa alla Cia, l'appello alla resistenza: «Si schierano qui e là come avevamo previsto, sono contingenti minori e possiamo combatterli con le armi che abbiamo, dovete attaccarli, colpirli, con la massima forza in nome dei vostri principi, del vostro patriottismo, dell'onore di uomini e donne». La richiesta è indirizzata in primo luogo agli abitanti della capitale: «Oh popolo di Baghdad resisti e combatti la loro avanzata sulla città, Allah è grande sconfiggerà i criminali». Neanche due ore dopo la tv irachena ha mostrato immagini del Raiss in alcuni quartieri di Baghdad colpiti dai bombardamenti, affiancato da alcuni suoi stretti collaboratori e circondato da una folla di cittadini che gli si avvicinano per baciargli la mano. L'apparizione del Raiss ha colto dì sorpresa l'intelligence americana che, analizzando i video, ha definito «attendibile» la patemità del discorso in tv mentre assai meno la passeggiata in strada fra la folla - in presenza di scarsa sicurezza probabilmente fatta da uno dei suoi sosia. Sempre ai suoi sosia erano state attribuito dalla Cia le due precedenti apparizioni in tv di Saddam dall'inizio della campagna militare. La mossa a sorpresa di Saddam coincide con l'inizio della battaglia di Baghdad. «Siamo arrivati al momento che lui ha sempre aspettato - osserva Kenneth Pollack, ex analista Cia sull'Iraq oggi alla Brookings Institutions ed autore del libro "The Threatening Storni" - Saddam vuole combattere e vincere a Baghdad, riuscendo a causare un numero talmente alto di vittime civili da causare la sconfitta politica degli Stati Uniti». Lo scenario che disegna Pollack è quello di un Saddam alla guida della città fino all'ultimo, arroccato nel suo bunker per incitare feddayn, miliziani e Guardia Repubblicana a trasformare Baghdad in una nuova Stalingrado. Judish Yaphe, anche lei ex analista Cia adesso docente alla National Defence University, si sofferma sul metodo: «Saddam usa oggi la tv come un mazzo di guerra, dallo schermo fa sapere che guida la lotta e dallo schermo vuole domani mostrare il massimo di cittime possibili». Non a caso i raid aerei alleati non sono mai riusciti a interrompere le tramissioni tv irachene: è una delle armi che il Raiss protegge meglio. «Se Saddam è intatto ed è ancora in controllo osserva Jerrold Post, ex responsabile per la Cia del dipartimento che traccia profili di leader stranieri - ci stiamo avvicinando rapidamente al momento in cui, messo con le spalle al muro. ordinerà l'uso delle armi chimiche e batteriologiche contro le forze alleate». Hussein Sharistani, ex capo del programma nucleare iracheno, ritiene che pur di non far cadere Baghdad il Raiss è disposto a tutto: «Se la battaglia in città durerà molto userà le armi chimiche». Per Amaria Baram, analista del Saban Center della Brookings Institution, le immagini fanno il paio con le mosse militari: «Prima ha ritirato le unità d'elite dentro la città ed ora gli chiede di combattere fino alla morte». Ma non tutti concordano con lo scenario di Baghdad-Stalingrado. A Washington si discute della possibile sorte di Saddam come, fino a poche settimane fa, si faceva del leader di Al Qaeda Osama bin Laden e non sono pochi coloro che ritengono possibile che scelga di darsi alla macchia, per sopravvivere e continuare a guidare la guerriglia. «Saddam Hussein è un ammiratore di Ho Chi Min e sta giocando una grande partita osserva Gary Anderson, ex colonnello dei Marines in servizio in Somalia ed in Libano - per riuscire a trasformarsi dallo Sceriffo di Nottingham in Robin Hood, e non è del tutto impossibile che gli riesca». Alti responsabili dell'intelligence hanno affidato alle colonne di «Newsweek» il timore di dover presto avere a che fare con un secondo caso Bin Laden e chi dentro il Congresso legge i loro rapporti aggiunge qualche particolare. «Le possibilità sono tre spiega Jay Rockefeller, senatore democratico del West Virginia nella commissione Intelligence - può guidare la guerra urbana, lanciare armi non convenzionali o fuggire forse in Siria». Il Pentagono ha dimostrato nelle ultime 72 ore di temere concretamente il rischio della fuga: la fanteria ha preso l'aeroporto di Baghdad, i reparti speciali hanno bloccato le strade che collegano la capitale alla regione natale di Tikrit ed il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, ha ammonito Siria e Iran a «stare alla larga dal conflitto». «Se rileggiamo la storia di Saddam ci accorgiamo che durante tutta la sua vita non ha fatto che una cosa sola, sopravvivere» sottolinea Richard Shelby, senatore repubblicano dell' Alabama e già presidente della commissione Intelligence, azzardando la previsione che «anche in questa occasione, circondato dagli alleati a Baghdad, ritiene che abbia una possibilità di sopravvivenza». L'ipotesi della fuga verso Damasco si rincorre: nei caffè di Washington frequentati da chi lavora in Virginia c'è chi descrive scenari di generali iracheni già da tempo in Siria, magari con armi proibite, che aspettano solo l'arrivo del Raiss per condurre da lì la resistenza al nuovo governo che gli americani si apprestano ad insediare. L'ex responsabile a Langley dei profili di leader stranieri «Se è incolume e ha ancora il potere, ci stiamo avvicinando rapidamente al momento in cui darà l'ordine di impiegare i gas» Un ex specialista della Cia: «Siamo arrivati al momento che lui ha sempre aspettato Combattere e vincere per Baghdad» Un ufficiale dei marines «Ha sempre ammirato Ho Chi Min: non escludo che voglia darsi alla macchia e trasformarsi in una specie di Bin Laden» LE ULTIME APPARIZIONI IERI L'apparizione (foto) di Saddam Hussein, ieri pomeriggio alle 17 in un messaggio televisivo di attualità e due ore più tardi tra la folla per le strade di Baghdad (foto grande a destra), ha demolito le ipotesi sostenute in questi ultimi giorni dall'intelligence americana su una presunta morte o ferimento del dittatore iracheno. E' accaduto poche ore dopo che la Cia aveva annunciato che le sue analisi - «sulla base dei vestiti, del contenuto delle stanze e sulle persone presenti» - dimostravano che tutte le ultime apparizioni televisive di Saddam Hussein erano state registrate prima dell'attacco all'Iraq. Il messaggio tv ieri è stato solo il culmine di una «offensiva di immagine» lanciata sin dalla mattina in un crescendo di messaggi tesi a dimostrare che le illazioni sulla sua morte erano bugie della propaganda di guerra. Scopo degli annunci è di spronare i soldati alla difesa a oltranza della capitale IL 3 APRILE Nella foto: l'ultima apparizione in video senza voce del Raiss che risale a giovedì scorso. Insieme a lui attorno a un tavolo si ricononoscono il vicepresidente Tarek Aziz (che secondo notizie di fonte israeliana il 19 marzo era stato dato per ucciso o ferito durante un tentativo di fuga) e alcuni altri suoi stretti collaboratori. Ogni apparizione televisiva - per altro quasi quotidiana - è stata accompagnata dai dubbi degli osservatori occidentali: è lui, non è lui, sono immagini attuali, non lo sono, è o non è un sosia In molti hanno infatti notato che il Raiss ora appariva «stanco e invecchiato», ora «esitante», in una circostanza con basco e occhiali dunque «certamente un sosia» Ieri invece Saddam ha letto con sicurezza un testo vergato su fogli sciolti, senza occhiali e sembrava persino più giovane: cosa che ha suscitato nuovi sospetti IL 31 MARZO Saddam, prima di giovedì, era apparso in immagini registrate il giorno prima e, con un intervallo di un paio di giorni, 1131 marzo (foto). Accanto a lui il figlio Qusay (anche lui dato per morto o ferito nei giorni immediatamente successivi all'attacco). In tutte le apparizioni non si vedevano finestre: di qui la conclusione che il dittatore passava il suo tempo chiuso in un bunker decine di metri sottoterra. Ma anche questa conclusione è apparsa affrettata. Ieri infatti nella stanza della registrazione si poteva notare una tenda che copriva due finestre da cui sembrava entrare la luce del giorno Secondo i servizi segreti tedeschi la notizia che circola da anni sui sosia che il dittatore userebbe nelle apparizioni pubbliche, in quelle televisive e persino per incontrare esponenti politici stranieri di secondo piano (l'austriaco Haider) non sono nient'aitro che una «leggenda metropolitana»