Lene Hau: «Fermerò la luce nello spazio di un'unghia»

Lene Hau: «Fermerò la luce nello spazio di un'unghia» FISICA Lene Hau: «Fermerò la luce nello spazio di un'unghia» NEL 1924, quando ormai la relatività era cosa acquisita, un fisico indiano, Satyendra Bose, e il più celebre Albert Einstein ipotizzarono che a temperature bassissime, vicinissime a quei 273 gradi sotto zero dove tutto si ferma, gh atomi si comportassero come un formicaio o un alveare; smettessero cioè di essere singoli atomi per diventare qualcosa di unico e collettivo, un tipo di materia totalmente estraneo al nostro Universo. Uno stato così atipico, descritto dall'Accademia reale svedese come capace di «far cantare gli atomi», prese il nome sin dal 1924 di «Condensazione di Bose-Einstein». Solo nell'ultimo decennio quehe che sembravano pure speculazioni teoriche hanno assunto una connotazione realistica, dapprima ad opera di un trio di scienziati che nel 1995 vinsero il premio Nobel - Ketterle, Cornell e Wieman - lavorando su atomi di rubidio e di sodio. Attraverso iterati processi di raffreddamento, h hanno porta- ti fino a 273 gradi centigradi sotto lo zero, lo «Zero Assoluto*», un limite in cui gh atomi hanno la minima energia possibile e quasi cessano di muoversi. , Raggiunto il difficile obiettivo di raffreddare gli atomi e poterli osservare, i tre scienziati si son trovati di fronte per pochi istanti - solo pochissime frazioni di secondo - ad una cosa così fluida che, se messa sul fondo di un bicchiere, risalirebbe da sola lungo le pareti. E se corresse lungo un filo di rame lo farebbe senza incontrare la minima resistenza. Cinque anni dopo la danese Lene Hau, 41 anni, docente di fisica alla Harvard University, ha messo a punto un dispositivo in grado di raggiungere lo stato di «Condensazione di Bose-Einstein», attraverso il quale è stato dapprima possibile rallentare la luce quasi 20 milioni di volte (raggiungendo così per un breve istante la velocità di 60 chilometri orari) e poi, dopo un ulteriore affinamento della tecnica, si è riusciti addirittura a fermarla. Lene Hau è riuscita a fermare la luce per un millesimo di secondo, tempo che potrebbe sembrare brevissimo, ma in realtà è molto lungo sulla scala del mondo degli atomi. In tutto il mondo, la reazione degh scienziati all'esperimento è stata entusiasta, sia per la portata scientifica, sia per le ricadute pratiche, in particolare nel settore dei computer. La possibilità di fermare i fotoni luminosi, manipolarli in modo da inserire in essi delle informazioni e poi rispedirli quando e dove si vuole, fa intravedere una nuova generazione di computer migliaia di volte più potenti di quelli attuali: i computer quantici, dispositivi che operano con componenti dehe dimensioni atomiche e quindi potenzialmente rapidissimi, in essi l'informazione viene registrata sotto forma di cambiamenti nei livelli energetici (stati quantici) degli atomi che costituiscono il dispositivo stesso. Questi nuovi dispositivi dovrebbero perciò essere in grado di affrontare problemi attualmente non risolvibili neppure dai moderni supercomputer. Resta tuttavia molto da fare per ridurre le dimensioni delle apparecchiature con cui è stata feirnata la luce. Quelle usate da Lene Hau hanno le dimensioni di una piccola stanza. Ma la scienziata sta già lavorando a un nuovo dispositivo per arrestare la luce che non dovrebbe essere più grande di un'unghia. Aurora Grieco, Torino

Persone citate: Albert Einstein, Aurora Grieco, Ketterle, Lene Hau

Luoghi citati: Torino