Quei morsi sul ventre Der il commissario Bordelli

Quei morsi sul ventre Der il commissario Bordelli Quei morsi sul ventre Der il commissario Bordelli L» INFLAZIONE di commissa' ri nazional-popolari non deve mettere in allarme, semmai costituirà - in un futuro prossimo - pane per i bOanci antologici, in un'Italia unita almeno nella caccia al serial killer locale. Anche Marco Vichi da Firenze ne ha creato uno tutto suo, già conosciuto nell'indagine d'esordio che recava per titolo le sue generalità - Il commissario Bordelli - e d riprova adesso con una seconda inchiesta, secondo noi meglio articolata e più interessante. Diremo subito che Bordelli, ex combattente partigiano che rispolvera spesso in memoria le sue imprese del periodo bellico contro il nemico nazista, si muove in una Firenze Anni Sessanta in cui si colgono i segni di un mutamento epocale in atto: le antiche mattinate fiorentine stanno già lasciando il posto agli effetti del boom da turismo, e le stornellate nei vicoli sembrano relegate nella soffitta del passato in favore di nuovi interessi su piccolo schermo. In questa atmosfera ancora suggestiva e particolare manca semmai una rappresentazione più approfondita del periodo sociale, caratterizzato essenzialmente dalla citazione di qualche canzonetta alla moda e dal modello delle auto in circolazione, un po' poco per definire un'epoca. A parte questo, il personaggio Bordelli ha una sua rustica vitalità che suscita simpatia: le sue gesta di ultracinquantenne solitario e ricco di nostalgie sono lontane dall'impresa eroica, si muovono con la flemma di una ricerca intellettuale e amichevole, fra la Questura - con le immancabili tipologie dei subalterni, Piras e Mugnai - l'obitorio - col disincantato medico legale Diotivede - la trattoria «da Cesare» - una sorta di rituale culinario alla Montalbano - e le visite alla vecchia amica Rosa, prostituta «in pensione» dedita ai massaggi, alle gite con le amiche e al lavoro a maglia. RECENSer SIONE io L'inchiesta di questa «brutta faccenda» un involontario omaggio fiorentino al «pasticciaccio» gaddiano? - si sdoppia sulla ricerca di un atroce assassino di bambine, cosa alquanto rara in un periodo ancora schietto e popolare come il '64 del romanzo. Il killer agisce lasciando come firma un morso sul ventre delle vittime. Bordelli si affanna nell'indagine, alla quale deve affiancarne una seconda, che vede ucciso il suo amico Casimiro, un nano con cui aveva cercato le tracce invisibili di un cadavere nei pressi di una villa di Fiesole. Le due piste arriveranno a intrecciarsi in un diabolico ritomo al passato, poiché la villa in collina è abitata da un ex criminale nazista cercato dai giustizieri ebrei della Colomba Bianca, e tutti i padri delle bambine uccise avevano una caratteristica in comune, non diremo ovviamente quale. Bordelli trova anche il tempo di innamorarsi di Milena, una militante della Colomba Bianca che ha la metà dei suoi anni, ma il finale della storia lo vedrà di nuovo solo, in compagnia del cognac e dei massaggi di Rosa, in una Firenze che cambia, profumata di nostalgie ma anche di paure, che vonemmo vedersi modificare - con qualche attenta pennellata sodo-ambientale in più - anche nei prossimi romanzi cu questa serie non nuova, ma condotta con garbo e buone capadtà d'intrecdo. RECENSIONE Sergio Marco Vichi Una brutta faccenda Guanda, pp. 245, 673,50 ROMANZO

Persone citate: Colomba Bianca, Marco Vichi, Mugnai, Piras, Sergio Marco Vichi

Luoghi citati: Fiesole, Firenze, Italia, Milena