Tra il tennis e gli insetti due Italie allo specchio

Tra il tennis e gli insetti due Italie allo specchio Tra il tennis e gli insetti due Italie allo specchio RECENSIONE Angelo Guglielmi CERTO per un editore non è semplice decidere dì pubblicare un narratore esordiente. A quale criterio attenersi? E' un bel dire la qualità. Che cosa sia non si sa nel senso che non vi è un criterio per individuarla. Può essere dappertutto, in un testo costruito secondo modelli tradizionali (e che hanno già fatto la fortuna di opere precedenti) o in testi che sperimentano forme innovative, in testi che affirontano tematiche di oggi o di ieri (in chiave emotivo-sentimentale o riflessiva-ideologica) o tematiche di pura immaginazione giuocate in chiave umoristica, satirica o grottesca. In testi invoglianti o di più difficile approcdo, perfino noiosi o al contrario trascinanti, di poche pagine o di più consistente estensione, a sviluppo concluso o tenuto in sospeso. Insomma la qualità può essere dappertutto e al contrario latitare in opere di pur riconosduto valore progettuale. Ma in tempi stanchi e di vacillante creatività è difficile contare su valori certi (capaci di resistere anche domani) e si è costretti a scelte più comprensive facendo spazio a testi (a opere) come si suol dire interessanti. Qui è più facile destreggiarsi: è sufficiente misurare la scelta alle attese del mercato cioè alle (presunte) attese di lettura dell'acquirente (o alle sue abitudini di acquisto) che in genere sembrano volgersi verso opere (soprattutto romanzi) di scorrevole (e magari avvincente) fruizione purché centrate su tematiche di attualità (cronachistica o di costume) e magari impreziosite da qualche fregio di (facile) novità formale e di linguaggio. Opere che rispondono a queste caratteristiche abbondano. Ultima- mente ne ho adocchiate due, uguali e opposte, che confermano le brevi osservazioni che faccio più sopra, fornendomene un riscontro (perversamente) alla lettera. Dico perversamente perché si tratta di due opere che, secondo una classificazione tra provocatoria e divertita, potrebbero essere attribuite l'ima alla cultura (politica) della destra e l'altra alla rivoltosità comportamentale della sinistra, e l'ima e l'altra vanno incontro agli stessi inconvenienti che l'adesione (troppo arresa) a realtà precostituite comporta. Il primo dei due romanzi è Capodanno al Tennis Club della giovane siciliana Simona Corso (alla sua prima opera) in cui l'autrice, attraverso il racconto di un paio di persecuzioni giudiziarie di cui risultano vittime due integerrimi professionisti (accusati di reati non commessi), sviluppa una critica (come un qualsiasi avvocato Taormina) contro «gli abusi di potere dell'attuale magistratura, l'uso indebito della custodia cautelare, la non conside- razione dell'importanza della privacy, l'orrore di una società schiacciata sul nastro del registratore, il rifiuto dei fondamentali diritti di libertà tra i quali, in primis, la presunzione di non colpevolezza». Utilizza alla lettera le argomentazioni usate dall'attuale Partito di Maggioranza contro i giudici e la giustizia, rischiando la stessa pretestuosità, qui aggravata dalla mancanza di un interesse personale e la presenza di un benpensantismo noioso e qualunque. Che a livello di costruzione del romanzo significa (produce) la non credibilità della trama (piena di buchi e di passaggi inattendibili come lo scherzo dell'adulterio che il protagonista avrebbe consumato con la moglie del giudice e, prima ancora, la burla architettata sempre dal protagonista a danno del giudice ancora studente), come l'assoluta povertà di linguaggio e ripetitività di toni e temi che leggiamo tutti i giorni in tv e sulla stampa quotidiana (di destra). E allora perché scrivere un romanzo? Narrazione è conoscenza di quel che non si sa (vale tanto per l'autore che per il lettore). Considerazione che (sono sicuro) la Corso, ha appena trent'anni, terrà presente al momento di scrivere il suo secondo romanzo. L'altra opera è di una giovane bolognese (o abitante a Bologna) che fin dal titolo (Gli insetti sono al di là della mia compassione) esibisce la volontà di sfidare il lettore (in realtà compiacerlo), il quale (privilegio inaspettato) attraverso il romanzo potrà finalmente entrare in contatto (e segretamente goderne) con comportamenti, situazioni e parale che quando incontra nella vita quotidiana fa mostra di tenere lontano e (scandalizzato) riprovare. Infatti cosa racconta il romanzo? Racconta di una ragazza di buona borghesia, studentessa di lettere, che in consorzio con una amica e altri accompagnatori rovescia ogni perbenismo e pratica di vita onesta abbandonandosi a comportamenti di azzardata sfrenatezza e trasgressione. Passa da un uomo all'altro disprezzandoli tutti, si fa massacrare di botte dall'amante bisex, lavora come commessa per assicurarsi l'ebbrezza (rovesciando il rapporto puttana cliente) dell'amore a pagamento, partecipa a partite a tre per compiacere l'amica (ma anche, in altra occasione, l'amante) s'impasticca, beve, ruba nei negozi, picchia la sorella più piccola, trascura l'università. «La vita a volte fa vomitare penso oggi. Una gran voglia di scopare e non sapere con chi andare pensi. La fica che sgocciola da una settimana e ti dice che cazzo mai devo fare. lasci la bava per strada... e gli uomini ti vengono dietro. Mai uno che ti venisse davanti, mai uno». Questo il linguaggio della jrotagonista e la giustificazione dele sue scelte di trasgressione. E' sempre colpa della vita e forse è anche vero ma non rispetto a comportamenti di maledettismo facilone e senza pensiero. Che di questo patisce il romanzo della Cretella, di cedimento al trend, a una moda di sfascio cui i giovani non avrebbero scampo (né alternative). A dire il vero l'autrice è furba e, facendo tesoro degli avvertimenti appresi frequentando il corso di semiologia di Umberto Eco (così immagino), trova il modo di prendere le distanze da quello che scrive, raccomandando di non prenderlo alla lettera e tenerlo come allegoria. Infatti a pag. 100 fa dire alla protagonista: «... quello che uno scrittore scrive nei suoi libri non è la sua vita... Non è un'autobiografia in pittura o in prosa, sono dei sentimenti, dei moti intimi, andare a cercare l'avvenimento contingente che l'ha fatti scaturire significa allontanarsi dall'opera stessa. Sai, è come un imbuto, tu ci riversi dentro le tue paure, i tuoi sogni, e quello te li restituisce amplificati dopo che si è fatto attraversare». Ma l'imbuto della Chiara Cretella questa volta restituisce molto poco forse perché le paure e i sogni che lo hanno attraversato mancano di vera drammaticità. Sembrano modellati su ansie non autentiche e già consumate. L'ESORDIO DI SIMONA CORSO E CHIARA CRETELLA: DUE OPERE ATTRIBUIBILI ALLA CULTURA (POLITICA) DELLA DESTRA E ALLA RIVOLTOSITÀ COMPORTAMENTALE DELLA SINISTRA Simona Corso Capodanno al tennis Setlerio. pp. 745, C 7 Chiara Cretella Gli insetti sono al di Pendragon, pp. J 57, C11,50 ROMANZI club la' della mia compassione

Persone citate: Angelo Guglielmi, Chiara Cretella, Cretella, Simona Corso, Umberto Eco

Luoghi citati: Bologna, Taormina