Quel profughi oggi così reali Ecco l'odissea di Winterbottom di Alessandra Levantesi

Quel profughi oggi così reali Ecco l'odissea di Winterbottom Quel profughi oggi così reali Ecco l'odissea di Winterbottom Alessandra Levantesi IN Inghilterra qualcuno lo ha felicemente definito un magnifico esempio di «guerrilla filmaking». In effetti è difficile trovare espressione più appropriata per «Cose di questo mondo», toccante odissea di due »iovani afghani che Michael Winterjottom ha girato in digitale, nei luoghi veri e con attori presi dalla vita: tanto che pur trattandosi di una finzione si ha la continua impressione di vedere un documentario. Premio speciale della Giuria lo scorso febbraio alla Berlinale, i venti di guerra hanno conferito ulteriore risonanza a questo bel film che ci porta nel cuore di una questione al centro del dibattito. Quella del diritto d'asilo agli iracheni in fuga da Saddam. E, anche se per ora il dittatore con la violenza e le minacce ha bloccato qualsiasi esodo, è sicuro che il problema si porrà con forza non appena (il più presto possibile, ci auguriamo) il conflitto sarà finito. La tesi di Winterbottom, un cineasta vitale ed eclettico che si trova a suo agio nella cornice d'epoca come in quella d'attualità, è la seguente: per bombardare i talebani noi occidentali abbiamo speso migliaia di miliardi, distruggendo le esistenze o precipitando nell'indigenza tanti incolpevoli: non ci dovremmo sentire in dovere di aiutarli? A parole tutti d'accordo, ma nella realtà ai profughi in cerca di miglior sorte non resta che mettersi nelle mani di spietati trafficanti di uomini. Sulla falsariga di un'efficace sceneggiatura di Tony Grisoni, il regista ci fa penetrare nel cupo universo del campo rifugiati Shamshatoo nel Nord del Pakistan da dove partono clandestini il diciassettenne Enayatullah e il cugino dodicenne Jamal, un ragazzino sveglio che conosce un po' d'inglese. Lungo l'antica via della seta, dal Pakistan a Quetta, dall'Iran alla Turchia, dalla Francia all'Inghilterra i due ragazzi affrontano a bordo di furgoncini precari, camion, navi e claustrofobici container la tremenda avventura che il film racconta senza retorica né compatimenti: com'è nel carattere pragmatico e stoico di Jamal, l'unico a uscire vivo dal viaggio della speranza. Ben sottolineato dalla musica di Dario Martinelli, sofisticato nella fattura e rosselliniano nello spirito, «Cose di questo mondo» ci fa guardare le cose con gli occhi di chi sta dall'altra parte: dopo la visione, nessuno potrà ragionare in astratto sul fenomeno migratorio che ogni anno ammassa alle nostre frontiere centinaia di mighaia di miserabili della terra. COSE DI QUESTO MONDO di Michael Winterbottom con Jamal Udin Torabi, Enayatullah Gran Bretagna 2002 Drammatico TORINO, cinema Massimo MILANO, Arcobaleno, Eliseo ROMA, Greenwich, Quattro Fontane, Tibur

Persone citate: Dario Martinelli, Jamal Udin Torabi, Massimo Milano, Michael Winterbottom, Michael Winterjottom, Tony Grisoni, Winterbottom