Il Che seduce anche Robert Redford di Roberto Pavanello
Il Che seduce anche Robert Redford PER MERITO SUO DIVENTA FILM IL PROGETTO DI MINA SUL VIAGGIO DI GUEVARA Il Che seduce anche Robert Redford «Una storia di principi adesso che non sono più di moda» Roberto Pavanello TORINO Raccontare in un film il viaggio dello studente di medicina Emesto Guevara e del neolaureato Alberto Granado attraverso il Sud America. È un progetto rimasto chiuso nel cassetto di Gianni Mina per dieci anni e, per un motivo o per l'altro, non riusciva mai a giungere all'attuazione. È stato rifiutato dalla Rai, è passato tra le mani di Gabriele Salvatores, che andò anche a Cuba, di Bemardo Bertolucci e di Luis Puenzo ma è sempre tomato nel cassetto. Poi due anni fa il film ha iniziato a prendere forma grazie a Robert Redford, Michael Nozik e Channel 4. La regia di «The Motorcycle Diaries» è stata affidata a Walter Salles («Central do Brasil»), la sceneggiatura a José Rivera e verrà presentato al prossimo Festival di Toronto. Per il ruolo di Emesto è stato scelto Gael Gargìa Bernal («Amores Perros», «Y tu marna tambien», «Il crimine di Padre Amaro») che attualmente è sul set del nuovo film di Fedro Almodovar, mentre Alberto è stato interpretato da Rodrigo De la Sema, lontano discendente della madre di Guevara. La sceneggiatura, alla quale ha collaborato Ettore Scola, è tratta da «Notes de viajos», diario tenuto da «Fusera (nomignolo conquistato sui campi di rugby) durante il viaggio e pubblicato in Italia da Feltrinelli con il titolo di «Latinoamericana». I diritti del libro sono di proprietà di Mina che li acquistò da Aleida March, vedova del Che, su consiglio di Fidel Castro ed ora il giornalista torinese ha collaborato al film come supervisore artistico ed ha curato un interessante progetto parallelo. Durante la lavorazione di «The Motorcycle Diaries» ha realizzato il documentario «In viaggio con il Che» nel quale ha ripercorso il tragitto originale insieme ad Alberto Granado, ora ottantunenne. II viaggio, a bordo della Poderosa, una vecchia Norton 500 senza sospensione, iniziò nel dicembre '51 e si concluse nel giugpo successivo. Fu Alberto, allora ventinovenne che convinse il ventitreenne Emesto a partire per spirito d'avventura, non sapendo che quel viaggio avrebbe cambiato le loro vite. Dafl'Aigentina passarono in Cile dove vennero abbandonati dalla Poderosa e furono costretti a proseguire'il viaggio in autostop, in camion, in battello e con ogni mezzo disponibile. Attraversato il deserto di Atacama, giunsero a Lima e poi si fermarono un mese nel lebbrosario di San Fabio, nell'interno di Iquitos: «E molto dell'anima del film è qui», spiega Mina. Quindi conobbero le condizioni di tanta povera gente, dei minatori e degli Indios e i due ragazzi capirono che le loro vite non potevano più essere quelle di prima. Granado, biologo ricercatore, rimase a lavo¬ rare in Venezuela, mentre Ernesto dopo aver raggiunto Miami tomo a Buenos Aires dove si laureò in un anno e ripartì per quel viaggio che lo avrebbe portato a conoscere Fidel Castro e divenire il Comandante. Granado qualche anno dopo raggiunse l'amico a Cuba dove vive tuttora: «Fondò la Scuoja di Biotecnologie di Cuba - racconta Mina - che è ancora oggi la seconda fonte di reddito dell'isola. E' lui il vero protagonista del mio documentario. Il viaggio nella memoria di un anziano che ricorda un'amicizia e un'avventura giovanile». «In viaggio con il Che» dura un'ora e venticinque minuti ed è stato girato tra ottobre e febbraio. «E' stata un'impresa molto probante - spiega ancora l'autore -. Salles ha addirittura perso sei chili. E dire che potevamo utilizzare i potenti mezzi della produzione: aerei, elicotteri, jeep, barche a motore... Ma quanta fatica devono avere fatto quei due ragazzi?». Mina spera di poter presentare.il documentario alla prossima Mostra del Cinema di Venezia come anteprima di «The Motorcycle Diaries». «Mi piace perché è etico - afferma Robert Redford -. È un film romantico e di principi in un'epoca in cui queste cose non sono più di moda». «Quello che mi spiace - dice ancora Mina - è che il documentario è stato preso da Antenne 2, Channel 4 e Buena Vista. Ma dalla Rai, nemmeno un segno».
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