Legge sulla tv governo battuto con il voto segreto di Maria Grazia Bruzzone

Legge sulla tv governo battuto con il voto segreto E POLEMICA NELLA CASA DELLE LIBERTA Legge sulla tv governo battuto con il voto segreto Un emendamento dell'Ulivo sul tetto alle reti televisive passa con l'aiuto di diciassette franchi tiratori: non sarà possibile che una stessa persona abbia più di due concessioni Maria Grazia Bruzzone ROMA Comincia con un emendamento dell'opposizione, approvato anche da 17 franchi tiratori di una maggioranza ridotta da 107 assenti, la giornata della débàcle sulla legge di riforma del sistema televisivo. E finisce con una legge zoppa, che costringe Rete 4 a trasferirsi sul satellite. Il relatore della Casa delle Libertà, Paolo Romani, la definisce «più arretrata della Mammì». D centrosinistra esce dall'aula per protesta contro un nuovo emendamento - governativo questo bollato come «di rappresaglia» e «anti Ciampi», in quanto cancella il parere di due terzi della Vigilanza nella scelta del presidente della Rai. Una legge monca di due articoli che oggi passerà, comunque alla Camera ma che il Senato dovrà praticamente riscrivere. Così si è consumata una giornata che ha visto infrangersi un tabù, con pezzi di centrodestra che sgambettano il presidente del Consigho sull'argomento a lui più caro: la tv. L'emendamento blitz è infatti un concentrato di temi, tali da snaturare del tutto il senso del ddl Gasparri. Riporta alla legge Maccanico vigente sulle posizioni dominanti, stabilendo che «in nessun caso un soggetto privato può essere destinatario m più di due concessioni». Insomma, Mediaset dovrebbe disfarsi di Rete4 spostandola sul sateUite, così come chiedeva la Corte Costituzionale. Non solo. Divieto per chi controlla una quota pari o superiore al 200Zo delle risorse del settore tv via etere di controllare, anche indirettamente, giornali. Permesso invece alle concessionarie che raccolgono pubblicità per non più di due emittenti tv di rastrellare spot anqhe per tv locali di cui non siano controllanti. E altro ancora. La maggioranza aveva cominciato martedì le votazioni in aula alla Camera sul testo di legge e, coi tempi contingentati, aveva l'intenzione di licenziarlo già ieri. In tutto erano già . passati tredici articoli e nell'emiciclo di alternavano gli interventi favorevoli e contrari ai successivi, il 14 e il 15. L'opposizione aveva continuato a martellare contro una legge che «riduce drasticamente il pluralismo» e «dilata la presenza di Mediaset» in barba alle raccomandazioni del presidente Ciampi. E da un'ora si accaniva sui nuovi articoli, prendendo di mira il tetto antitriust calcolato sul «sistema integrato» delle comunicazioni, allargato proprio per favorire l'unico operatore privato. Critiche rintuzzate dalla maggioranza. All'ora di pranzo, il blitz sull'emendamento firmato da vari deputati Ds, in testa Giuseppe Giulietti e i capigruppo della Quercia nelle due commissioni che avevano in carico la legge, Giovanna Grignaffini e Eugenio Duca (tutti e tre del «correntone» berlingueriano), Comphci, nel segreto nell'urna, ben 17 deputati della Casa delle Libertà. E vistosi vuoti nei banchi della maggioranza: 25 gli assenti non giustificati di An (su 99), 37 di Fi (su 176), 2 della Lega( su 30), 10 dell'Udc (su 39). Ciò malgrado la precettazione ordinata dal premier e rivelata dal Riformista) tanto che i banchi del governo erano stranamente affollati. Ovazione dai banchi del centrosinistra. Sconcerto della maggioranza. «Non è stata solo una sconfìtta in una votazione, ma una sconfitta pohtica del governo e della maggioranza», esulta Fassino. E Rutelli: «Abbiamo dimostrato che quando siamo uniti e combattivi conquistiamo consensi anche nel campo del centrodestra». L'azzurro Bondi parla di «incidente tecnico», ma nel centrodestra già volano le accuse reciproche. La seduta viene sospesa. I capigruppo della maggioranza si consul- tane precipitosamente con Casini, che respinge le critiche per aver concesso il voto segreto. Poi riprende, ma per andare avanti sugli ultimi articoli, visto che non solo il 14 e il 15, ma anche vari altri, risultano compromessi. Nel comitato dei nove il ministro Gasparri tenta di proporre un contro-emendamento blitz che ne contraddica il senso. Ma Casini, forte del parere dell'ufficio legale, blocca l'operazione. Così matura l'emendamento-rappresaglia sulle nuove norme di elezione del cda Rai che svuota il parere di due terzi della VigOanza siila scelta del presidente Rai, riducendolo alla metà più uno alla terza votazione. Una mossa che fa infuriare il centrosmistra. «Una truffa ai danni del Capo dello Stato», la defini¬ sce Rutelli, che accuserà Casini di andare avanti con le votazioni senza l'opposizione in aula. Volano gli insulti. «Bugiardi», «Banditismo parlamentare», «Un atto di protervia inaudita», mentre Violante abbandona l'aula, seguito da tutta l'opposizione. «RuteUi sta diventando un veteroleninista», commenta il ministro Gasparri. E il gelo scende tra i due poh. L'opposizione in piedi che applaude dopo aver sconfitto la maggioranza

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