I Quindici si riposizionano di Enrico Singer

I Quindici si riposizionano I Quindici si riposizionano Londra e Madrid: ruolo Onu per il «dopo» Parigi e Berlino: le alleanze non si discutono Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Sulla conduzione della guerra in Iraq Colin Powell non è disposto ad accettare critiche: ((Alcuni Paesi europei sono in serio disaccordo con noi, ma per definizione non ci si può aspettare che democrazie sovrane marcino sempre con lo stesso passo». Sul futuro, però, il Segretario di Stato americano è pronto al dialogo. Anzi, lo sollecjia: «Alla fine i valori e gli interessi che ci uniscono saranno più forti delle questioni che ci dividono. Quali che siano i loro punti di vista sulla guerra, non ho alcun dubbio che l'America e l'Europa lavoreranno insieme per aiutare il popolo iracheno liberato e per dare un futuro migliore alla regione». Sono i due passi centrali di un discorso che Powell - certo non a caso - ha fatto precedere al suo arrivo, ieri sera tardi, a Bruxelles. Quasi un biglietto da visita per il vertice che oggi, nel quartier generale della Nato trasformato in forti¬ no super-difeso, avrà con il Consiglio Atlantico, con la ((troika» della Uè e con i ministri degli Esteri di gran parte dei Paesi dell'Unione. Quelli che sono stretti alleati di Washington, come l'Inghilterra. Quelli che la sostengono con dei distinguo, come l'Italia e tanti altri. Quelli che non risparmiano le critiche, come la Francia e la Germania. Un incontro non facile che Powell ha voluto preparare con una prova di jlisgelo affidata a uri jnteryento registrato e trasmesso ih linai conferenza sui rapporti transatlantici organizzata in un grande albergo sul mare poco fuori Atene. Colin Powell ha ribattuto anche alle accuse di «unilateralismo». Ha detto che gli Stati Uniti «auspicano un'Europa forte perché nessun governo può affrontare da solo le sfide del Ventunesimo secolo» e perché «sono convinti che unUnione europea forte sia buona per l'Europa, buona per l'America e buona per il mondo». Non solo. Ha riconosciuto che la guerra in Iraq ha «creato tensioni nella comunità transatlantica» e ha ammesso che «non si possono minimizzare». Ma ha ricordato la cooperazione nei Balcani e in Afghanistan per concludere con l'augurio che i valori e gli interessi comuni avranno la meglio sulle divisioni. Sono parole che dovrebbero ammorbidire anche i più critici e preparare la ricucitura che Powell si augura quantomeno di avviare con gli europei. Europei che proprio in queste ore si stanno riposizionando con spostamenti anche significativi. Come quello dell'Inghilterra, che resta l'alleato numero uno degli Usa con il suo esercito che combatte nel deserto dell'Iraq, ma che chiede un «ruolo centrale» per l'Onu nel dopo Saddam e si smarca dai «moniti» che il Pentagono ha lanciato a Siria e Iran. Anche la Spagna, l'altro principale alleato degli Usa, ha preso ima posizione simile: «Vogliamo garantire all'Orni il ruolo più rilevante che le circostanze permetteranno», ha detto il ministro degli Esteri, Ana Palacio. Sull'altro fronte, si muovono Francia e Germania che confermano le critiche, ma sottolineano adesso con più forza che «le alleanze non sono in discussione». Oggi con Powell avranno incontri separati il ministro italiano. Franco Frattini, e il francese Dominique de Villepin. Il tedesco Fischer e l'inglese Straw si sono incontrati già ieri. Il dialogo, almeno, riprende quota.