Ciampi: una polìtica estera per l'Unione di Emanuele Novazio

Ciampi: una polìtica estera per l'Unione Ciampi: una polìtica estera per l'Unione Fazio: nel conflitto è spiccata l'assenza del Vecchio continente Emanuele Novazio ROMA La guerra in Iraq rende ancora più urgente l'esigenza di una politica estera e di difesa comune che dia peso internazionale all'Unione europea: il Presidente della Repubblica approfitta del saluto al Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea per rinnovare un auspicio profondamente sentito al Quirinale, che acquista un particolare significato alla vigilia del delicatissimo incontro di Bruxelles fra il segretario di Stato americano Colin Powell e i 15 ministri degli Esteri. Grazie all'euro e alla politica monetaria unitaria, è la sostanza del messaggio di Carlo Azeglio Ciampi, l'Ue è oggi presente in misura sempre più incisiva e autorevole sui mercati monetari e finanziari intemazionali. Un analogo processo deve svilupparsi per la politica estera e di difesa: «Le soluzioni istituzionali potranno adottare forme diverse, ma la finalità di seguire una condotta unitaria europea è la stessa» sottolinea il Capo dello Stato, che nelle ultime settimane ha insistito spesso sulla necessità di rinsaldare le relazioni transatlantiche e ridare vigore al molo dell'Onu. Ciampi non fa riferimento diretto alle divisioni fra Europa e Stati Uniti innescate dal conflitto in Iraq, che hanno minato i tre pilastri dell'ordine intemazionale uscito dalla Seconda Guerra Mondiale, l'Onu, i rapporti transatlantici e l'Unione europea. Ma proprio «questi drammatici eventi», dai quali il Presidente della Repubblica si sente «turbato», rafforzano al Quirinale l'impressione che soltanto dotandosi di una politica comune in campo intemazionale l'Ue potrà svolgere un autentico ruolo stabilizzatore. Ai fini di questa evoluzione la Convenzione per le riforme istituzionali presieduta da Giscard d'Estaing ha un molo centrale, avverte Ciampi: un ((primo sviluppo incoraggiante» su una strada che si intravede ancora faticosa è costituito dal fatto che l'assise di Bruxelles abbia «unanimemente condiviso la necessità di un rafforzamento della politica europea di sicurezza e difesa», anche se si tratta ancora di una sviluppo «limitato». Eppure proprio 1 avvio il 31 marzo scorso, in Macedonia, della prima operazione militare Uè d'intesa con la Nato «è uno sviluppo storico che dimostra l'importanza dei progressi compiuti e le possibilità di ulteriori avanzamenti». Qualche significativo passo avanti, si sottolinea negli ambienti diplomatici italiani, verrà forse dal vertice franco-belga-tedesco sulla difesa comune che Si terrà a fine mese a Bruxelles, anche se nessuno si nasconde il rischio che collaborazioni preferenziali su un tema tanto delicato acuiscano le divisioni e le tensioni fra partner. Ma proprio ieri la presidenza greca dell'Ue ha fatto propria la proposta italiana, avanzata dal ministro degli Esteri Franco Frattini, di sviluppare l'iniziativa per coinvolgervi tutti i 15 Paesi: se ne parlerà il 2 maggio al vertice dei ministri della Difesa. La reazione di Atene è considerata molto posi¬ tiva dal capo della diplomazia italiana, anche se la riunione collettiva farà seguito al vertice fra Francia, Germania e Belgio. Frattini sottolinea infatti che l'Italia non aveva mai fatto una questione di date: riconoscendo subito di dover lavorare tutti insieme, afferma il ministro degli Esteri, «la presidenza greca ci ha dato ragione sul merito della questione». Nel frattempo la guerra in Iraq ha fatto emergere incertezze e divisioni pesanti fra i partner, di fronte alle quali il Presidente della Repubblica invoca ancora una volta la «particolare responsabilità morale e politica» dei sei Paesi fondatori della Comunità, affinché diano «un nuovo slancio» alla costruzione europea. Al monito di Ciampi si unisce quello del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, che invita l'Europa a tomare protagonista sulla scena mondiale della politica e dell'economia: «Di fronte alla tragedia della guerra in Iraq è difficile non rilevare l'assenza, prima del conflitto, di una linea e di una impostazione delle istituzioni comunitarie», ha dichiarato ieri sera di fronte al Consiglio direttivo della Banca europea. Ma proprio la crisi di oggi ricorda che l'Europa è chiamata «a ben diversa capacità di iniziativa, a partire dall'opera di distensione intemazionale», e deve disporsi ad affrontare il dopoguerra «con l'indubbia gravità dei problemi che recherà con sé». Il molo che l'Ue svolgerà nella fase successiva al conflitto sarà decisivo anche per gli sviluppi della costmzione europea, ma di certo non sarà facile: perché, ricorda Fazio, ci sarà bisogno di ricostruire non soltanto in senso fisico ma anche «negli ordinamenti, nelle relazioni, nelle identità». Ciampi con il presidente della Banca centrale europea, Duisenberg