«Curdi sotto controllo», Powell rassicura Ankara di Paolo Mastrolilli

«Curdi sotto controllo», Powell rassicura Ankara BREVE TAPPA A BELGRADO IN SEGNO D'APPOGGIO DOPO L'OMICIDIO DEL PREMIER «Curdi sotto controllo», Powell rassicura Ankara Alla vigilia del vertice con l'Ue: «Siamo per un'Europa forte» Paolo Mastrolilli NEW YORK Ricucire e recuperare sostegno. Era l'obiettivo della missione di Colin Powell in Turchia e poi a Bruxelles, con la sosta intermedia di Belgrado, e almeno ad Ankara ha prodotto i primi risultati. Il nuovo governo turco, infatti, ha accettato di far passare sul proprio territorio i rifornimenti per le truppe americane paracadutate nel Nord dell'Iraq, a patto che non si tratti di armi, e ha quasi promesso di non varcare la frontiera con i propri soldati per tenere a bada i curdi. I rapporti tra gli Stati Uniti e la Turchia avevano toccato forse il punto più basso degli ultimi cinquant'anni il primo marzo scorso, quando il Parlamento aveva bocciato l'accordo raggiunto dal governo per ospitare 62.000 soldati americani, in cambio di un pacchetto di aiuti che era arrivato a sfiorare i 30 miliardi di dollari. I deputati, dominati dalla nuova maggioranza del partito islamico Giustizia e Sviluppo, avevano ascoltato le proteste della piazza, in grande maggioranza contraria alla guerra. In questo modo avevano negato a Washington l'apertura del fronte settentrionale iracheno, costringendo il Pentagono a paracadutare circa mille soldati partiti dall'Italia per avere una presenza nella regione, e a rimandare invece nel Golfo Persico gli uomini della Quarta divisione, che in origine dovevano calare su Baghdad dal Nord. Gli Stati Uniti, come ha dichiarato lo stesso Powell arrivando ad Ankara, sono rimasti «delusi» da questo comportamento, che probabilmente ha allungato e complicato la guerra. Secondo il responsabile della diplomazia americana, però, «la Turchia resta un membro importante dell' alleanza contro Saddam», e quindi ha deciso questo viaggio, organizzato all'ultimo momento, per ricostruire i rapporti. In realtà qualche passo avanti era già stato fatto, quando il nuovo governo di Recep Tayyip Erdogan aveva dato il permesso di sorvolo agli aerei diretti sull' Iraq per bombardare. Ankara però aveva negato l'uso dei caccia che da anni si trovano nella base di Incirlik, da dove conducevano i pattugliamenti sulla «zona di interdizione al volo» nel Nord del Paese, e Washington ora ha deciso di ritirarli da quella regione, spostandoli nel Golfo Persico affinché possano contribuire ai combattimenti. Gli obiettivi principali di Powell erano due: ottenere il via libera per passare attraverso il territorio turco allo scopo di rifornire i paracadutisti in Iraq del Nord, e convincere Ankara a non spostare le sue truppe oltre la frontiera per tenere a bada i curdi. Prima di arrivare aveva messo in discussione anche gli aiuti da un miliardo di dollari, che Washington aveva promesso comunque per aiutare l'economia turca in crisi, e il messaggio evidentemente è arrivato. Il segretario di Stato ha incontrato il presidente Ahmet Necdet Sezer, Erdogan, il ministro degli Esteri Gùl e il capo dell'esercito Hilmi Ózkok, e ha ottenuto il permesso per il passaggio dei rifornimenti, anche se Erdogan ha poi precisato che non possono comprendere ar. v Ankara teme che i curdi iracheni, se contribuiranno alla sconfitta di Saddam e occuperanno la zona petrolifera di Kirkuk, premeranno per uno Stato indi¬ pendente o un'autonomia che destabilizzerebbe la regione sudorientale turca abitata dalla stessa minoranza. Powell ha assicurato che la situazione è sotto controllo, i curdi iracheni non potranno avanzare oltre una certa linea e anche il flusso dei profughi è limitato, perciò Erdogan non ha bisogno di mandare truppe. Comunque gli Stati Uniti hanno promesso di creare un sistema comune di controllo e allarme, per mettere la Turchia al riparo da sorprese. Dopo Ankara, il segretario di Stato è andato a Belgrado, per dare sostegno al governo della federazione serbo-montenegrina dopo l'uccisione del premier Zoran Djindjic. Powell ha incontrato il presidente Svetozar Maro.vic e il successore di Djindjic, Zoran Zivkovic, ribadendo che «gli Stati Uniti faranno tutto il possibile per sostenere le aspirazioni della Serbia e del Montenegro a diventare parte dell'Europa». Da Belgrado Powell è partito per Bruxelles, dove oggi cercherà di limare gli attriti con parte dell'Ue sulla guerra in Iraq. Il disaccordo con Francia e Germania riguardo il conflitto rimane, ma l'Europa sembra compatta nel chiedere agli Stati Uniti che l'Onu giochi un ruolo decisivo nel futuro di Baghdad. Colin Powell ad Ankara con il ministro degli Esteri turco, Abdullah Gùl