Smantellata banda dì usurai

Smantellata banda dì usurai OPERAZIONE DI PROCURA E CARABINIERI DI IVREA: TRE ARRESTI, DODICI INDAGATI, L'INCHIESTA PROSEGUE Smantellata banda dì usurai Taglieggiava professionisti, negozianti e artigiani Mauro Revello IVREA Ottobre 2002. I carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Ivrea effettuano una perquisizione presso un giovane impresario edile di Salassa, Achille Berardi, 30 anni. Formalmente i militari sono alla ricerca di macchinari rubati nella zona (sarebbe poi stato trovato un escavatore di dubbia provenienza), in realtà vorrebbero verificare alcune «voci» su un possibile attività di usura. I sospetti risultano essere fondati, e da quel giorno parte ima delle più vaste operazione antiusura mai condotte in Canavese: tre arresti (ma altri potrebbero essere eseguiti nei prossimi giorni), dodici indagati, una trentina di perquisizioni e oltre venti «persone offese». Secondo gli inquirenti, le vittime dei presunti strozzini erano soprattutto nel territorio altocanavesano, ma alcuni abitavano a Rivoli, Venaria, Genova, persino Parma e Milano. Berardi è finito in manette. Dall'altro ieri è rinchiuso nel carcere di Biella; nei prossimi giorni (assistito dal suo difensore, l'avvocato Pio Coda) sarà interrogato dal gip di Ivrea Marco Tomatore e dal sostituto procuratore Lorenzo Fornace, il magistrato che ha coordinato l'inchiesta. Con l'impresario di Salassa è stato arrestato anche Quinto Rean Ruffat, 52 anni, di Cuorgnè, titolare di una ferramenta a Valperga. Verrà interrogato venerdì mattina nel carcere di Ivrea, dove è detenuto; lo difende l'avvocato Ferdinando Ferrerò. Il terzo nome contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare è quello di un noto commerciante di Feletto, Gaetano Falsone, 53 anni, titolare di ima panetteria e di un negozio di formaggi a Rivarolo (difeso dall'avvocato Luca Fiore); è l'unico incensurato dei tre, per lui il gip Tomatore ha disposto fin da subito gli arresti domiciliari. Non si conoscono, invece, i nomi delle persone indagate a piede libero. A far scattare le indagini, nell'ottobre scorso, erano state le matrici di numerosi assegni trovate in possesso di Berardi: cifre consistenti, soldi prestati ad un impresario edile della zona e restituiti con interessi secondo i calcoli degli investigatori dell'Arma - tra il 10 e il 12 per cento al mese. La presunta vittima è stata interrogata a lungo, per spiegare i debiti con gli usurai per decine di mighaia di euro. Contemporaneamente sono scattate le intercettazioni, sia telefoniche che ambientali. I risultati non si sono fatti attendere. Dai riscontri effettuati dai carabinieri della Compagnia di Ivrea, coordinati dal tenente Silvio Mele, sono emersi anche i nomi di Falsone e di Rean Ruffat, più quelli di altre persone che avrebbero fatto da tramite oppure si sarebbero interessate affinchè i prestiti o le restituzioni andassero a buon fine. Sarebbero almeno venti le vittime, con un giro di denaro che sfiora i due milioni di euro: imprenditori, liberi professionisti, persone con necessità urgente di denaro contante, persino un chirurgo di Genova. Al momento non risultano esserci state intimidazioni o minacce. ma le indagini sono ancora aperte e non si escludono sorprese. I militari del nucleo operativo stanno ancora interrogando diverse persone coinvolte nell'inchiesta. Nessuna delle vittime, finora, ha presentato denuncia. «Le banche non ci concedevano prestiti - sarebbe stata la spiegazione di molti -, queste persone ci hanno aiutato fornendoci subito il denaro di cui avevamo bisogno. Che male c'è?». Poco importava, evidentemente, che i tassi d'interesse per la restituzione dei soldi arrivassero fino al 12 per cento al mese, per di più calcolati sul capitale intero senza detrazione delle rate già pagate. Gaetano Falsone era stato un personaggio del Carnevale di Rivarolo