«Il contagio si diffonde solo a stretto contatto» di Roberto Fiori

«Il contagio si diffonde solo a stretto contatto» L'INFETTIVOLOGO «Il contagio si diffonde solo a stretto contatto» intervista Roberto Fiori LA paura va di corsa, ma con certe notizie può mettersi anche al galoppo. I medici del Center for Disease Control degli Stati Uniti sostengono che il virus responsabile deba grave forma di polmonite potrebbe trasmettersi anche per via aerea, o attraverso gb oggetti, anche senza un contatto diretto con un malato. Ma per fortuna c'è chi getta acqua sul fuoco. Per Pietro Luigi Garavelb, direttore della Divisione Malattie Infettive dell'Ospedale Maggiore di Novara «sono affermazioni quanto meno precipitose, tanto più in assenza di dati definitivi sul virus». Professore, finora si è sempre sostenuto che la malattia si diffonderebbe per contatti stretti tra persone infette e sane. Lei cosa ne pensa? ((Ad ogni virus corrispondono proprietà biologiche ed epidemiologiche diverse, con differenti capacità di sopravvivere neb'ambiente estemo. Il problema sostanziale consiste nel capire quai è U virus che provoca questa malattia. Se fosse in grado di sopravvivere a lungo in un ambiente estemo e di mantenere inalterate le sue proprietà, abora potrebbe infettare anche tramite oggetti di uso comune o con modabtà aeree diverse dabo stretto contatto». Ma è questo il nostro caso? «Se così fosse, sicuramente ci dovremmo trovare di fronte a molti più malati di quanti tutt'ora segnalati, perché la diffusione sarebbe molto rapida». E quindi? «L'assoluta maggioranza dei virus responsabib di malattie a carico deb'apparato respiratorio non hanno queste caratteristiche e quindi necessitano di stretti contatti per la trasmissione. Esempio tipico sono i virus influenzab, che si trasmettono per mezzo di starnuti e colpi di tosse». Anche il virus killer si comporta cosi? «Finora le anabsi dei laboratori «E come l'si propaga tramite stae colpi di tLa gente dessere infoma non sp nfluenza rnuti osse eve rmata paventata» ci dicono che anche b responsabile deba polmonite atipica appartiene abe tradizionali famigbe di virus respiratori. Per questo ritengo l'affermazione dei collegbi americani poco attendibile». Un allarme ingiustificato, allora? «E' giusto che la gente sia informata, ma vorrei rassicurare. Nell'ambito di una malattia infettiva, la stragrande maggioranza dei pazienti la contrae in forma asintomatica o con debob sintomi, una minoranza in forma evidente e solo una piccola percentuale muore per la malattia. Al momento sappiamo quanti sono i casi accertati e quanti i decessi, ma non sappiamo ancora quanto la malattia possa svilupparsi in modo asintomatico. Quando conosceremo definitivamente il comportamento del virus e le condizioni locali che hanno fatto nascere la malattia saremo anche in grado di costruire un vaccino e di proporre farmaci specifici». Ma ci troviamo di fronte a un'epidemia su scala mondiale? «Non è detto. In genere le grandi influenze esplodono in agosto o settembre e arrivano da noi in gennaio e febbraio. C'è un tempo tecnico di mesi, che in linea di massima coincide con l'inverno e la fine dell'inverno: temperature basse, termosifoni accesi, vita in amibienti chiusi. Questa volta, dati i tempi, il virus è arrivato da noi nel momento per lui più infebee. Per questo potrebbe anche rimanere confinato nelle zone deb'Estremo Oriente dove si è maggiormen, te diffuso». Meglio comunque non abbassare la guardia? «Certo. Chi presenta febbre o sintomi influenzali simili a quelb descritti per il virus deve recarsi nebe divisioni malattie infettive che sono distribuiti un po' ovunque sul territorio. Abbiamo report costanti sulla diffusione deba malattia e possiamo fornire preziosi consigli in tempo reale anche per i viaggiatori. Da un lato è importante la cura, ma è anc'.o fondamentale diffondere le corrette informazioni». «E come l'influenza si propaga tramite starnuti e colpi di tosse La gente deve essere informata ma non spaventata»

Persone citate: Pietro Luigi Garavelb

Luoghi citati: Novara, Stati Uniti