Retata contro il terrorismo In manette l'imam di Cremona

Retata contro il terrorismo In manette l'imam di Cremona RECLUTAVANO PERSONE DA INVIARE EVENTUALMENTE IN IRAQ Retata contro il terrorismo In manette l'imam di Cremona Tra Lombardia ed Emilia fermati nella notte un egiziano, un somalo, due curdi iracheni e due tunisini. L'accusa: associazione per delinquere finalizzata all'eversione internazionale Silvano Rubino MILANO Quattro arresti nella notte di domenica, altri due ieri. Tutti tra Lombardia ed Emilia Romagna, tutti legati alla scoperta di ima rete di reclutatoli di «mujaheddin» da inviare sul fronte iracheno. Due inchieste della procura di Milano, coordinate dai pm Stefano Dambruoso e Massimo Meroni, prendono ancora una volta di mira alcuni membri della comunità islamica, accusati di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo intemazionale. La prima inchiesta, condotta dalla Digos, ha portato all'arresto di El Ayashi Radi Abd El Samie Abou El Yazid, detto Merài, 31 anni, egiziano e residente à Milano, del somalo Ciise Maxamed Cabdullaah, 29 anni e di due curdi iracheni residenti a Parma Mohammed Tahir Hammid, detto Abdelhamid, 27 anni e Mohamed Amin Mostafa, 27 anni. Una delle figure principah dell'inchiesta, però, non figura tra gli arrestati. Si tratta di Abu Omar, egiziano, ex imam della moschea di via Quaranta, scomparso in circostanze misteriose da Milano lo scorso 17 febbraio. Forse - è il sospetto sempre più radicato degli inquirenti - rapito dai servizi segreti di un paese straniero. Quelli egiziani, oppure, ma è solo un'ipotesi, direttamente da quelli americani. Gli altri arresti, affidati ai Ros dei carabinieri, sono avvenuti a Cremona. In manette è finito l'imam della locale moschea Mourad Trabeisi, tunisino di 34 anni, insieme a un suo connazionale. Ben Mouldi Kamel Hamraoui, 26 anni. Secondo gli inquirenti, l'attività principale degh indagati negli ultimi tempi (e sino a pochi giorni fa), è stata quella di reclutare «fratelli» da inviare in Iraq, nei campi di addestramento dell'organizzazione fondamentalista curda «Al Ansar», pronti per essere poi utilizzati nella guerra contro gli angloamericani. Dopo la fine delle operazioni militari in Afghanistan, sostengono gli inquirenti, «l'area delle cellule fondamentahste si è trovata dinanzi all'esigenza di ridispiegare i propri uomini». Con i venti di guerra sull'Iraq, l'obiettivo più immediato è diventato quello di potenziare le fila dei militanti dell'organizzazione Al Ansar, «presente nella piccola zona del Nord-Est del Kurdistan iracheno, in particolare a Sulaymania e Kurmal, dove si troverebbero armi non convenzionali». Una zona, tra l'altro, presa di mira dai bombardamenti sin dall'avvio delle operazioni militari. Il viaggio viene organizzato tra Milano, Parma e Cremona, dove ai «fratelli» vengono procacciati i documenti falsi. L'ingresso in Iraq avviene attraverso il confine siriano, grazie all'incessante attività di un non meglio identificato mullah Fouad, curdo. E, grazie, soprattutto, all'intermediazione di Al Zarkawi, medico giordano indicato da Colin Powell, lo scorso 5 febbraio, come imo dei capi di Al Qaeda. Sarebbe lui l'anello di collegamento tra l'organizzazione di Osama Bin Laden e Al Ansar. L'indagine della Digos ha preso il via circa un anno fa, quando gli investigatori hanno cominciato a monitorare l'attività di Abu Omar, l'imam che, a Milano, ha occupato la casa di Es Sayed Abdelkader. Es Sayed è l'uomo indicato come uno dei più fedeli luogotenenti di Osama Bin Laden, coinvolto nelle altre inchieste milanesi sul terrorismo islamico e dato per morto nel dicembre del 2001 nei bombardamenti di Torà Bora. Di Es Sayed Abu Omar (che è in contatto con esponenti del gruppo egiziano Al Jihad) occupa non solo l'appartamento, ma anche il ruolo di guida spirituale e di organizzatore. L'instancabile attività della cellula milanese (che si occupava anche di gestire un intenso flusso di clandestini verso l'Italia e altri paesi europei) prosegue anche dopo la misteriosa scomparsa di Abu Omar, sotto la guida dell'egiziano Mirai, considerato dagli inquirenti il nuovo capo deUa cellula. Un'attività testimoniata dalle decine di intercettazioni di conversazioni partite da Milano e dirette a telefoni satelhtari. Alcune sono recentissime, di soli tre giorni fa. Ed è proprio negli ultimi giorni che il lavoro dei «fratel¬ li» per inviare «la gioventù» al fronte si intensifica, con l'arrivo in Italia del somalo Cabdullaah. Dalle intercettazioni si capisce che il somalo è un «pezzo grosso», viene tenuto in gran considerazione. La cellula milanese si dà un gran da Fare per fornirgli denaro e documenti falsi. E Si capisce anche che tutti sono pronti a raggiungere i fratelli in Iraq, nel giro di poco tempo. Ma poi qualcuno si accorge che gli investigatori sono sulle loro tracce. E, in un solo giorno, gli inquirenti organizzano il blitz e gli arresti. Un campo di addestramento per militanti di Al Qaeda in Afghanistan