I vescovi: «Bandiere della pace non in chiesa, basta la Croce» di M. Tos.

I vescovi: «Bandiere della pace non in chiesa, basta la Croce» I vescovi: «Bandiere della pace non in chiesa, basta la Croce» CIHA DEL VATICANO Le bandiere della pace nelle chiese sono di troppo: «Un simbolo sovrabbondante e in qualche senso inutile». Lo ha detto ieri il segretario generale della Conferenza Episcopale Itabana, monsignor Giuseppe Betori, illustrando il risultato dei lavori del Consiglio permanente. «Mi sembra - ha aggiunto il presule - che per una chiesa la croce sia già di per sé un bel simbolo di pace». Invece i drappi multicolori avendo «un carattere culturale» mal si addicono aU'universabtà dei valori evangelici. «Sembra togbere qualcosa alla Croce. La Croce è un bello e forte segnale, e non ha bisogno di altre determinazioni che mi sembrano perlomeno inutili». Far sventolare nelle chiese le bandiere avrebbe un significato preciso: «Come dire che la Croce non basta. Sono duemila anni che chi vuole la pace è lì sulla Croce. Mi sembrerebbe togbere qualcosa alla Croce, che invece dice e simboleggia pace. Non capisco dunque perdili dentro la chiesa si senta la necessità di mettervi la bandiera. Per questo nelle chiese io dico di no». Il Segretario della Cei ha concluso la sua risposta così: «Fuori, è senz'altro un simbolo bello e significativo, per i movimenti cattobci e per quelli di non credenti». La domanda era nata da una notazione del comunicato conclu¬ sivo del Consiglio, in cui si ricordava che «nessuna ideologia può appropriarsi della pace». I vescovi itabani fanno appello a un «ripristino ed una più precisa definizione dell'ordme intemazionale» dopo l'inizio della guerra in Iraq «che mai sarebbe dovuta cominciare» e che sperano «si concluda al più presto», con una pace fondata su «giustizia e rispetto dei diritti umani». Monsignor Betori giudica un fatto positivo «la crescita dei sentimenti di pace e della aspirazione alla pace». Anche le ipoteche ideologiche in una situazione come questa «sono sempre una minaccia incombente, specialmente se finiscono per spingere a atteggiamenti di odio e a un linguaggio violento». Per questo i vescovi insistono sul «discernimento e l'educazione» aba pace. Il Consigbo permanente si è svolto «in un clima di viva apprensione per la guerra in Iraq e per le sue ripercussioni sugb equilibri intemazionali» e i presidi, «sobdab con il Papa», ricordano anche le guerre «in Terra Santa e nel grande continente africano». Almeno una decina di vescovi, ha riferito monsignor Betori, hanno affrontato il tema «pace» durante i lavori del consiglio permanente. E ha escluso divisioni o distinguo: «Non c'è diversità di posizioni o accenti: unanime è l'aspirazione alla pace e la volontà di pace, diverei possono essere i modi di manifestarla, che vanno dalla preghiera, all'appello a un articolo sul giornale». E a proposito della Terra santa, monsignor Betori ha annunciato i vescovi itabani vi compiranno un pellegrinaggio subito dopo Pasqua, se sarà possibile. Ieri il Papa è tornato a implorare «per l'umanità» il «fondamentale dono deUa pace». «Occorre essere disponibili a rinunciare pure a qualcosa di legittimo in vista di un bene superiore - ha scritto in un messaggio a una Congregazione rebgiosa - Bisogna soprattutto essere consapevoli che tutto si può ottenere da Dio con la preghiera». Più concretamente, il Direttore Generale della Radio Vaticana, padre Pasquale Borgomeo, ha denunciato che «si stanno verificando tutti i mab paventati alla vigilia deba guena». E prima fra tutte, la disinformazione: «Nonostante il profluvio di informazioni scritte e parlate, di immagini televisive che ci mondano senza sosta siamo ben lontani dab'avere un quadro attendibile della situazione. Sappiamo tutti che la prima vittima di una guerra é la verità». Padre Borgomeo ha rilevato anche che la guerra, «decisa fuori deba legalità intemazionale, non è come si prometteva e si sperava, una guerra lampo», ma anzi rischia di diventare «lunga e sanguinosa» e «mostra già tutti i suoi frutti avvelenati». [m. tos.]

Persone citate: Betori, Borgomeo, Giuseppe Betori, Pasquale Borgomeo

Luoghi citati: Iraq