L'America e la Siria in rotta di collisione

L'America e la Siria in rotta di collisione WASHINGTON RINNOVA LE ACCUSE DI ARMARE IN SEGRETO BAGHDAD E AVVERTE: NE PAGHERETE LE CONSEGUENZE. MONITO ANCHE ALL'IRAN L'America e la Siria in rotta di collisione Powell: attenti a quello chetate. Damasco: stiamo con l'irac Maurizio Moiinari corrispondente da NEW YORK Alta tensione fra Washington e Damasco. Colin Powell ammonisce la Siria a cessare ogni sostegno a Saddam Hussein e il ministro degli Esteri Faruk el-Shara ribatte: «L'espulsione degli invasori dall'Iraq è un nostro interesse nazionale». Il Segretario di Stato ha chiamato in causa la Siria di Bashar Assad per il sostegno finora assicurato all'Iraq: «Damasco ha di fronte a sé una scelta decisiva, se continuare a sostenere direttamente il terrorismo ormai arrivato ai suoi ultimi giorni». Il capo d'accusa è quello illustrato dal capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, la scorsa settimana: missili anticarro, visori notturni, contromisure elettroniche e volontari arrivano a Baghdad attraverso la Siria. Powell ripete, letteralmente, la frase pronunciata da Rumsfeld: «Damasco porta su di sé la responsabilità delle sue scelte e delle loro conseguenze». Il monito non potrebbe essere più esplicito e la spiegazione è nel fatto che, come sottohnea un portavoce del Pentagono, «sono in gioco le vite di soldati americani e della coalizione». Powell ha puntato l'indice anche contro l'Iran: «Deve porre fine al sostegno del terrorismo contro Israele ed alla ricerca delle armi di distruzione di massa». Washington ritiene che le organizzazioni terroristiche sostenute da Teheran e Damasco siano tre: gli Hezbollah libanesi, Hamas e la Jihad islamica palestinese. «Non potete aiutarci a combattere Al Qaeda e poi ab¬ bracciare Hezbollah, Hamas e Jihad», ha dichiarato giorni fa il consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice. Ma l'accento di Powell su Teheran è meno marcato rispetto alla Siria perché il traffico di armi - almeno mille i missili anticarro russi «Komet» consegnati a Saddam, secondo «Newsweek» - passa attraverso Damasco. Nella scelta della linea dima l'amministra¬ zione ha dalla sua il «New York Times», che in un editoriale ha scritto: «Si possono condividere le critiche diplomatiche alla decisione di andare in guerra ma a guerra iniziata non si possono tollerare le forniture d'armi al nemico». L'intervento di Powell è avvenuto dal podio del 44" congresso annuale dell'Aipac - il Consiglio per le relazioni israelo-america- ne - e la replica del governo siriano non si è fatta attendere. «Washington si fa portatrice degli interessi israeliani in Medio Oriente e il discorso di Powell ha confermato che la loro intenzione é soprattutto quella di far piacere al governo di Ariel Sharon, di comportarsi da loro impiegati», recita il testo di un comunicato del ministero degli Esteri siriano. Il ministro Faruk al-Shara va oltre e in un intervento di fronte al Parlamento di Damasco dichiara: «L'interesse nazionale siriano è nel vedere sconfitti gli invasori dell'Iraq, la resistenza degli iracheni è estremamente importante, si tratta di una resistenza eroica contro l'occupazione angloamericana della loro patria». Dall'inizio della guerra è la prima volta che un Paese arabo si schiera nettamente a favore dell'Iraq, auspicando la sconfitta della coalizione. Il linguaggio di al-Sharaa nei confronti dell'amministrazione Bush mette da parte la diplomazia: «Washington giustifica il suo attacco all'Iraq come una guerra di liberazione per la democrazia e i diritti umani, ma in realtà si tratta di stragi e distruzioni». Il sostegno alla resistenza armata è esphcito: «I soldati americani e britannici sono rimasti scioccati da come sono stati ricevuti dagli iracheni, che non hanno gettato fiori ma hanno gridato la loro rabbia e hanno opposto una tenace resistenza». L'atmosfera a Damasco è di totale sostegno, politico e militare, per l'Iraq, facendo però sempre attenzione a non nominare mai direttamente Saddam Hussein. Il mufti siriano, Sheik Ahmad Kaftaro, ha invocato «azioni di martirio» - ovvero attacchi suicidi - contro le forze americane; il quotidiano del partito unico Baath - «cugino» dell'omonimo partito di Baghdad - ha lodato ieri la resistenza irachena, «che ha costretto i falchi del Pentagono a mostrare la loro vera faccia di occupanti intenzionati a controllare le risorse naturali, in particolare il petrolio». «La Siria ha scelto di allearsi con i fratelli iracheni vittime di una ingiustificata invasione - ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri a Damasco - contro i quali vengono commessi crimini contro l'umanità». La tv araba Al Jazeera ha dato notizia dell'arrivo nelle ultime 48 ore a Mosul, nel Nord Iraq, di un imprecisato numero di combattenti volontari siriani. Israele ritiene che dietro le tensioni fra Washington e Damasco vi sia la possibilità che Assad abbia accettato di nascondere le armi proibite di Saddam. Ad avanzare l'ipotesi è stato il generale dell'intelligence Yossi Kupperwasser durante una deposizione fatta ieri di fronte a ima commissione del Parlamento di Gerusalemme. 1 ^ In Parlamento la replica del ministro degli Esteri Faruk al-Shara «E' nostro interesse nazionale vedere sconfitti gli invasori» Dall'inizio del conflitto è la prima volta che un Paese arabo si schiera apertamente con il Raiss, auspicando la sconfitta degli Usa Ritratti di Bush e Blair con una svastica durante un corteo in Siria