L di Federico Monga

L NEGLI USA E NELLA UE SUPERINDICI ECONOMICI IN BRUSCO CALO. IMPRESE ir DiFFICOLTÀ L L'Europa brucia 150 miliardi. Petrolio ed euro tornano a correre Federico Monga La guerra in Iraq non più lampo, la congiuntura globale sempre negativa, in Europa come negli Usa, e le avvisaglie di un primo quadrimestre ancora difficile per le grandi corporation americane ieri hanno messo sotto pressione le borse mondiali. Sui mercati regnano incertezza e ipersensibilità a qualsiasi brutta notizia, anche all'apparenza non strettamente legata con l'economia. Basti pensare che in Estremo oriente addirittura i timori sul diffondersi virus killer (Sars) della polmonite anonima è stato indicato come causa dei forti ribassi. Tutte le piazze finanziarie hanno inaugurato la terza settimana di guerra con pesanti perdite. L'indice Euro Stoxx 600, che racchiude le principali blue chip del Vecchio Continente, ha bruciato 150 miliardi di euro di capitalizzazione. Il petrolio ha aggiunto un altro rincaro ai rialzi degli ultimi cinque giorni' (-1-120Zo) e la valuta americana si è di nuovo indebolita nei confronti dell'euro, per tutta là giornata sopra quota 1,090 contro il dollaro. LA GUERRA PEGGIORE. Alla vigilia del conflitto in Iraq economisti e centri studi di avevano indicato diversi scenari in relazione alla durata delle operazioni militari e delle perdite umane e militari. Un week-end di forti tensioni al Pentagono sulla strategia bellica da adottare, le difficoltà delle truppe angloamericane impelagate ora anche in scontri di guerriglia e la minaccia da parte della dittatura irachena di attacchi suicidi di massa hanno portato operatori e speculatori di Borsa a ragionare sull'opzione peggiore: la guerra lunga. MALACONGIUNTURA «La guerra in Iraq è solo il fumo negli occhi di un economia strutturalmente in difficoltà». Scriveva ieri l'edizione on line del Financial Times. La vera causa delle difficoltà di Borsa e del ritardo della ripresa, secondo questa teoria che sta prendendo sempre più piede, sarebbero allora da ricercare nei bilanci delle società, ancora non del tutto sgonfiati dalla bolla, e nei dati macroeconomici. Ieri il Pmi di Chicago, un indice molto significativo in quanto sintetizza l'andamento del comparto industriale nell'area del Nord Ovest, è sceso da 54,9 dello scorso mese a 48,4. Nettamente al di sotto dei 50 punti, lo spartiacque tra congiuntura positiva e negativa. In Europa invece il superindice, che racchiude previsioni sul commercio al dettaglio, fiducia delle imprese e dei consumatori, è andato a picco: -0,6 punti (il più basso da sei anni) con uno strattone negativo pari a quello post 11 settembre. LUNEDI' NERO IN BORSA La giornata dei mercati finanziari era cominciata male già in Estremo Oriente dove tutte le principali piazze finanziarie haiino chiuso con nette perdite; il Nikkey giapponese a -3,71%. I titoli delle aziende con maggior propensione all'export ne-1 gli Stati Uniti sono stati fortemente penalizzati, vedi il -60Zo della Toyota. La sfiducia dei consumatori americani si è fatta sentire anche a Hong Kong (-2,770Zo), Taiwan (-3,480Zo) e Seul (-3,7107o). In Europa le cose non sono andate certo meglio. Parigi ha lasciato sul terreno il 4,20Zo, Londra il 2,60Zo, Zurigo il 2,90Zo ed Amsterdam il 5,20Zo. A Milano il Mibtel è scivolato del 2,60Zo ed il Mib30 del 2,980Zo. In grave difficoltà Francoforte (-3,710Zo). Nel Vecchio Continente, oltre allo spauracchio bellico, a scatenare le vendite è stata ima notizia riportata dal Financial Times. Secondo il quotidiano finanziario londinese, le tedesche Munich Re (ai minimi da 10 anni) Allianz (ai minimi da 10) e Hvb (ai minimi da 20) dovranno nuovamente ricorrere al mercato per risanare i loro traballanti bilanci. Il risultato immediato è stato il crollo di tutti gli assicurativi e bancari. Infine gli Stati Uniti. Il Dow Jones è tornato sotto il livello degli ottomila punti a 7992,27 punti (-1 ,880Zo) con un occhio alla guerra e un altro alle difficoltà di chiusura dei conti del primo quadrimestre e a nuove bancarotte all'orizzonte. America Airlines è a rischio amministrazione controllata, mentre la rivale Us Airways venerdì prossimo dovrà rispondere alle domande sui conti davanti al giudice federale. E anche l'ex Philip Morris Altria è sulla strada del Capitolo 11. Da segnalare le perdite dei colossi Aol Time Warner, della Halliburton, la società fino a due anni guidata dal vicepresidente Americano Dick Cheney, che paga l'esclusione dalle commesse per la ricostruzione dell'Iraq a causa deconflitto di interessi. Vendite anche al Nasdaq (-2,100Zo0Zo). Sull'indice new economy hanno influito i dati delle vendite mondiali di semiconduttori incalodel3,30Zo. LA CORSA DEL PETROLIO. Le rassicurazioni della Casa Bianca - «Non c'è assolutamente la necessità di ricorrere alle riserve di emergenza, la guerra in Iraq non sta incidendo sulla produzione» - e dell'Ocse «Non ci saranno squilibri tra domanda e offerta anche con l'uscita dell'Iraq dal mercato, visto che sono state accumulate delle scorte» - non sono bastate. Le quotazioni sui contratti futures che fanno da riferimento ai prezzi del greggio sono ancora andati al rialzo. A New York (-l-20Zo) è stata sfondata la soglia dei 30 dollari il barile. Più netto il balzo del Brent londinese. Impennata iniziale del 40Zq e poi ridimensionamento fino ai 27,05 dollari (H-2,70Zo). Indici in caduta libera anche alla Borsa di Tokio che ieri ha lasciato sul terreno oltre il 3,70Zo

Persone citate: Dick Cheney, Euro Stoxx, Philip Morris Altria