Lvmh rilancia la stella Zenìth di Paolo Baroni

Lvmh rilancia la stella Zenìth UN INGEGNERE DELLE TLC DIETRO LA RINASCITA DELLA STORICA MANIFATTURA SVIZZERA DI OROLOGI Lvmh rilancia la stella Zenìth Nataf : punto tutto su tecnica ed emozione Intervista Paolo Baroni inviato a GINEVRA COME motto ha scelto Platone: «Il bello è lo splendore del vero». E poi spiega: «In un mondo dove tutto è fasullo e irreale la verità è la bellezza vera. Il lusso vero? Riuscire a sfuggire il tempo: il lusso vero è eternità, qualità, creatività, audacità». Thierry Nataf dall'inizio del 2002 è presidente della Zenith International, una delle più famose maison dell'orologeria svizzera entrata nel '99 nella scuderia del colosso Lvmh. Nataf, ingegnere specializzato in telecomunicazioni, fino a tre anni fa era vicepresidente di Veuve Clicot Ponsardin, il numero due mondiale dello champagne controDato sempre dal gruppo Vuitton. Nel giugno 2001 arriva alla Zenith come direttore generale e dopo sei mesi ne diventa il presidente col mandato di riorganizzare, riposizionare e rilanciare la società. «E' l'uomo che è riuscito a svegliare il dragone», dicono di lui in Giappone, paese dove Nataf è notissimo. Lui, più sempheemente, dice di volerrisvegliare la «Bella addoimentata nel bosco». Data per scontata l'eccellenza meccanica dei movimenti (nei laboratori di Le Lode nel cantpne svizzero di Neuchatel è nato il movimento "El Primero", il primo cronografo automatico della storia capace di raggiungere i 36 mila movimenti l'ora) adesso si tratta di sviluppare il lato estetico, il versante del glamour. I programmi operativi del nuovo presidente Zenith si sono subito tradotti nell'organizzazione di un team creativo che ha ridisegnato tutte le collezioni, migliorando la qualità dei dettagli (cinturini rigorosamente cuciti a mano, fibbie triple, quadranti con lavorazioni che si riproducono sulla massa oscillante del movimento) e ingrandendo il diametro di tutta la collezione. Il debutto dei nuovi modelli è atteso per il prossimo fine settimana alla fiera di Basilea. Tre le serie che Zenith si appresta a lanciare: Quantième Perpétuel. Open e Port-Royal. Si tratta di veri gioielli della tecnica (basti pensare che per produrre il movimento «El Primero» occorrono oltre 300 pezzi, per ogni pezzo sono necessarie sino a 50 operazioni manuali e ben 365 giorni di lavoro), curatissimi in ogni particolare e ricchi di allegorie («un segreto nel segreto», sottolinea lo stesso Nataf). In che cosa consiste la rivoluzione Zenìth? «Negli ultimi tempi l'immagine si era un po' appannata. La nostra casa è nata nel 1865 ed ha goduto di 120 anni di grande gloria, ma negli ultimi 20-30 anni, con l'arrivo degli orologi al quarzo che hanno segnato profondamente il mercato dell'orologeria, mentre tutte le altre grandi case rilanciavano i loro marcili noi abbiamo fatto una scelta strategica sbagliata: abbiamo sviluppato movimenti per gli altri, per il Rolex Daytona e per Panerai, e ci siamo un po' dimenticati di noi stessi. Solamente il ICZo dei movimenti che producevano finiva in orologi Zenith, ma senza un completo rispetto della nostra storia: abbiamo giocato con i prezzi e prodotto tanti orologi placcati». Vi siete venduti l'anima... «Sì un po' : vent'anni di errori. L'anima però è rimasta». Cos'è cambiato con Lvmh? «Il passaggio è avvenuto nel dicembre '99. Nei primi tempi ci siamo mossi con molta cautela perché una casa di lusso, un'azienda artigianale come questa, ha bisogno di essere trattata con rispetto: la prima mossa è stata trattenere la gente che lavorava con noi, trattenere il loro sapere». E dopo? «L'obiettivo era rinascita. Come prima cosa bisognava ritrovare 0 colore della maison: il nostro colore è il marrone, così come Tiffany è blu o Hermes è arancio. Poi è stata la volta del marchio, ovvero la "stella di buona fortuna" scelta dal fondatore della casa George Favre Jacot, che con gli anni ed i passaggi di proprietà era stato più volte modificato e snaturato». Dopo la riscoperta della tradizione, però servono anche buoni prodotti... «Una maison du luxe è come un albero: ha bisogno di radici forti, ma poi deve sviluppare anche i rami, ovvero la creatività. Io sono presidente del gruppo ed ho il controllo di tutte e 17 le filiali sparse nel mondo, ma sono anche il direttore artistico della casa e tutto dipende da me. Come prima cosa ho tagliato ogni consulenza estema ed ho creato lo Zenith Design Studio, che è la fucina dalla quale escono tutte le nostre novità. Poi c'è il lavoro con gli ingegneri: perché anche i movimenti per me sono essenziali». Cosa intende per ricerca della perfezione? «Uno slogan degli anni Venti recitava così: Zenith l'orologio perfetto. E a questo mi ispiro sempre. In realtà la perfezione è un lavoro continuo, è un po' come l'orizzonte: più tu pensi d'averlo raggiunto è più questo si allontana. La perfezione assoluta non esiste. Però quando creo un orologio cerco sempre la perfezione, nei movimenti come nelle rifiniture. Ma poi quando si realizza la cassa bisogna anche ritrovare l'emozione. Qualcuno dice che i nostri orologi sono troppo grossi, cosa vuol dire? Si misura forse un Picasso o la ruota di una Mercedes? L'amore e l'emozione non si misurano...». Come crea i nuovi modelli? «Micomporto come un cieco, lavoro a occhi chiusi per avere la percezione vera di forme e volumi. Ogni nuova cassa per me è come se fosse una scultura e spesso alla vigilia delle collezioni mi capita di stravolgere tutto, a colpi di lima sul mio polso, obbligando poi i miei collaboratori a rifare poi tutto al computer». Quali sono le novità che presenterete a Basilea? «Il punto di partenza è uno: vedere la vita in grande. Tutta la nostra collezione è ispirata a questa filosofia, dalla scelta del cuoio alla fibbia, a tutti gli altri particolari e dettàgli. Non guardo quello che fanno gli altri, cerco di essere Zenith. Come prima cosa ho voluto realizzare un orologio capace di durare un intero secolo, il Quantième Perpetuai, che unisce modernità, grande precisione ed emozione. Ne potremo produrre 25 pezzi all'anno, non per scelta di marketing ma perchè la sua lavorazione è così complessa che non ci consente di realizzarne di più. Il suo prezzo è di pura follia, diciamo all'incirca 50 mila euro. Ma quando si ama... Poi ho pensato alla donna, che per me è sensualità, anima. Il suo simbolo è l'occhio e per questo ho disegnato un orologio con un quadrante con i numeri disposti in maniera tale da richiamare proprio la forma dell'occhio. Ancora per l'uomo ho creato il modello "Open". In questo caso abbiamo volu- to fare qualcosa di molto moderno che fosse in grado di esaltare il nostro movimento più famoso, il mitico "El Primero", l'unico al mondo che raggiunge il decimo di secondo. Tutti ne parlano ma fino ad oggi non si poteva vedere. Ecco allora questo modello particolare, aperto, tecnicamente molto complicato da reahzzare che attraverso il quadrante mostra il movimento del meccanismo intemo. Il prezzo? In questo caso 9-10 mila euro per il modello in acciaio. Infine ho voluto rifare completamente la linea Port Royal, l'ho voluta più moderna, più contemporanea. Questo è un orologio in acciaio molto "forte", virile, con linee tese e stile geometrico. L'ho voluto tagliato in maniera molto netta, è pieno di modernità ma con molti elementi di alto classicismo». Che obiettivi economici vi siete dati? ((Abbiamo tre obiettivi: uno a breve, uno a medio ed uno a lungo termine. Il business dell'orologeria assomiglia molto a quello del vino, si va per cicli di 10 anni ma io lavoro come se dovessi morire domani, per ottenere subito il massimo possibile. In certi paesi siamo già riusciti a raddoppiare il nostro fatturato ed ora mi affido alla nuova collezione...» «Negli ultimi 20-30 anni la nostra immagine si era un po' appannata avevamo lavorato tanto per altri e poco per noi Adesso è arrivato il momento del riscatto A Basilea molte novità» «II lusso vero per me è eternità, qualità, creatività ed audacità E' a questi principi che mi ispiro ogni volta che penso ad un nuovo modello da produrre Glamour sì, ma anche ricerca e innovazione» Thierry Nataf, presidente della Zenith International Il «Quantième Perpétuel» di Zenith

Luoghi citati: Basilea, Giappone, Ginevra