«Siamo stati caricati senza motivo» di Massimo Numa

«Siamo stati caricati senza motivo» «Siamo stati caricati senza motivo» L'accusa dell'imam di Torino dopo gli scontri di sabato Massimo Numa Maurizio Tropeano TORINO «Vogliamo sapere perché ci hanno picchiato. Perché hanno picchiato i nostri figli, le nostre mogli. Erano in prima fila perché per noi quello è il segno che la comunità islamica voleva fare una manifestazione pacifica. Invece la polizia non solo non ha garantito la sicurezza ma ci ha ha caricato a freddo. Adesso vogliamo che qualcuno ci risponda, che siano individuati i responsabili che hanno ordinato la carica». E' quasi mezzogiorno l'imam Bourichi Bouctha è in piedi vicino alle strisce gialle che delimitano la stazione dei taxi all'angolo tra corso Giulio Cesare e via Andreis, a due passi dal Balon. Da lì sabato pomeriggio è partito il corteo dei cinquemila migranti che poi si è ricongiunto ai cinquantamila pacifisti torinesi. Da lì l'imam lancia le sue accuse contro le forze dell'ordine per gli incidenti in una conferen¬ donne ferite e anche due bambini di quattro e due anni che sono finiti all'ospedale». Kobba ha portato anche alcuni connazionali. C'è anche un ragazzino di dodici anni accompagnato dal padre. Porta una tuta nera e mostra il ginocchio destro bendato. Zoppi- ca. Boutcha e Kobba gli danno il megafono e lui, timido, racconta: «Ero alla manifestazione poi è arrivata la polizia e sono finito all'ospedale». E come «prove» i membri della comunità araba mostrano anche i pantaloni strappati che indossava un anzia¬ no maghrebino con il bastone che sabato scorso «i poliziotti hanno tirato giù dal furgone e trascinato per alcuni metri fino in via Verdi». Parla anche un trentenne: «Avevo i bambini per mano e la polizia mi ha strattonato. Sono caduto e mi hanno dovuto steccare un braccio e nel frattempo avevo perso di vista l'altro mio figlio che ho ritrovato dopo un'ora e mezzo». Ancora Boutcha: «Sinceramente ho avuto paura. Siamo'in Italia e iion in Egitto dove non si possono manifestare le proprie opinioni. Siamo andati al, corteo qcminostri figli, senza bastoni e senza ferri. E' vero, abbiamo bruciato le bandiere degli Stati Uniti ma questo è un nostro diritto. Abbiamo gridato slogan contro Bush e Blair che sono criminali di guerra ma non abbiamo mai attaccato il governo italiano. E nemmeno i partiti italiani. Rispettiamo le leggi la polizia non l'ha fatto. E' stata aggressiva. Forse non ha digerito che ci fossero cinquemila musulmani in corteo». Accuse gravi, che si aggiungono a quelle della Rete Antagonista del Piemonte, dei Cobas, e del consigliere di Rifondazione Comunista che parlano di «una precisa volontà di attaccare il corteo in modo da dividere il movimento in buoni e cattivi». Ecco perché i vertici della Questura decidono di rispondere im¬ mediatamente. Questa è la loro ricostruzione dei fatti. Primo: «Gli incidenti avvenuti nel corso della manifestazione hanno un'unica e semplice spiegazione: all'interno dei cortei di pacifisti che si stavano concludendo nel massimo ordine si sono infiltrati gruppi di autonomi incappucciati che verso la fine di una giornata tranquilla hanno iniziato a lanciare pietre, danneggiare vetrine e aggredire a scopo di rapina alcuni passanti». Secondo: «Le cariche sono state necessarie per impedire che venissero coinvolte altre persone e chp la città precipitasse nel caos più completo. In via Po a causa di questa situazione sono stati in pari modo travolti i manifestanti, i passanti e contestualmente anche una parte del corteo degli immigrati». Ma non basta. Dalla Questura si esclude con forza ogni volontà di colpire la comunità islamica: «Vogliamo solo ricordare che in decine di manifestazioni organizzate dall'imam Boutcha con lo stesso genere di slogan contro gli Stati Uniti, contro Israele e anche quando inneggiavano ai kamikaze non è mai accaduto nulla. Mai». E ancora: «Non ci sono state cariche a freddo. Da molte ore un gruppo di autonomi si stava aggirando per la città con l'intento di provocare incidenti. Fatti puntualmente avvenuti». La replica della Questura:, «Siamo stati costretti ad intervenire per fermare gli autonomi che lanciavano pietre ed avevano aggredito alcuni passanti Altrimenti i disordini sarebbero dilagati» L'imam di Torino Bourichi Bouctha za stampa convocata dal centro sociale Askatasuna a cui hanno partecipato anche i Cobas e Mario Contu, consigliere regionale di Rifondazione Comunista. Da lì il leader religioso minaccia: «Abbiamo un video che mostra le violenze dei poliziotti e dei carabinieri contro i musulmani, le loro famiglie e tutti gli arabi di Torino. Violenze compiute a freddo, sotto gli occhi di tutti. Se non avremo una risposta soddisfacente manderemo quella cassetta digitale via Internet ad alla tv satellitare Al Jazeera così i nostri fratelli, ma anche i cittadini di tutto il mondo potranno vedere come l'Italia tratta chi protesta contro la guerra». Accanto all'Imam c'è Mustafà Kobba, della comunità marocchina, anche lui era al corteo, anche lui ha subito le cariche e adesso porta la sua testimonianza: «Siamo stati attaccati senza ragione, alle spalle proprio quando stavamo per entrare in piazza Castello. Non hanno nessuna pietà: alla fine ci sono state quattro

Persone citate: Bourichi Bouctha, Bush, Kobba, Mario Contu, Maurizio Tropeano, Mustafà