Franks: la campagna può durare mesi

Franks: la campagna può durare mesi Il generale Tommy Franks, capo del Comando centrale Usa, illustra su una mappa dell'Iraq il procedere dell'azione bellica durante l'incontro di ieri con i giornalisti PARACADUTISTI A CACCIA DEI FEDAYN CHE ATTACCANO I RIFORNIMENTI Franks: la campagna può durare mesi «Se necessario i nostri uomini combatteranno casa per casa» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Il generale Tommy Franks ha dato luce verde alle operazioni anti-guerriglia. La città santa sciita di Najaf è stata completamente circondata dalla 101a Divisione Aviotrasportata. Le «Aquile Urlanti» sono impegnate in una caccia al Fedayn casa per casa. «Siamo consapevoli dell'importanza storica e religiosa di questo luogo - dice il sergente maggiore Marvin Hill -.E' probabilmente il più (Ufficile tipo di combattimento che esista, perché avviene dentro una città e perché in realtà tu non sai chi sia il tuo nemico finché non è lui a spararti addosso». L'azj.one di «pulizia delle sacche di resistenza» alrviene anche lungo la «Ambush Alley» - il viale delle imboscate - dove migliaia di marines sono impegnati da almeno 24 ore a setacciare ogni area a rischio per eliminare i focolai di guerriglia. Il generale Franks, comandante di «Iraqi Freedom», nel briefing di ieri dal Comando centrale in Qatar ha spiegato come operano i Fedayn di Saddam Hussein: «Si annidano nelle città, creando basi in luoghi densamente popolati, da dove poi escono, soprattutto nelle ore notturne, per effettuare agguati contro le nostre linee di rifornimento». L'azione di antiguerriglia è perciò duplice: dentro le città, iniziando da Najaf, e lungo le autostrade nel deserto percorse dai rifornimenti. «L'incarico dei marines è di andare all'attacco, ingaggiare combattimenti e provocare scontri», spiega un portavoce americano. Come dire: il loro compito è di stanare ed eliminare Fedayn e miliziani del partito Baath. Dopo essere stati bersagli di agguati per una settimana, ora i militari americani vanno al contrattacco. «Non sarà una guerra rapida ne facile» ammette il capo degli Stati Maggiori Congiunti, Richard Myers. E Franks, durante la conferenza stampa, a chi gli ha chiesto se la guerra durerà fino all'estate ha risposto: «Nessuno può dirlo». Che sarebbe come dire: «E' possibile». Così il Pentagono adesso vuol dimostrare di non avere fretta. «Non c'è una corsa a Baghdad dice il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, rispondendo alle critiche che continua a ricevere sulla gestione della guerra - la campagna ha solo dieci giorni di vita ed è troppo presto per farle un necrologio». Nella giornata di ieri scontri sono avvenuti in tutti i principali centri urbani nel Sud dell' Iraq: le forze della coalizione hanno annunciato la cattura di due generali iracheni (uno a Bassora preso dai britannici) e un imprecisato numero di ufficiali. Durante perlustrazioni svolte a Nassirya - luogo di ripetuti agguati dei Fedayn - i marines hanno trovato un ingente quantitativo di protezioni da attacchi chimici: trecento tute antigas e altrettante maschere, fiale di atropina, due mezzi mobili per la decontaminazione e altri strumenti per bonificare zone colpite da gas tossici e da agenti chimici nocivi. A pochi chilometri di distanza la scorsa settimana erano state trovate altre 3000 tute anti-gas. «Non c'è dubbio che l'Iraq possieda armi chimiche e batteriologiche - osserva Rumsfeld - sono più a Nord, a Baghdad o a Tikrit», la zona natale di Saddam Hussein. «Sappiamo che le hanno e che potrebbero usarle» aggiunge il generale Meyers. La campagna di bombardamenti aerei è stata segnata nelle ultime 24 ore da esplosioni a Baghdad considerate da testimoni «le maggiori finora udite». Gli obiettivi: il palazzo di Qusay Hussein, alcune basi dei reparti della Guardia Repubblicana, difese antimissile attor¬ no alla città. L'intenzione di Franks è di decimare le due divisioni corazzate della Guardia Repubblicana: la «Medina» e la «Hammurabi» per aprire il terreno all'avanzata di terra o obbligarle alla resa. Baghdad però afferma che gli attacchi servono a poco, anzi, «abbiamo abbattuto un elicottero americano e i due piloti sono morti». Il bunker di Saddam sarebbe però impenetrabile: questa l'opinione di Karl Esser, un ingegnere tedesco che parte¬ cipò alla sua costruzione, terminata nel 1984. «Si trova a oltre 220 metri di profondità ed è stato costruito per resistere a un'esplosione simile a quella di Hiroshima - ha spiegato alla Associated Press -. L'unico metodo per distruggerlo è adoperare una bomba atomica tattica». La costruzione del bunker costò a Saddam 60 milioni di dollari ed è da lì che sarebbe impegnato a coordinare le difese, anche se Rumsfeld sottolinea: «Sento voci di alcuni suoi parenti rifugiati in Siria». Di fronte alla pioggia di bombe che cade sulla capitale il vicepremier iracheno, Tareq Aziz, replica che «siamo noi che stiamo vincendo la guerra perché gli aggressori non sono in grado di raggiungere i loro obiettivi». Per testimoniare il controllo «su tutto il territorio del nostro Paese sovrano», Baghdad ha fatto lanciare ieri un missile contro il Kuwait dalla penisola del Fao, nel Sud, che solo 24 ore prima era stata dichiarata «libera da pericoli» dai comandi della coalizione. BA' n. H r fi y l li m H