Caccia all'uomo dopo la rapina Presi i «banditi del sabato»

Caccia all'uomo dopo la rapina Presi i «banditi del sabato» TRE INCENSURATI DANNO L'ASSALTO ALLE POSTE DI MONTALENGHE. MISERO IL BOTTINO: NEPPURE 500 EURO Caccia all'uomo dopo la rapina Presi i «banditi del sabato» In manette sono finiti un ristoratore di Chivasso, un autista e un piastrellista di Montanaro Sono stati bloccati dai carabinieri in poche ore. Increduli i parenti e gli amici degli arrestati Diego Andrà Claudio Laugeri fl ristoratore-arbitro, la mente. L'autista e il piastrellista, le braccia. Stefano Buscaglia, 28 anni, titolare del ristorante «La Fortezza» a Chivasso, a dispetto della sua età è stato definito «basista» dai suoi complici. E loro hanno confessato appena entrati nella caserma dei carabinieri di Caluso: Giovanni Fasone, 38 anni, di Montanaro, un alloggio comprato da poco al primo piano di una palazzina in via Cavour, autista per un rivenditore di bottiglie di Chivasso, e Fabrizio Vecchio, 30 anni, anche lui di Montanaro, residente in via Dondana 14, a pochi passi dall'oratorio, non sono di certo il prototipo del bandito. Un revolver «357 Magnum» (giocattolo) alla mano, hanno rapinato l'ufficio postale di Montalenghe, nemmeno 500 euro di bottino. L'orologio segna le 10,30. I carabinieri hanno scatenato una «caccia all'uomo», con tanto di elicotteri e unità cinofile dei nuclei specializzati di Volpiano, coordinati in aria dal capitano pilota Franco Garello e a terra dal comandante della compagnia di Chivasso Michele Tamponi. Una trentina di militari arrivati anche dalle stazioni di Caluso e Montanaro hanno lavorato con i colleghi del nucleo radiomobile di Chivasso. Meno di un quarto d'ora di ricerche ed ecco il primo arresto: Fasone era a mezzo chilometro dall'ufficio postale rapinato. Aveva fatto appena in tempo a infilare i soldi nella propria auto, una «Punto» granata, parcheggiata a un paio di isolati dalle Poste. Un'ora dopo è toccato a Vecchio, nascosto in un fossato coperto di rovi nella campagna di Orio, a un paio di chilometri da Montalenghe. In caserma, i due sono crollati. Vecchio ha spiegato ai militari dove aveva nascosto il revolver e un coltello serramanico, una legnaia sulla vìa della fuga. E i due hanno pure raccontato che il piano era ben diverso. Buscaglia avrebbe dovuto aspettarli a un centinaio di metri dall'ufficio postale, su una Lancia «K». Ma un gruppo di persone in mezzo alla strada ha spaventato i due rapinatori del sabato mattina, che hanno deciso di dividersi. Si sono ritrovati ieri sera in carcere a Ivrea, su ordine del pm Lorenzo Fornace. «Ho fatto una stupidaggine, non so che cosa mi è preso» ha confessato al magistrato Buscaglia, ristoratore di mestiere e arbitro di calcio per passione. «Impossibile, vi state sba- gliando» dice il padre al banco del negozio di tessuti nel centro di Chivasso. Già, perché è difficile immaginare che cosa possa aver spinto a una rapina il titolare di un ristorante così conosciuto. Tanto da vantare la dicitura «nei bastioni delle vecchie mura dal 1856» sui biglietti da visita e da attirare i riflettori de «La vita in diretta» per l'inaugurazione. avvenuta qualche anno fa. E nemmeno riescono a capire genitori e fratelli di Giovanni Fasone, da tutti chiamato Gianni: «Non gli mancava niente, aveva appena comprato la casa, pagava il mutuo e mantiene il figlio di 12 anni. Per qualunque problema, avrebbe potuto chiedere. Ha gettato il disonore su tutti noi». La madre si sente colpevole per non aver capito, ieri mattina, quando il figlio è uscito di casa: «Pensavo andasse a lavorare...». Lei non poteva capire e nemmeno lo poteva il padre di Stefano, quando ha visto U figlio lasciare il negozio: «Di solito va a fare la spesa, se manca qualcosa al ristorante». «Aveva più soldi in tasca ogni giorno, quando faceva le consegne e tornava in ditta con i pagamenti dei clienti» spiegano alla ditta Garetti di Chivasso, dove Gianni lavorava da due anni. «Un ottimo ragazzo, mai avuto niente da dire. Nemmeno un ritardo. Scherzava sovente, ogni tanto si lamentava perché non aveva abbastanza soldi. Ma avrebbe potuto portarli via qui, se soltanto avesse voluto. Non riusciamo a crederci» aggiungono i titolari. Qualche tempo fa, lo avevano visto arrivare con uno scooter. «"Mi sono voluto togliere uno sfizio" aveva detto» aggiungono alla Garetti. «Certo, era uno scooter di seconda mano e aveva fatto le cambiali. Ma per qualunque cosa, avrebbe potuto chiedere e lo avremmo aiutato» dicono i parenti. Con i 400 euro della rapina, i tre avrebbero potuto a malapena combinare una cena. In pizzeria. DA «BRAVI RAGAZZI» A DELINQUENTI Stefano Buscaglia Fabrizio Vecchio Giovanni Fasone L'Ufficio postale di Montalenghe preso d'assalto da tre banditi