«Questa guerra è uno sbaglio, un'irrealtà»

«Questa guerra è uno sbaglio, un'irrealtà» SEGONDÒ IL FILOSOFO «ANCHE GLI INGLESI NON HANNO CAPITOiL POTERE PELl'IDEOLOGtA ANTI-AMERICANA» «Questa guerra è uno sbaglio, un'irrealtà» Bernard-Henri Lévy: al Pentagono non conoscono il popolo iracheno Alain Elkann BERNARD-Henri Lévy è a Parigi nel suo grande appartamento del boulevard Saint-Germain; ha appena finito e consegnato un nuovo libro al suo editore. Bernard-Henri Lévy, come vive queste giornate di guerra? «Con un sentimento di immensa assurdità. Penso che questa guerra era fin dal primo giorno uno sbaglio e mi sento in una situazione cfi completa irrealtà». Dunque lei è dalla parte di Chirac e Villepin in questa situazione di guerra... «Penso che la posizione francese fosse giusta. L'idea di una guerra come ultimo ricorso mi sembrava la cosa da fare e Dio sa che non sono un pacifista. All'epoca della Bosnia pensavo che la guerra poteva fare avanzare il diritto e lo pensavo anche in Kosovo. Nel '94 avrei voluto che ci fosse una guerra per fermare il genocidio in Ruanda ma questa volta la guerra mi sembra uno sbaglio terribile». Ma ora che c'è la guerra lei da che parte sta? «Io sono impaziente di vedere Saddam Hussein lasciare al più presto la scena e di vedere l'Iraq libero. Però si poteva risparmiare la guerra. Ora mi auguro che vada in fretta e che naturalmente la vincano gli Stati Uniti e la Gran Bretagna». La guerra però è più lenta del previsto... ^ «Certo, la gente che dirige il Pentagono è ignorante, non conosce il Paese contro cui combatte, non ha riflettuto sulla realtà del popolo iracheno, non ha capito le reazioni che avrebbe avuto, pen¬ savano si trattasse di una facile passeggiata. Conoscevano così poco l'avversario che la loro logistica è del tutto improvvisata: fari che non funzionano di notte, camion che fanno acqua, truppe insufficienti, un accordo con la Turchia malfatto... Insomma un'euforia stupida, pensando che la guerra sarebbe andata in fretta ma è ovvio che chi conosce la regione sapeva che non sarebbe stato così». E gli inglesi? «Anche loro credo che siano ignoranti e non hanno capito la straordinaria violenza e il potere dell'ideologia anti-americana che og: gi è una chiara ideologia. Mi dispiace pensare che l'anti-americanismo vada con il fascismo, ma ignorarlo è una forma di stupidità colossale». Ma è un sentimento simile a quello dell'anti-israelianismo, dell'anti-semitismo? «No, affatto. Ma è nella grande tradizione francese dell'estrema destra. C'è qualcosa che va con l'odio per la democrazia». Ma non tutti gli intellettuali francesi sono contro la guerra... «Lo so, ma non è il mio caso. Io ho passato praticamente tutto l'anno in Pakistan e ho il sentimento di un malinteso enorme. Ci sono nuove barbarie, nuove armi di distruzione, nuove minacce. Credo che Saddam sia un tiranno del XX secolo, un tiranno di ieri in declino, una specie di Fidel Castro del Medioriente. Non è più lì l'epicentro del terrorismo e della guerra di domani. Per ora, in questo inizio del XXI secolo, bisogna fare tutto per non alimentare la guerra di civilizzazione. Alcuni pensano che l'Islam sia nemico dell'Occidente, e queste frange vanno indebolite, non rinforzate. Questi sentimenti non devono essere rinforzati, cosa che invece questa guerra sta facendo, e naturalmente è uno sbaglio». Lei ha parlato di pericoli più gravi. Quali sono? «E il tema del mio prossimo ibro che ha come titolo "Chi ha ucciso Daniel Pearl", che uscirà l 29 aprile dall'editore Grasset a Parigi. Non posso parlarne, bisogna leggere il libro». Ma come esce secondo lei l'Europa da questa guerra? «L'Europa sembra in apparenza indebolita e diminuita. Nello stesso tempo due dei motori dell'Europa, la Francia e la Germania, hanno preso una posizione forte ed elaborata. Non mi sembra una cattiva cosa. L'Europa è diventata "un polo" con una sua visione del mondo. L'Occidente ha due volti: quello dell'America e di una parte dell'Europa». Però vi sono dieci Paesi nuovi che stanno per entrare nella Comunità europea che sono assolutamente dalla parte degli Stati Uniti... «Certo, c'è una discussione in corso, c'è una crisi, ma è meglio ima discussione feconda che l'unione degli addormentati!». E come vede lei l'Iraq liberato? «Non ho una visione messianica della democrazia. Non credo che si possa paracadutare una democrazia. Gli iracheni certamente respireranno meglio senza Saddam Hussein». Ma lei ha voglia, è tentato di andare in Iraq? «No, io devo stare qui. Sono uno scrittore». E in Medioriente cosa suc. cede? «Spero da 30 anni che si vada verso uno Stato palestinese accanto allo Stato di Israele. L'unica cosa che troverei terribile sarebbe un'America che volesse trovare un credito perduto con gli arabi e quindi far pagare il conto di quanto è successo a Israele. Questo sarebbe davvero orribile! Certo tutti vorrebbero che quella regione del mondo stesse in pace». Lei conosce bene gli arabi, l'Islam. «No, non esistono secondo me gli arabi. Nulla è più diverso di un algerino o un marocchino, un tunisino o un saudita. Il mondo arabo non è un blocco. E' un blocco soltanto per Bin Laden e i suoi che chiamano il mondo arabo la "umma". Invece, secondo me. ci sono vari mondi arabi». L'assedio di Baghdad come lo vede? «Tutta la strategia diabolica degli iracheni sarà una messa in scena lugubre di una Sarajevo all'incontrarlo. Gli assassini saranno dentro, questa volta, e non fuori dalle mura. Penso che la strategia degli iracheni sia chiarissima: uno, chiudersi dentro Baghdad; due, prendere in ostaggio la popolazione civile; tre, rendere l'opinione intemazionale testimone di quanto succede laggiù». E l'America? «Cadrà nella trappola. E sembrerà accanirsi crudelmente con i civili anziché essere un esercito di liberatori dalla tirannide. E uno spreco questo è davvero terribile». Dunque? «Dunque sono molto arrabbiato e molto triste». E come reagisce? «Scrivo». In questi giorni lei sente il bisogno di meditare e di abbandonare un po' l'azione? «Come le ho detto ho appena terminato un libro di cinquecento pagine che per me è molto importante e che mi ha tenuto lontano da Parigi per tutto l'anno. Ora sono esangue e devo dire che la vita di uno scrittore in nessun modo può essere programmabile». ist.fm La strategia ^^ degli iracheni? Chiudersi a Baghdad, prendere in ostaggio la popolazione civile e rendere l'opinione ' internazionale testimone. E gli americani cadranno in questa trappola. Non credo che si possa paracadutare una democrazia. Alcuni pensano che l'Islam sia nemico dell'Occidente e queste frange vanno indebolite 99 Lo scrittore Bernard-Henri Lévy: «Penso che la posizione francese fosse giusta»

Persone citate: Alain Elkann Bernard, Bin Laden, Chirac, Daniel Pearl, Fidel Castro, Saddam Hussein, Villepin