Monito di Rumsfeld a Siria e Iran «Voi restate fuori» di Maurizio Molinari

Monito di Rumsfeld a Siria e Iran «Voi restate fuori» RISCHIA DI ALLARGARSI IL TEATRO DEL CONFLITTO Monito di Rumsfeld a Siria e Iran «Voi restate fuori» Damasco invia armi e volontari a Baghdad, infiltrazioni da Teheran I «peshmerga» curdi entrano in azione nel Nord contro gli iracheni Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Washington lancia un duro monito a Siria e Iran affinché stiano alla larga dall'Iraq mentre si intensificano i bombardamenti sulla Guardia repubblicana e su Baghdad, dove un missile ha colpito ieri un mercato uccidendo oltre cinquanta civili. Il monito a Damasco e Teheran è giunto dal segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, che ha parlato senza mezzi termini. L'accusa nei confronti della Siria è di far arrivare in Iraq «rifornimenti militari, inclusi visori notturni» e segue la diffusione di notizie da parte siriana di autobus di volontari in marcia verso Baghdad per combattere contro la coalizione, forse con a bordo degli Hezbollah libanesi. «Non c'è dubbio che questo transito di armamenti e persone dalla Siria all'Iraq complica di molto la situazione - ha detto Rumsfeld -. Si tratta di spedizioni che minacciano direttamente la vita dei soldati della coalizione e che consideriamo un atto ostile». I visori notturni, secondo fonti di intelligence, sarebbero «made in Russia». Alla domanda di un giornalista se Washington prendesse in considerazione l'ipotesi di una rappresaglia contro la Siria, Rumsfeld ha replicato: «La mia frase è accurata, queste consegne pongono una minaccia diretta ai soldati della coalizione». Proprio ieri il presidente siriano, Bashar Assad, era stato fra i più duri nel criticare l'attacco alleato definendolo «una chiara occupazione ed una flagrante aggressione contro un membro delle Nazioni Unite». Per quanto riguarda l'Iran, Rumsfeld ha parlato di «centinaia di militanti filo-iraniani contrari al regime di Saddam, noti come le Brigate Bacir, che sono entrati in Iraq complicando i piani di guerra del comandante Tommy Franks». Il monito è stato anche qui assai esphcito: «Se interferiranno nelle attività del generale Franks saranno considerati combattenti e quindi suggerisco che non interferiscano». Dietro le parole del capo del Pentagono c'è un duplice timore: che la Siria stia diventando la retrovia del regime di Saddam e che l'Iran stia tentando di sfruttare la situazione in Iraq per infiltrare milizie di fedeUssirai con progetti militari non compatibili con quelli della coalizione. Compiere questo passo lascia intrawedere la possibilità di un'estensione del conflitto. Nel mirino c'è soprattutto la Siria di Bashar Assad già accusata di aver violato le sanzioni Gnu consentendo a Saddam di esportare illegalmente greggio attraverso l'oleodotto che unisce i due Paesi. Sul fronte delle attività militari l'epicentro sono i bombardamenti sulla Guardia repubblicana e su Baghdad. «La divisione Medina è stata eliminata al 65 per cento» afferma il capo degli Stati maggiori congiunti, Ri- chard Meyers. Nel mirino c'è anche la divisione «Hammurabi», cruciale per la difesa della città. Le bombe hanno colpito a Baghdad la Torre delle Comunicazioni lungo il Tigri e numerosi bunker - raggiunti da particolari ordigni da oltre due tonnellate, peso doppio rispetto a quelle finora adoperate - causando esplolioni che hanno scosso la città. Un missile è finito fuori bersaglio, centrando un mercato nel quartiere di Al Shula: 52 le vittime per la tv «Al Jazeera». Si tratta del secondo errore delle bombe intelligenti in 24 ore e Baghdad parla di «crimine disumano» promettendo in carftbio «l'inferno» ai militari americani. Nel resto dell'Iraq l'avanzata di terra tira il fiato in attesa dei rinforzi ma i tank americani e britannici sarebbero arrivati «in vista di Baghdad». I comandi alleati devono scegliere fra l'attacco e l'assedio. Rumsfeld è favorevole alla seconda ipotesi. Serve a prendere tempo mentre si tratta con le tribù dell'Iraq centrale per convincerle a non combattere per Saddam. Comunque vada «rovesciare Saddam sarà difficile» è l'ammissione del premier britannico, Tony Blair. La guerriglia irachena non ha soste: nuovi missili sul Kuwait - tutti intercettati dai Patriot - e nuovo agguato contro i marines a Nassiriya dove quattro militari americani sono dati per dispersi e battaglia per lunghe ore poco più a Nord, nella zona di Najaf. Si combatte anche a Bassora, la principale città del Sud. Il comando britannico afferma che quattromila iracheni si sarebbero arresi ma i difensori della città - in gran parte Feddayn e miliziani del Baath - tengono duro. Sono stati loro a fare fuoco su centinaia di civili che tentavano di lasciare la città per andare a ricevere aiuti umanitari distribuiti dai britannici lungo il perimetro estemo. Nel Nord si sono mossi i pashmerga - i combattenti curdi alleati della coalizione - conquistando posizioni a Chamchamal lungo il confine con le truppe di Saddam, ma subito dopo sono stati raggiunti dai colpi dell'artiglieria irachena. Sebbene il generale Meyers affermi che «il regime iracheno ha perso il controllo del 35-40 per cento del territorio e del 95 per cento dello spazio aereo» il vicesegretario del Pentagono, Paul Wolfowitz, ammette che la resistenza degli iracheni è stata «sottovalutata» prima dell'inizio delle ostilità. Il generale del V corpo dell'Us Army, William Wallace, è più dettagliato: «I wargame fatti prima dell'attacco non ci avevano preparato a questo scenario». E' una critica esplicita a Tommy Franks, comandante dell'operazione «Iraqi Freedom», che a inizio anno coordinò dal Qatar una grande simulazione elettronica del conflitto. La Casa Bianca ha tradito un forte imbarazzo per queste dichiarazioni di Wallace, richiamando il generale. U d Una donna irachena saluta con la mano un marine che pattuglia la zona rurale dove abita, a Sud di Baghdad Gli americani lanciano sulla capitale due bombe perfora-bunker da più di due tonnellate Un missile uccide altri 52 civili. Il Pentagono ammette: «Abbiamo sottovalutato il nemico»