Berlusconi e contestatori, match sfiorato di Ugo Magri
Berlusconi e contestatori, match sfiorato MOMENTI DI TENSIONE A SAN GIULIANO DI PUGLIA Berlusconi e contestatori, match sfiorato Il premier sui luoghi del terremoto tra bandiere e slogan Ugo Magri inviato a SAN GIULIANO DI PUGLIA Per ben due volte Silvio Berlusconi ha tentato di andare incontro al manipolo dei contestatori: forse voleva provare ad addomesticarli o, più probabilmente, intendeva dimostrare che non gli facevano paura. In entrambi i casi, però, la barriera di carabinieri e poliziotti incaricati di proteggerlo s'è rivelata impenetrabile anche per lui. E così, cause di forza maggiore hanno impedito il match (sarebbe stato epico) fra il presidente del Consiglio e Lech Walesa, al secolo Stefano Musacchio, un sessantenne rubizzo con gli stessi inconfondibili mustacchi del leader di Solidarnosc, balzato agli onori delle cronache un paio di settimane fa quando venne licenziato dalla Fiat di Termoli (così ha sostenuto Fausto Bertinotti) per aver attaccato abusivamente un drappo pacifista alla porta dello stabilimento. Armato di megafono, con una dozzina di volenterosi a dargli manforte, Musacchio aveva atteso il premier al varco: cioè proprio dove si sarebbe fermato il corteo di autoblù provenienti dalla vecchia San Giuliano, prima tappa della visita nel paese dove s'era accanito il terremoto dell'autunno scorso. Adesso, su una spianata non lontana dal borgo diroccato, sorge un nuovo insediamento di casette prefabbricate, linde abitazioni in legno simili a chalet di montagna costruite in parte con denari pubblici, ma soprattutto coi fondi raccolti da Canale 5 e dal Corriere della Sera. La Protezione civile s'è data un gran daffare, Berlusconi è venuto a controllare personalmente che tut¬ to fosse in ordine e, giacché c'era, a sottolineare che il govemo ha mantenuto le sue promesse. Non aveva messo in conto l'imboscata del compagno Musacchio. Già prima che l'elicottero di Berlusconi si manifestasse all'orizzonte, col suo megafono Walesa aveva improvvisato una sorta di comizio, interrotto dopo qualche minuto dall'intervento bonario di un generale della Benemerita. Walesa aveva finto astutamente di battere in ritirata, «quello che avevo da dire l'ho già detto», le bandiere pacifisie erano state ripiegate, tutto agh occhi della sicurezza sembrava perfettamente in ordine. Ma non appena Berlusconi è sceso dalla macchina, e s'è diretto verso la nuova stazione dei carabinieri (poteva mancare nel nuovo insediamento?), Musacchio ha iniziato a sparare da pochi passi slogan di vaga riminiscenza saragattiana: «Più case, più scuole, più ospedali, meno guerre e meno spese militari», e poi altri in cui Berlusconi faceva rima baciata con televisioni.E' stato in quel preciso istante che il premier ha dato l'impressione di puntare verso di lui. Invece, come si è detto, ha dovuto accontentarsi di stringere mani, distribuire sorrisi, confortare parenti delle tante piccole vittime nella scuola elementare crollata (poco prima, al cimitero del villaggio, Berlusconi s'era sciolto in lacrime insieme coi genitori). La scena s'è ripetuta più tardi, quando Berlusconi aveva ormai già visitato la nuova chiesa, il centro commerciale, la farmacia e tutti quei luoghi senza i quali un paese non può dirsi veramente tale: anche stavolta l'incontro coi pacifisti è stato rinviato. Eccessiva la calca, nervosa la scorta, meglio soprassedere. Deluso, un contestatore l'ha buttata sul personale. «Forza Inter», ha urlato al Cavaliere che risaliva in macchina. Senza dubbio, al solo scopo di fargli dispetto.
Luoghi citati: San Giuliano Di Puglia, Termoli
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