«Ovunque mi giro vedo qualcuno che mi spara»

«Ovunque mi giro vedo qualcuno che mi spara» FRA I MILITARI AMERICANI NEL DESERTO IRACHENO «Ovunque mi giro vedo qualcuno che mi spara» «Hai paura?» «Sì# è come se ci pigliassero a calci» reportage Oliver Poole IRAQ CENTRALE TRE giovani soldati .sono di guardia a margine di un accampamento americano a metà strada tra Bassora e Baghdad. La ricetrasmittente in dotazione, il loro unico legame con il mondo estemo, ha gracchiato che forze paramilitari irachene stanno di nuovo sparando colpi di mortaio contro l'unità vicino a loro. Le nubi di sabbia offrono copertura per un contrattacco. Il primo soldato estrae una sigaretta e, girato verso l'amico, gh chiede : «Non hai paura tu?» «Mi sento come se ci stessero pigliando a calci», risponde: «Ovunque mi giri c'è qualcuno che cerca di farmi la pelle. Al. diavolo questo Paese e questa gente!» «Affermativo - continua il primo soldato -r. Ieri eravamo in uno dei mezzi leggeri in testa al convoglio e all'improvviso sono saltati fuori tre iracheni e hanno cominciato a spararci addosso. Prima ancora di realizzare cosa stesse succedendo mi ritrovo sotto la camionetta, in mezzo alla melma. Il sergente era vicino a me, anche lui in preda al panico. Sono arrivati i Bradley e hanno cominciato a sparare all'impazzata contro di loro. Poi li abbiamo beccati e catturati. Ma, per Dio, pensavo di farmela sotto». L'amico si gira per proteggere il volto dalla sabbia. «Questo è il problema con un esercito "delicatino". Stiamo qui a fare da bersagli; Mentre loro fanno prigionieri quei meccanici e sparano in testa ad alcuni di loro. Cominciano a rovesciarci addosso granate e noi non possiamo neanche reagire per paura di colpire anche dei civili. Al diavolo tutte le balle su "cuore e testa"». Il militare che ha iniziato la conversazione si rivolge al terzo soldato di guardia: «Come va?» «Non troppo bene», risponde quello. Negli ultimi giorni ha spesso detto di voler parlare con la mamma. «Vedrai che starai meglio». «Non so se ne uscirò vivo». «Vedrai che ce la farai, che ne usciremo fuori». Il sergente Bill Jones, il primo ad aver parlato, è il più anziano, ha 21 anni. Il più giovane, il soldato semplice Roman Komlev, ha 18 anni. Sono trascorsi solo pochi giorni da quando l'esercito americano è entrato in territorio iracheno dal Kuv/ait, ma molti di questi soldati sono già stanchi e spaventati. In Inghilterra e negli Usa la gente ha un'idea della guerra in Iraq di gran lunga più approfondita rispetto a quella del soldato medio al fronte. Qui sul terreno le truppe riescono a mala pena a carpire qualche brandello di informazione e in genere sono le cattive notizie, come la cattura dei prigionieri e la ripresa della battagha di Nasiriya, ad arrivare per prime. Pochi ti fronte sanno che le forze americane si trovano gir. in vista di Baghdad e che gh elicotteri Apache e i B-52 stanno attaccando la guardia repubblicana. E ancora meno sanno quanti nemici iracheni siano lì fuori e chi continua a sparare nelle città che erano date per pacificate. La stragrande maggioranza dei soldati è alla prima esperienza di combattimento. Durante le schermaglie nei dintorni della base aerea di Tallii, nel fine settimana, il comandante di un carro armato Abrams ha sorpreso, nel bel mezzo della battagha, il tenente venticinquenne Davis Garavato che giaceva esausto sul fondo del mezzo. «Ti fai tutto l'addestramento - ha detto -, sai di essere in Iraq, ma fino a quando non senti le pallottole fischiare e non vedi quei traccianti, non pensi che possa realmente accadere. Mi ricordo ancora di aver pensato: "Non posso crederci, se la stanno prendendo con la potenza dell'esercito degh Stati Uniti". Ero sotto shock». Dopo la battagha, un gruppo di soldati americani si è riunito vicino ad un camion bianco ancora fumante. Alcuni si facevano fotografare. Un iracheno giaceva a terra vicino a un lanciarazzi. Qualcuno aveva coperto il suo viso con una giacca. Sui sedili anteriori erano adagiati due scheletri, la carne era stata strappata via dalla potenza di una granata americana. Nella parte posteriore un cadavere era quasi ridotto in cenere. La posizione del corpo bruciacchiato rivelava gh ultimi attimi di sofferenza: le braccia in avanti e la testa reclinata all'indietro. Nel corso della tempesta di sabbia delle scorse ore un gruppo di militari ha trovato rifugio in un carro d'appoggio M-88. I portelloni erano chiusi per proteggersi dalla sabbia e forse dai colpi di mortaio. «E' peggio della Somalia», ha detto il servente Norman Weaver, comandante del mezzo. «Lo è», ha ribattuto il sergente James Swinney, un medico il cui veicolo era stato distrutto da una granata nemica: «E sai quale è la parte peggiore della faccenda? C'è una sola via per tornarsene a casa e passa per Baghdad». Copyright The Daily Telegraph

Persone citate: Abrams, Bill Jones, Davis Garavato, James Swinney, Oliver Poole, Roman Komlev, Weaver