ISLAM I due volti dei musulmani in Italia

ISLAM I due volti dei musulmani in Italia ^ DIBATTUTA rilA POLITICA E PREGHIERA ISLAM I due volti dei musulmani in Italia reportage Aldo Cazzuilo inviato a MILANO .«A1'* fi116 vincerà l'Iraq. "F^ L'America non riuscirà a soggiogarlo. Sarà costretta ad andare via, come dal Libano, come dalla Somaha. E il Libano ha solo due milioni di abitanti, la Somaha è un Paese tribale, mentre il popolo iracheno è il più ingovernabile del Medio Oriente. Anche se cadrà Saddam - Saddam deve cadere, altrimenti cadrebbe Bush e gh Usa finirebbero come lUnione Sovietica - il popolo continuerà a combattere. Non si lascerà imporre un fantoccio, un Karzai. Sarà guerriglia di liberazione». Ogni tanto qualcuno sparisce. Ahdellcader Es Sayed, egiziano, frequentava la moschea di viale Jenner a Milano. Ora è, formalmente, latitante. Intercettarono una sua telefonata sei mesi prima deh'11 settembre: «I fratelh vanno in America». Lui è andato forse in Afghanistan. Un necrologio su un giornale arabo ne ha annunciato la morte, sotto le bombe americane, a Torà Bora. «Questa guerra è l'inizio della fine di un incubo. I padroni non hanno più fiducia neUe loro pedine, nei fantocci che comandano in loro nome sui Paesi arabi. Li vedono aggrappati alle poltrone ma incapaci di tenere le redini. Vogliono cambiarli, Iha detto anche Powell. E saranno cambiati, ma non come vuole l'America; come vuole il popolo. Ci sarà un risvegho islamico. Tutto.il.mondo islamico diverrà un vulcano. Nasceranno Stati islamici». L'ultimo è sparito un mese fa. Dopo la preghiera, l'imam Abu Emad ha preso a informarsi discretamente se qualche devoto avesse visto uno dei suoi assistenti, Abu Omar, egiziano come lui. Nessuno l'aveva visto, neppure la moghe. Trarrne una testimone, che racconta di un gruppo di uomini che l'ha spinto su un'auto e portato via. «Lltalia è sempre stata mediatrice tra l'Occidente e l'Islam, e questo era molto apprezzato dai governi e dai popoh arabi. Ora l'Italia ha imboccato un'altra strada. E' la stessa Italia che non ci riconosce pari diritti, ignora i nostri giorni festivi, non stringe con l'Islam l'intesa raggiunta con le altre confessioni, non costruisce le moschee: nel mio Paese, in Giordania, ci sono pochi cristiani e mille chiese; qui ci sono un milione e 200 mila musulmani e due moschee appena». Ogni tanto qualcuno viene arrestato. Kammoun Mehdi, Abdel Bem Soltane, Jelassi Riadh, tunisini, condannati a pene tra i 4 e 5 anni: custodivano armi, passaporti falsi, aggressivi chimici in un appartamento di Gallarate. Dopo l'I 1 settembre finiscono in carcere Abdelhailm Remadna, algerino, un altro assistente dell'imam Abu Emad: lo accusano di aver telefonato da viale Jenner in Afghanistan, sui satellitari di uomini di Al Qaeda. E Yassin Chekkouri, marocchino, detto il «monaco», indicato come contabile e responsabile della propaganda della cellula. Il processo è in corso. Chi parla non ha nulla a che vedere con loro. E' un medico che lavora in una Asl. Si è laureato alla Statale di Milano, dov'è arrivato trent'anni fa dalla Giordania, e si è specializzato in medicina intema. Parla un itahano perfetto anche nella fonetica, ad esempio nella «p», ostica per gh arabi. Ah Abu Shwaima è il presidente del centro islamico di Segrete, dove sorge la prima moschea costruita in Italia in età moderna, nel 1988, di fronte ai prati ben rasati e dalle case rosse di Milano 2, simbolo fondativo dell'impero berlusconiano. «Sono così vicini, ma non ascoltano la nostra voce... Si badi, quando dico che llraq non si piegherà, che i fantocci saranno spazzati via, non dico che mi adopererò perché questo accada; dico che accadrà. Lei parla di fondamentalisti e moderati. E' una distinzione che per noi non ha alcun senso. 0 si seguono i dettami dell'Islam, o non si seguono. 0 si è buoni musulmani, o non lo si è. H Papa è moderato o fondamentalista? Lei parla di kamikaze. Io condanno il kamikaze Sharon, assassino di bambini. Sharon che fa 0 kamikaze non sulla sua pelle, ma sulla pelle degh altri». L'altro polo dell'Islam di Milano è in viale Jenner. Secondo il ministero del Tesoro Usa, celava una base di Al Qaeda. Semicentro, un chilometro dalla stazione centrale, negozi, bar eleganti. «Sono bravi, non danno fastidio - assicura la cassiera -. Sono silenziosi». Anche troppo. Dopo il bar c'è un garage. Si entra, si supera un mendicante malese dal cappello vuoto, si gira a destra. Un'ala del garage è diventata moschea. Siccome è troppo picco¬ la e il venerdì arrivano mille e più fedeli, si prega nel cortile; il garage chiude, le auto escono dal retro. Il mihrab è una porticina nella parete di legno, il minbar una scaletta. All'ingresso, maceUeria islamica, mensa, libreria con pile di copie del Corano. Odori intensi di spezie, sugo, scarpe. Barbe spioventi sul petto. Bozzi in fronte a testimoniare l'intensità della fede. Galabeye sino ai piedi. Sono una trentina, mangiano, guardano la guerra in tv su un canale arabo, leggono la «Gazzetta dello Sport». Proteggono l'imam Abu Emad, quello che, se le accuse saranno dimostrate, forse dovrebbe dedicare maggior cura alla scelta degh assistenti. «C'è molta gente che va e viene, mica posso chiedere a tutti la fedina penale dice l'imam, che si distingue dai fedeli per mole e lunghezza della barba -. Dello scomparso non so nulla. Aveva ottenuto asilo politico, era sotto la protezione dello Stato itahano, spetta alla polizia italiana trovarlo». Abu Emad è qui da anni ma non parla la nostra lingua, la conversazione avviene un po' in inglese un po' in arabo, tradotto da un operaio egiziano, Mohammed. Si beve succo di mango, si parla di guerra; «La pensiamo come gh italiani, siamo costernati, angosciati - dice l'imam -. Berlusconi non è l'Italia, così come Mubarak non è TEgitto. Non ha visto gh scontri con gh idranti al Cairo, davanti alla grande moschea al Ahzar? Non ha visto qui a Milano quante bandiere della pace? Non ha ascoltato il Papa? Ecco, noi ci sentiamo così». Sui muri, volantini bilingui di «comitati di lotta» invitano all'alleanza tra sinistra antagonista e «proletariato arabo, peggior nemico intemo del capitalismo. anello debole della catena di comando». Su un cartello, bandiera americana stiUante sangue, con un'unica stella - quella di David - e un'asta di teschi. Su un tavolo, cassetta deUe offerte «per gh ingiustiziati». «Sono per la manutenzione della moschea», è la traduzione di Mohammed. Alla moschea di Segrate pregano in quattro. Qui si viene quasi solo il venerdì, in macchina. Accanto ai barbuti e agh operai c'è la piccola borghesia musulmana, radicata da anni, medici, avvocati. E gh italiani convertiti, anzi «tornati all' Islam - corregge Shwaima -. Non esistono convertiti. Tutti i bambini sono mulsumani. Obbedienti a Dio». Il centro pubblica da 23 anni un giornale in itahano, «Il Messaggero dell'Islam». Dietro il muro di cemento c'è il cimitero. La moschea ha tappeti, archi e un bellissimo lampadario. Iscrizione: «Allahumma», o mio Dio, «anta s-salam wa min kas salam», tu sei la pace e da te solo la pace viene, «wa ilap ka purgia u s-salam», e a te la pace toma. Il muezzin chiama, Shaima prende congedo e si inginocchia a pregare. E Bin Laden? «Potrebbe affascinare i giovani che non conoscono il mondo. Come un calciatore, un cantante». Anche il presidente del centro islamico di viale Jenner è in Italia da tempo. Abdelhamid Shaari viene dalla Libia. Non crede che il terrorismo islamico colpirà pure qui, non ritiene possibile una saldatura con gh avanzi del terrore rosso. «Da noi passa tanta gente, io non conosco tutti. Qualcuno ci ha schizzato addosso fango. Ma se un mafioso entra nel Duomo non si incolpa la chiesa. E se avessimo una moschea vera sarebbe più facile controllare, inquadrare». Anche Shaari ha apprezzato le parole del Papa, ritiene che la carta del Medio Oriente sarà rivoluzionata -dalla gueira, rifiuta di condannare il kamikaze che si è lanciato contro i carri americani: «Gh iracheni si. difendono da un'aggressione». In viale Jenner, un altro volantino bilingue invita a «non dare credito alle borghesie arabe corrotte' e al pacifismo dei signori della guerra europei. Boicottiamo i prodotti Usa. Involtiamo le metropoli». Passano cinesi, africani, indonesiani, n mendicante malese è ancora lì, il cappello sempre vuoto. I commercianti milanesi abbassano le serrande. Due popoh si sfiorano, si evitano. Dalla casa di ringhiera che dà sul garage e sulla moschea si affacciano prostitute slave seminude . Nessuno dei barbuti leva il capo a guardarle. Ogni tanto qualcuno scompare dalla moschea di viale Jenner a Milano Lo si può ritrovare in Afghanistan, magari morto fra italeban Qualcuno viene arrestato. Ma anche i più integrati e pacifici dicono: «Alla fine vincerà l'Iraq, l'America non saprà soggiogarlo» Le preghiere del venerdì alla moschea di viale Jenner: quando l'edificio è troppo pieno, i fedeli musulmani non esitano ad accalcarsi sul marciapiede in prossimità dell'ingresso Abdelhamid Shaari, presidente dell'Istituto culturale islamico Un medico giordano che lavora in una Asl: «Roma ha sempre mediato fra noi e l'Occidente, ora ha imboccato un'altra strada e non ci riconosce neppure pari diritti»